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Tutto il resto vien da sé. Il montare della marea di storie che si dipanano dalla scrittura di Mrs. Dalloway non fa che intensificare la dimensione letteraria del film: The Hours è snob al punto giusto da definire i suoi spettatori, senza con ciò privarsi di un pubblico molto più ampio di quel che ci si aspetterebbe. L'ossessione esistenziale di Virginia, di Laura e di Clarissa, la loro fatica nel vivere, persino le loro gioie non rendono la pellicola di Daldry un banchetto per accademici dell'ultima ora; d'altra parte, The Hours rischia di appiattire tensioni e suggestioni, brividi di piacere e di orrore in una dimensione industriale del film che un po' mortifica quanto di urgente e sincero c'era comunque nelle domande sottese al romanzo di Cunningham.
The Hours di Stephen Daldry è un film recitato in modo magnifico da protagonisti e comprimari. Tuttavia, c'è qualcosa che mi disturba in questo divismo, credo che il malessere e la fame di risposte vitali meritino più di una fotografia patinata e di attrici superbe. Ecco: diciamo che, convenzione per convenzione, avrei preferito una scrittura più incisiva, perfino un po' più dark, che estetica. Certo: Clarissa, appagata e borghesissima lesbica molto benestante di Manhattan, non avrebbe potuto trovare gesti migliori e più veritieri di quelli di Meryl Streep; la dimessa e tellurica Laura Brown non si sarebbe potuta incarnare in sguardi più stupiti e sensuali di quelli di Julianne Moore; né, ancora, Virginia avrebbe potuto trovare una follia impassibile e diafana come quella che le conferisce Nicole Kidman.
Gli incarnati perfetti, le luci studiate, ambienti progettati al millimetro, i chiaroscuri e l'eleganza pittorica nella composizione delle immagini possono destare meraviglia, e non a torto: Stephen Daldry sa come valorizzare le sue risorse e The Hours funziona a meraviglia e si fa perdonare molto del suo mainstream radical-chic. La pellicola scorre nella sala e nel ricordo degli spettatori con garbo, lasciando tracce di una ricerca di senso autentica e tutt'altro che indolore. Anche gli altri attori, dalla Vanessa di Miranda Richardson al Leonard di Stephen Dillane, dal Richard di Ed Harris al Dan Brown di John C. Reilly, tutti sembrano messi lì al posto giusto, come in un puzzle. Tuttavia, come Le ore è il titolo dapprincipio previsto da Virginia Woolf per Mrs Dalloway, così anche The Hours sembra la prova, la promessa di qualcosa di più grande, di un'opera di là da venire, meno laccata, ma più combattuta ed esigente.
C'è carne che pulsa e c'è sangue, ma tutto in spasmodica attesa di vita.
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