Ai tempi della Seconda Guerra Mondiale non esisteva Internet – l'avreste mai detto? – e i film che non erano strettamente di propaganda bellica, come lo era ad esempio American Sniper, trovavano difficoltà a essere distribuiti. Per gli appassionati di cinema era quindi dura vedere le pellicole e ancora più dura parlarne. All'epoca ci si arrangiava come si poteva. Pensieri Cannibali, che esisteva già dai tempi dei Lumiere battuto a macchina da scrivere, durante il periodo della World War II poteva comunicare con i suoi lettori solo attraverso dei brevi messaggi cifrati che venivano diffusi attraverso le onde radio. Volete un esempio? Prendiamo un messaggio cifrato a caso dall'anno 1939.
Ore 6:00
The Imitation Game è una bella giornata. Non una giornata di sole da Oscar. Non un capolavoro di giornata di quelle da ricordare per tutta la vita. Solo una gran bella giornata da godersi dall'alba al tramonto.
Heil Cannibal!
Per anni gli storici si sono interrogati per cercare di capire cosa volessero dire messaggi come questo. Dopo aver arruolato le più brillanti menti e i più fini cervelli di Gran Bretagna e del mondo, credendo contenessero preziose e segretissime istruzioni militari, gli studiosi scoprirono infine che si trattava solo di inutili recensioni cinematografiche mandate da Pensieri Cannibali a quei 3 o 4 lettori che lo seguivano. La reazione di queste esimie menti a questo punto è stata: “E noi abbiamo buttato le nostre preziose vite nel cesso per decifrare 'ste recensioni fatte con il buco del culo che Alessandro Manzoni al confronto sembra Shakespeare?”.
Per farsi in qualche modo perdonare, Pensieri Cannibali ha deciso di pubblicare oggi una nuova recensione, più completa e approfondita, della pellicola The Imitation Game. Purtroppo molte delle geniali menti che hanno lavorato alla decriptazione dei messaggi ormai sono o decedute oppure sono troppo vecchie per sapere usare un computer/iPhone/tablet, ma Pensieri Cannibali si augura che i loro eredi possano apprezzare un simile magnanimo gesto.
The Imitation Game (UK, USA 2014) Regia: Morten Tyldum Sceneggiatura: Graham Moore Ispirato al libro: Alan Turing. Una biografia di Andrew Hodges Cast: Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Rory Kinnear, Charles Dance, Mark Strong, Allen Leech, Matthew Beard, James Northcote, Tuppence Middleton Genere: enigmatico Se ti piace guarda anche: La teoria del tutto, Sherlock
The Imitation Game è il pacchetto completo. Non un film solo, ma tre film in uno. Come una ragazza che è allo stesso tempo bella, simpatica e intelligente. Dite che non esiste? Può darsi. Se parliamo di film, invece, il pacchetto completo l'ha confezionato tale Morten Tyldum, questo il nome del regista norvegese della pellicola. A livello registico, se vogliamo dirla proprio tutta, la pellicola non è che si segnali in maniera particolare, nonostante l'inspiegabile nomination agli Oscar. A colpire nel segno in compenso c'è la sceneggiatura che l'esordiente Graham Moore ha tratto dal libro Alan Turing. Una biografia, scritto da Andrew Hodges. Dentro questo script c'è la vicenda thriller, c'è il racconto storico e c'è il biopic incentrato su Alan Turing. Come vi dicevo sopra, tre film al prezzo di uno. In pratica, se siete in fila al cinema indecisi se andare a vedere un thriller come L'amore bugiardo, un film storico come Jimmy's Hall e un biopic come Big Eyes, puntate su The Imitation Game che vi troverete dentro un po' di tutto.
Siamo dunque di fronte a un film perfetto, a un capolavoro? No. The Imitation Game è una buona pellicola, però si arriva alla fine con la sensazione che manchi qualcosa. Come se, nel voler essere troppe cose insieme, non riesca a incidere nei singoli aspetti. La componente thriller è giusto un pretesto utilizzato in maniera molto furba, e molto azzeccata, all'inizio per catturare immediatamente l'attenzione dello spettatore. Una volta conquistata questa, cosa che molte pellicole non sanno fare, The Imitation Game prende la strada del racconto storico. L'ubiquità del film non sta solo nello spaziare tra generi, ma pure tra epoche temporali diverse. Il cuore della vicenda si svolge comunque durante la Seconda Guerra Mondiale, più precisamente dopo che la Gran Bretagna entra nel conflitto contro Hitler e nasce la necessità di decifrare i messaggi cifrati con il misterioso Codice Enigma che gli Alleati del Male usavano per comunicare tra loro. Come fare?
