The Imitation Game – La storia di Alan Turing e del codice Enigma

Creato il 11 gennaio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Nei cinema dal 1° gennaio 2015, The Imitation Game è l’adattamento sul grande schermo della biografia Alan Turing: Storia di un enigma scritta da Andrew Hodges. Diretto da Morten Tyldum e vincitore di diversi premi internazionali, tra cui il People’s Choice Award al Festival di Toronto 2014, The Imitation Game racconta la storia del prodigio della matematica e padre dell’informatica Alan Turing. Le sue vicende si intrecciarono profondamente con Enigma, il codice criptato usato dai nazisti nella Seconda Guerra mondiale per inviare messaggi segreti e la cui decifrazione, al tempo ritenuta impossibile, salvò la vita a milioni di persone. Questa impresa non gli impedì tuttavia una fine tragica: Alan Turing era infatti omosessuale in un periodo in cui, in Inghilterra, l’omosessualità era ancora un crimine. Umiliato, condannato per atti osceni e sottoposto a castrazione chimica, nel 1954 Turing si suicidò mangiando una mela al cianuro. Il suo contributo al sapere scientifico e tecnologico portò alla nascita dei moderni computer, discendenti della cosiddetta macchina di Turing, mentre i suoi studi sull’intelligenza artificiale (applicati nel test da lui chiamato “il gioco dell’imitazione”) sono considerati ancora oggi un punto di riferimento imprescindibile, come dimostrato alcuni mesi fa dal chatbot Eugene Goostman. Ci sono però voluti decenni perchè si realizzasse a fondo un’operazione di riabilitazione della figura di Turing, processo pienamente compiuto solo nel 2013 con la grazia postuma concessa dalla regina Elisabetta II.

The Imitation Game alterna molteplici momenti della vita di Turing compresi tra il 1928 e il 1951, costruendo così diversi livelli narrativi: la giovinezza al college di Manchester, la collaborazione col governo britannico a Bletchley Park durante il conflitto e la vita privata nel dopoguerra. Tutti questi spezzoni vanno a comporre la figura di Turing nella sua interezza, tratteggiandone chiaramente le geniali intuizioni e la fragile personalità. Se The Imitation Game funziona e riesce a emozionare gran parte del merito va a Benedict Cumberbatch, la cui performance nell’impersonare Turing è magnifica. Insieme freddo e calcolatore, timido e impacciato, Cumberbatch è perfetto nel rappresentare le diverse facce di Turing: una mente coraggiosa e dalle incredibili capacità matematiche ma paragonabile a quella di un bambino indifeso da un punto di vista emotivo. La pellicola mostra quindi anche il lato più intimo della vita di Turing, i suoi affetti, dal primo amore per il compagno di college Christopher all’affinità con Joan Clarke, crittografa e aiutante nella decifrazione del codice, interpretata da Keira Knightley. L’attrice britannica confeziona una prova onesta, anche se di molte spanne inferiore a quella di Cumberbatch. Strepitoso invece Charles Dance, il Tywin Lannister di Game of Thrones che qui impersona un rigido comandante dell’esercito inglese.

Ma The Imitation Game è anche un film di spionaggio nella misura in cui mostra, con precisione ma senza prolissità, il lavoro svolto dall’unità segreta di Turing nel disperato tentativo di decifrare Enigma mentre l’Inghilterra, stremata, subisce bombardamenti a tappeto nelle città e l’affondamento di flotte in mare: una lotta, prima che contro i nemici, contro il tempo, poichè in condizioni normali servirebbero milioni di anni per analizzare le pressochè infinite possibili combinazioni del codice. Turing procede quindi con la costruzione di un calcolatore digitale che, almeno in linea teorica, dovrebbe individuare la chiave per tradurre “in chiaro” il codice, consapevole che ogni titubanza, ogni momento perso causa altre vittime.

Ed è proprio quando Enigma viene finalmente violato che il film raggiunge la climax d’intensità: Turing e i suoi compagni si trovano improvvisamente con un potere enorme e spaventoso tra le mani, quello di dover decidere della vita e la morte delle persone, giocando a “far da Dio” tra gli uomini. The Imitation Game fa dunque riflettere su temi scomodi e dolorosi, chiedendo allo spettatore se sia giusto sacrificare la vita di innocenti in nome di un bene più grande. Tuttavia, più che sul funzionamento del calcolatore, l’opera si concentra sulle potenzialità umane, sulla capacità di un gruppo di linguisti, scacchisti e appassionati di cruciverba di risolvere un mistero apparentemente più grosso di loro.

La pellicola, nonostante alcune differenze dalla realtà storica, non può non esaltare studiosi e appassionati di informatica, ma sa farsi apprezzare anche dal grande pubblico. Con l’aiuto di una regia lucida ed elegante, The Imitation Game ha infatti l’indubbio pregio di non cadere nel retorico mentre porta avanti la sua inflessibile analisi, da cui si leva un grido contro qualsiasi forma di intolleranza omofoba. The Imitation Game, insomma, non è solo un film che vanta un’eccellente ricostruzione storica e culturale del periodo a cui si riferisce, ma è un omaggio a una delle figure più brillanti, innovatrici e al tempo stesso incomprese del XX secolo, con annesso un messaggio universale di accettazione per chi è, o sembra, diverso dagli altri.

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