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The Icelandic Tale #10: dio confuso

Creato il 28 luglio 2013 da Fabsound

“Dai Fabri alzati, guarda che giornata splendida!”.
Apro lentamente gli occhi, e vedo tutto nero.
Poi mi ricordo di avere indosso il paraocchi, compagno fedele delle mie notti assolate, e dopo averlo levato esco lentamente dalla tenda: davanti a me un prato più verde della cover fosforescente del mio cellulare, in alto il cielo terso e alla mia sinistra le cime del ghiacciaio più grande del mondo, se si escludono i poli (ma i poli sono poi davvero dei ghiacciai? Ah se solo avessi Yahoo Answers!). Oggi ci aspetta un impegnativo trekking di 25 km sul monte accanto al ghiacciaio più grande del mondo se si escludono i poli (di cui no, non ricordo l’impossibile nome), e mentre sul verdissimissimo prato aitanti giovani in strabiliante forma fisica fanno sfoggio dei loro corpi perfetti alternando stretching estremo a posizioni di yoga, io e massimo ci aggiriamo per il camping alla ricerca di un salvifico caffè prima del percorso.
La salita è dura ma la vista ripaga degli sforzi: un ghiacciaio enorme che scivola fino a terra fino a raggiungere, pochi km più in là, il mare; qualche piccolo bosco di betulle, improvvisi strapiombi sui quali non riesco a non sedermi a gambe penzoloni. Dai ghiacci in scioglimento rigagnoli che si fanno via via più carichi fino a formare, nelle numerose faglie del terreno vulcanico, cascate mozzafiato. Difficile credere che dio non fosse quantomeno un po’ confuso, distratto, magari impegnato in qualcosa di più importante, quando ha assemblato questo pezzo di terra dove a pochi chilometri di distanza si trovano ghiacciai (tra cui il ghiacciaio più grande del mondo se si escludono i poli), oceani, picchi sassosi (e caldissimi! Chi aveva detto che in Islanda fa freddo?), una brughiera non troppo distante dalla macchia mediterranea e muschi a profusione. E sole, sole, sole, sole e ancora sole.
Ma ora ho sonno, i’ll put on my paraocchi e mi addormento sul prato più verde d’ Islanda.

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