I britannici convocano alcune delle menti più brillanti del paese, degli esperti nel risolvere problemi, enigmi, cruciverba e pure sudoku, tra cui il più geniale (e anche il meno egocentrico) tra tutti, ovvero Alan Turing. The Imitation Game inserisce a questo punto al suo interno la parte più tipicamente da biopic. Con mia somma sorpresa, ho scoperto che questo Turing era un grande. Non era magari la persona più simpatica e alla mano del mondo, però era un grandissimo. Cosa che non avrei mai detto alla vigilia della visione. Le uniche volte che l'avevo sentito nominare è stato ai tempi del liceo durante le lezioni di fisica, la materia in cui andavo peggio. La materia in cui credo di essere stato il peggiore studente in Italia, in quel periodo. Sono andato all'esame di maturità con il 4 in quella materia e pensate che me l'hanno pure dovuto alzare, visto che avevo la media del 3 e mezzo. La scuola fa proprio male. Se c'è una cosa che ti insegna, è odiare le cose che ti insegna.
"Mmm... mi sa che devo inventare un aggeggio per imparare a usare quest'aggeggio.
Che poi cosa diavolo è?"
Prima di vedere il film, per colpa delle lezioni liceali, Turing mi stava profondamente sulle balle. Dopo aver visto il film, è diventato uno dei miei nuovi idoli e modelli esistenziali. Non che voglia diventare un fisico e, considerata la mia media scolastica, per il mondo si può considerare soltanto un bene, però la sua passione nel cercare soluzioni a un problema è una vera fonte di ispirazione. Inoltre aveva una personalità eccentrica, molto singolare, ed era un uomo troppo avanti per i suoi tempi. Uno che già negli anni '30/'40 si immaginava i personal computer moderni. ATTENZIONE SPOILER Alan Turing inoltre ha salvato il culo a una buona parte dell'umanità, visto che, senza di lui, chissà se e quando la Seconda Guerra Mondiale sarebbe finita. Non mi piace usare la parola eroe, ma se devo usarla è per lui, non certo per un cecchino American Idiot in Iraq. FINE SPOILER
Alan Turing in pratica è un idolo totale e questo, se fosse solo per il liceo, non l'avrei mai saputo. I film sì che sono una scuola utile. A riportare in vita questo personaggio su grande schermo ci pensa un ottimo Benedict Cumberbatch. Ottimo ma, sarà che per una volta ho visto la pellicola doppiata e non in lingua originale, non mi è sembrato da Oscar. Non quanto l'Eddie Redmayne che in La teoria del tutto ha impersonato quell'altro genio di Stephen Hawking. Due biopic, due ottimi biopic, su due personaggi del genere? Cosa sta succedendo al mondo? I fisici sono le nuove rockstar? Questa è un'ulteriore conferma che il rock è davvero morto!
"Eddie Redmayne, ma che razza di nome è?"
"E Benedict Cumberbatch? Persino un genio come Stephen Hawkins mi ha confessato di non saperlo pronunciare."
Il film è stato accusato da molti di essere un prodotto costruito a tavolino per sbancare agli Oscar. A queste illazioni rispondo che no, secondo me non è così. Non del tutto. The Imitation Game può essere stato costruito apposta per trionfare ai BAFTA, è vero, ma dall'altra parte dell'Oceano invece non tutti saranno disposti ad abbracciare con totale favore un lavoro che, contrariamente a ogni film a stelle e strisce sulla Seconda Guerra Mondiale, ci mostra come il mondo sia stato salvato non tanto dall'esercito degli Stati Uniti, quanto da un fisico inglese e pure gay. Se il protagonista funziona alla grande e il photobomber professionista Cumberbatch riesce a staccare con personalità la sua interpretazione da quella di un personaggio geniale e particolare simile a Turing come Sherlock, convince un po' meno il contorno. Da A Dangerous Method in poi ormai Keira Knightley la vedo con occhi differenti e non riesco più ad apprezzarla come un tempo ma, al di là di questo mio trauma personale, le nomination a Golden Globe e Oscar per la sua performance in questo film mi sembrano un regalo generosissimo. Gli altri personaggi della pellicola sono poi troppo esili per segnalarsi in maniera precisa.
"Suvvia, Benedict, in A Dangerous Method non ero così terribile come sostiene Cannibal."
"No??? Se ci penso mi viene da piangere ancora adesso."
La sensazione che al film manchi qualcosa non riguarda però i comprimari, quanto proprio il mitico protagonista. Sarà che la tematica dell'omosessualità viene affrontata in maniera troppo lieve, o sarà che il personaggio era uno di quelli troppo riservati e misteriosi per poter essere colti del tutto, ma arrivato alla fine di The Imitation Game ho avuto come l'impressione di non aver risolto in pieno l'enigma Alan Turing. Come un cruciverba che sei vicino a completare, però un paio di definizioni non riesci proprio a beccarle. E non vale fartele suggerire.