22 luglio 2013
Aeroporto, vago senso d’ansia. Due settimane passate a controllare le previsioni del tempo non sono bastate a farmi capire che genere di vestiti dovessi portarmi nello zaino che mi peserà sulle spalle per questi 12 giorni, ma, a giudicare dai vestiari sfiggiati dalla giovane famiglia di islandesi che aspetta l’aereo accanto a noi, qualsiasi scelta dev’essere stata sbagliata. Sandali, camicia, giacca a vento e fuseaux. Che razza di abbinamento sarebbe?
Tant’è, per familiarizzare con i climi freddi mi infilo il maglione di pile, “quello pesante” che alla prova dell’aria condizionata dell’aeroporto se ne esce con una scarsa sufficienza.
Ed è così che pian piano si materializza una certezza, solida come i ghiacciai che ci aspettano al di là del mare del nord: morirò di freddo.