Conosciuta dal grande pubblico per aver incarnato l’adolescente cantante Hannah Montana, Miley Cyrus affronta la sua prima performance drammatica nei panni di Ronnie Miller, la quale, anche se preferirebbe rimanere nella propria casa a New York, si trova a trascorrere l’estate in una piccola cittadina sul mare, nel sud degli Stati Uniti, insieme al padre Steve alias Greg Kinnear, con cui porta avanti un rapporto conflittuale, nonostante entrambi amino la musica. E’ questa l’idea di partenza del primo lungometraggio diretto per il grande schermo dalla regista televisiva Julie Anne Robinson prendendo ispirazione dall’omonimo best seller di Nicholas Sparks, dai cui romanzi il cinema aveva già attinto per “Le parole che non ti ho detto” (1999), “I passi dell’amore” (2002), “Le pagine della nostra vita” (2004) e “Come un uragano” (2008). E, insieme a Jeff Van Wie, è lo stesso Sparks a firmare la sceneggiatura, volta a tirare progressivamente in ballo diversi personaggi, tra cui il ricco Will Blakelee, con le fattezze di Liam Hemsworth, del quale Ronnie s’innamora. Quindi, con canzoncine orecchiabili a fare da quasi onnipresente commento, spaziando dai Maroon 5 alla stessa Cyrus, ci troviamo dinanzi all’ennesimo campionario di situazioni già viste e frasi fatte sentite e risentite (si va da “Tu non sei come le altre” a “In fondo l’amore è un po’ pazzo”); mentre lo schermo non si popola altro che di giovani belli e palestrati e la protagonista trova anche il tempo di rotolarsi nel fango con il suo amato (sequenza più disgustosa che romantica, a dir la verità), prima di passare ad una seconda parte che sposta improvvisamente la vicenda sui toni del dramma strappalacrime. Il festival della banalità dunque, penalizzato oltretutto da una pessima recitazione – resa ancor peggiore dal tutt’altro che apprezzabile doppiaggio italiano – e tempestato di atroci battutine ironiche degne di un cartoon di serie c. Con il povero Kinnaer che si adegua come può al generale clima da tv-movie per pomeriggi estivi, anche se il risultato ci suggerisce che l’insieme potrebbe far storcere il naso perfino al poco esigente spettatore casalingo di luglio e agosto.