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The Last Stand – L’ultima sfida

Creato il 17 novembre 2015 da Nehovistecose

(The Last Stand)Last_Stand

Regia di Kim Ji-Woon

con Arnold Schwarzenegger (sceriffo Ray Owens), Forest Whitaker (agente John Bannister), Peter Stormare (Burrell), Eduardo Noriega (Gabriel Cortez), Luis Guzman (Mike Figuerola), Jaimie Alexander (Sarah Torrance), Johnny Knoxville (Lewis Dinkum), Rodrigo Santoro (Frank Martinez), Zach Gilford (Jerry Bailey), Harry Dean Stanton (Parson), Génesis Rodriguez (Ellen Richards).

PAESE: USA 2013
GENERE: Azione
DURATA: 107′

Ex agente della narcotici a Los Angeles, lo sceriffo Ray Owens si gode la vecchiaia in un paesino di frontiera in cui non succede mai niente. O quasi. Quando scopre che uno spietato criminale evaso vuole estradare proprio passando di lì (ma i federali non gli credono) raccatta quattro compari e va a fermarlo da solo.

Il primo film hollywoodiano del coreano Kim, noto in occidente per aver riletto Leone in chiave orientale col fortunato Il buono il matto il cattivo (2008), è un intelligente poliziesco d’azione con ben più d’un pregio. Più che un thriller, un western 2.0 che mescola abilmente la classicità di Hawks e Zinnemann (il plot ricorda da vicino quelli di Un dollaro d’onore e Mezzogiorno di Fuoco) e modernismi alla Peckinpah (la violenza dello scontro finale assume contorni astratti che ricordano quella de Il Mucchio Selvaggio). Il tutto condito da un’irresistibile ironia alla Die Hard e, ciliegina sulla torta, da una mega interpretazione di Schwarzy che, con molta (auto)ironia, non nasconde i segni del tempo. “Come si sente, Sceriffo?”, gli chiede un tizio dopo averlo visto fare un incredibile volo contro una vetrata. “Vecchio”, risponde l’altro. Sta tutto qui il senso (e il fascino) del film. Anche perché il “vecchio” (se davvero ve la sentite di chiamarlo così) fa tutto senza l’ausilio di stuntman e, udite udite, dimostra di saper recitare sul serio. Un plauso anche al resto del cast. Con uno stile preciso e veloce, Kim mette in riga molti colleghi americani illustri dimostrandogli che per fare delle grandi scene d’azione non basta muovere la macchina da presa a schiaffo, bensì che anche il cinema, come il balletto, necessita di coreografie. Sceneggiatura sapiente (c’è anche qualche azzeccata frecciata politica) di Andrew Knauer. Ovvio, gli stereotipi non mancano e spesso la verosimiglianza prende il largo, ma il film intrattiene, appassiona, diverte. Cosa volete di più?

Voto



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