Dopo aver imposto il proprio nome a pubblico e critica internazionali con il sopravvalutato Lola corre (1998), di Tom Tykwer non si era più sentito parlare granché fino al 2006, anno dell'uscita di Profumo, tratto dall'omonimo bestseller di Peter Süskind. Con il successivo The International (2008) il regista tedesco ha provato a rilanciarsi mettendo un po’ a freno il suo caratteristico stile pomposo e avvolgente: il modello di riferimento è evidentemente il thriller politico della Hollywood anni settanta (si pensi ai film di Alan J. Pakula o di Sidney Lumet, ad esempio). Nonostante il messaggio e l'ottimo cast, però, i risultati non sono eccellenti.
Ambientato tra Berlino, New York, Milano e Istanbul, il film racconta con qualche torsione e lungaggine di troppo l'appassionata e quasi ossessiva lotta dell'agente dell'Interpol Louis Salinger (Clive Owen), coadiuvato dall'assistente del procuratore distrettuale di Manhattan Eleanor Whitman (Naomi Watts), per incastrare la IBBC. La potente banca con sede in Lussemburgo è coinvolta in una numerosa serie di attività criminali (dal riciclaggio di denaro sporco al finanziamento di colpi di stato in Africa), ma essendo i suoi dirigenti ferocemente determinati nel cancellare ad ogni costo qualsivoglia traccia della propria partecipazione a tali losche vicende, ottenere delle prove a loro carico è quanto mai complicato.
Se la prima corposa parte risulta anche intrigante, coerente e discretamente svolta in virtù di una sceneggiatura ordinata, lineare e di una regia piuttosto pulita ed essenziale, nell'ultima mezz'ora il film cambia decisamente rotta, avendo come spartiacque una spettacolare quanto eccessiva sparatoria al Guggenheim Museum di New York e aprendo ad una molteplicità di forzature sul piano narrativo. The International ha comunque, nonostante la mancanza di complessiva solidità strutturale, il pregio di mettere al centro della narrazione i loschi e intricati (quanto mai realistici) rapporti tra mondo bancario e criminalità, senza poi risolvere tutto in un happy-end banale e che si sarebbe dimostrato del tutto stridente con l'impianto generale della pellicola. Inoltre, il lavoro di Tykwer può contare su un buon cast, dai protagonisti Clive Owen e Naomi Watts (che comunque hanno fornito nella loro carriera prove migliori) fino a tutti i comprimari, tra i quali spicca un ottimo Armin Mueller-Stahl, il disincantato e lucido consulente bancario che in qualche modo è il motore dell'ultima parte del film. Curioso il ruolo affidato a Luca Barbareschi, che interpreta un grosso esponente politico italiano legato alla IBBC e il cui nome, Umberto Calvini, rimanda per assonanza al banchiere e finanziere Roberto Calvi, morto nel 1982 in circostanze ambigue.
Articolo precedentemente pubblicato, in concomitanza con l'uscita del film nelle sale italiane, su mpnews.it
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