Magazine Cinema
A volte capita di incrociare alcuni film che passano attraverso la nostra vita di spettatori quasi come se non fossero neppure esistiti.Film con così poco carattere, scialbi e privi di qualsiasi mordente - sia esso drammatico o votato alla commedia - di farci chiedere per quale motivo si possa aver pensato che quelle due ore - o poco più, o poco meno - sarebbero valse a qualcosa, fosse anche solo puro e semplice intrattenimento.Non cose inguardabili, eppure alle quali sarebbero preferibili cose inguardabili, tanto risulta irrisoria la traccia del loro passaggio: e volete mettere una piena, sana, irrefrenabile voglia di bottigliate selvagge rispetto all'apatia totale?Dunque, The last days of disco è un rappresentante perfetto di questa trascurabile categoria.Una pellicola senza una vera identità, orchestrata da una regia quanto più anonima si possa pensare - del resto, Whit Stillman non se l'è mai cagato nessuno -, interpretata con tutta la sciapissima verve depressa da anni novanta da un gruppo di attori allora in rampa di lancio capaci di risultare tutti, dal primo all'ultimo, irritanti, totalmente privi di interesse - loro ed i personaggi che interpretano - e, come nel caso di Kate Beckinsale, assolutamente irriconoscibili tanti sono stati negli anni successivi gli interventi del signor chirurgo plastico e, come se non bastasse il resto, partita e scritta come un omaggio alla grande epoca della disco music e dei locali notturni e finita per assumere i connotati della soap da piccolo schermo.Spike Lee - mica Whit Stillman, per intenderci - con il suo splendido Summer of Sam aveva fotografato il periodo ed il per certi versi drammatico passaggio agli anni ottanta con tecnica e cuore infinitamente superiori, malgrado si trattasse a tutti gli effetti, in quel caso, di un thriller sociale, e non di questa robetta da milf uscite dritte dritte da Sex and the city che ricordano i bei tempi dell'università.Come se non bastasse, lo spirito da omaggio ai bei tempi andati cui accennavo sopra risulta annichilito dall'approccio incredibilmente depresso dello script, a distanza siderale da veri e propri cult del genere come Cocktail o, a suo modo, il primo Wall Street - queste sì, pellicole simbolo di un'epoca - o La febbre del sabato sera: il tentativo, inoltre, di costruire l'intero lavoro come fosse un film corale è quantomai imbarazzante, e se Altman è un esempio troppo alto per il sempre inutile Whit Stillman, anche il nuovo riferimento di questo tipo di Cinema Paul Thomas Anderson potrebbe giusto pensare di assumere lo stesso Stillman come galoppino, considerato che l'anno precedente il talentuoso - lui sì, eccome! - regista californiano aveva sfornato quella meraviglia di Boogie Nights, perfetta fotografia di quello che The last days of disco avrebbe voluto ma non potrà mai neppure nei sogni più sfrenati del suo creatore essere.Poco male: l'inutile post su questo inutile film, almeno, mi è servito a ricordare il Maestro Altman e un paio di grandi film.Tutto sommato, anche l'inutile Whit Stillman qualcosa è riuscito a portare a casa.
MrFord
"Disco music disco music,
tu mi piaci così tanto perché
fai ballare tutti quanti
ed alle volte fai ballare anche me."
Elio e le Storie Tese - "Discomusic" -
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