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Sette persone si risvegliano per strada in una Londra irriconoscibilmente vuota e desolata. I loro destini sono chiaramente interconnessi e il mistero che avvolge il vuoto mistico attorno di loro verrà risolto solo dalla verità che si cela dietro i continui flashback che li accompagnano per tutto il tempo.Chi potrà aiutarli ad uscire da questo incubo? Forse Dio, forse il Diavolo...
Pellicola che già dalla trama introduce nel cervello una quantità di curiosità tale da non lasciare scampo alla visione. The Last Seven è un film che guarda caso, punta troppo in alto e tradisce puntualmente le aspettative. Ma sorprendentemente solo in parte.Il regista Imran Naqvi è all'esordio ma posso permettermi di dire che siamo di fronte a un personaggio davvero particolare e in gamba. La telecamera scivola lentamente su una Londra irriconoscibile e accarezza la scenografia apocalittica con un grande impatto visivo che non cade mai nel sensazionalismo. Alcune inquadrature peccano di un involontario “quadretto di famiglia” che rendono la visione, a volte, un po' troppo televisiva. Nel complesso però ottima prova. Omino da seguire con attenzione.Quello che crea grossi scompigli in questo film, purtroppo, è il cast, assolutamente indecente e una sceneggiatura scomposta e attorcigliata in modo quasi infantile. Partendo dagli attori, le prove di recitazione lasciano davvero a desiderare. Nessuno dei protagonisti empatizza e sembrano fare il loro dovere meccanicamente per arrivare alla fine del film. La prova peggiore ce l'abbiamo con John Mawson, alias il ministro Henry Chambers, che è la macchietta dell'inglese alla “Stanlio e Ollio”. Orribile. Con la sceneggiatura siamo davvero all'impasse.Se la trama, di suo, è estremamente affascinante e contiene degli spunti di originalità non indifferenti, la sceneggiatura ostruisce ogni spiraglio di comprensione. Le falle in questo caso non si trovano nello sviluppo ma nella mancanza quasi totale di collegamento fra i tre piloni portanti del film: religione, giallo politico(?) e terrorismo. Infatti è poco chiaro il motivo per cui i nostri protagonisti si trovano in questa situazione e il concetto non viene mai articolato. Pur ritornando a guardare e studiare alcune parti della pellicola non si riesce a dare corpo alla questione. La religione viene trattata con superficialità e a solo scopo folkloristico che alla fine si rimane perplessi. Il giallo politico è totalmente inconsistente e a dire il vero, molto caliginoso. Il terrorismo è trattato come espediente per attirare l'attenzione di una Londra già ferita a suo tempo.Gli spunti positivi però esistono ma sono legati strettamente alla direzione tecnica. I continui flashback sono ben strutturati e le scene di preparazione dell'ordigno colpiscono per l'enfatizzazione dei materiali utilizzati. La fotografia è diretta con buona mano e l'uso della temperatura del colore è piuttosto interessante.Una volta finita la visione di The Last Seven ti poni indiscutibilmente una domanda: il film inizia con “Londra 7 milioni di abitanti. Fino ad oggi”, perché? A chi diamine è passato per la testa di far iniziare il film con questa frase? Scommettiamo che il marketing ci ha giocato su un pelino? Eh, sì, perché l'unico istante in cui si aprono le porte verso un senso “apocalittico” della pellicola si ha quando uno dei sette tipi comincia a blaterare qualche verso della Bibbia per un tempo totale di ben venti secondi.Anche in questo caso ci troviamo davanti a un film che sta in bilico tra fantascienza alla moda (la fine del mondo) e horror mistico (l'Agelo della Morte) ma niente decolla come dovrebbe. Peccato sprecare delle notevoli doti registiche in una rappresentazione che sa più di “Hey! Guarda che figata fanno al cinema” piuttosto che un'opera che mira a diventare un cult.