The Leadcrow - Cantiere (III parte)

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
I tecnici freeiani non accennarono alcuna reazione, mentre tutti i membri del turno di Brooksie uscivano dalla plancia. Sfortunatamente per CJ i turni del personale di cantiere non erano sotto la sua supervisione e quindi avrebbe dovuto aspettare mezz’ora, prima di poter parlare con il capo di quegli idioti, cercando di fargli capire che avevano fretta di togliere le tende. Dal canto suo CJ avrebbe preferito sbattere tutti fuori dal portello e cambiare aria anche con la nave in quello stato, ma Freeport era l’unica stazione nello spazio dello Sciame Centrale in cui non si facevano domande sulle armi e sui reattori. Una volta rimanere fermi alla secca per tutto questo tempo era improponibile, ma da quando hai deciso di passare dal lato dei buoni l’equipaggio pare essersi calmato. Si disse abbandonandosi allo schienale della poltroncina. Quei mesi da mercanti avevano cambiato persino i riflessi dei suoi uomini, di quelli che erano rimasti dopo il cambiamento, almeno.
– Il comandante non dovrebbe starsene da sola in plancia. – fece notare Bullet lasciandosi cadere sulla stessa postazione occupata da Brooksie – Ho visto che hai mandato tutti a riposo mezz’ora prima. – – Everett cosa ci fai qui? Non sei di riposo? – – Capitano solo tu e la buonanima di mia madre usate quel nome! Devo fare dei controlli sulla mia consolle, prima del cambio di turno. – – Non mi hai mai parlato di tua madre. – L’uomo sospirò – Mia madre è morta quando ero un bambino. – CJ sorrise stancamente, di colpo avrebbe voluto lasciare all’uomo il comando e tornarsene in cabina, ma l’idea che Bullet potesse essere una spia neoeuropea la tratteneva. – Brooksie sembrava arrabbiata. – CJ scosse la testa – Se non mi servisse il suo bel faccino l’avrei fatta sbarcare subito. – Bullet sembrò comprendere la sua frustrazione – All’inizio credevo che l’intera faccenda di trasformare la Magpie in un mercantile fosse un’idiozia: siamo alla secca da un sacco di tempo e non c’è la prospettiva di un eventuale bottino, ma solo un sacco di lavoro. Poi penso a Isa, alla sua vita con noi e non posso permettere che veda il peggio di me. – – La tua donna è irrilevante. – – Non è irrilevante. – negò Bullet con una smorfia, aveva le braccia incrociate e l’espressione di chi ha un lavoro spiacevole da fare, inusuale per l’unico elemento della nave che continuava a considerare quella transizione come una manna – Stiamo insieme da mesi e ho imparato a conoscerla, meglio di te. – – Nessuno conosce le persone di questa nave meglio di me, Everett. – gli ricordò CJ battendosi la mano sul tatuaggio della gilda delle prostitute di Diamond – Il mio lavoro era capire persone molto più complesse della storpia senz’orecchi che ti porti a letto! Lei non ti cambierà, sarai tu a cambiare lei. – – Vuoi dire che fare tutti questi cambiamenti ci riporterà comunque a fare i pirati? – – Non sto dicendo questo, ma è ancora presto per dirlo. – CJ non sapeva come fare il mercante, aveva dovuto subire molto dalle autorità delle stazioni dove si erano fermati, la mazzetta più grossa era stata data a Space Columbia, quando gli europs erano scomparsi nei loro territori come fantasmi, lasciando la Magpie sola e Bullet a dover spiegare perché aveva mentito sulle sue origini. L’uomo parve accorgersi di quei pensieri tanto che le posò una mano sulla spalla – Io ho fiducia nel mio Capitano, abbi anche tu fiducia nelle tue capacità! – Fu CJ a fare una smorfia dopo le parole del neoeuropeo, non voleva essere psicanalizzata e solo l’idea che Bullet potesse correre a riferire ad altri i suoi stati d’animo la impensieriva – Dopo Space Columbia non si sono visti neoeuropei, neanche una nave sulle loro rotte abituali, dai registri delle stazioni tutte le volte che eravamo in porto il settore degli europs era vuoto. Dovrei fidarmi? – – Non sono una spia. – – Sei qui a parlare con me invece di dormire. – obiettò CJ. L’uomo chinò il capo – Cameron ero con te quando abbiamo ripreso la nave, ero con te quando abbiamo deciso di stare alla secca per tutto questo tempo e sono con te ora, per mandare avanti l’impresa. – – Però i tuoi amici europs hanno riallacciato i contatti. – Bullet sembrò pensarci un momento di troppo – Quando si perde la cittadinanza il governo ti espelle, non c’è stata possibilità di salutare la mia donna o mio fratello! Non mi hanno fatto prendere neanche le mie cose, prima di sbattermi su una chiatta per lo sciame centrale. – – Vorresti dirmi che sei parente di Delacroix? – – Tu… – l’uomo fissò CJ scandalizzato, come se non credesse davvero a ciò che aveva sentito, ma chinando il capo si costrinse ad annuire – Lui mi ha fatto avere di nuovo la cittadinanza, senza coinvolgere la mia famiglia. Capitano forse per te non è importante una cosa del genere, ma per un neoeuropeo è fondamentale, Vince era ancora un cittadino di nuova europa! – – Non faceva la spia sui nostri spostamenti. – Bullet sembrò ancora più afflitto da quelle parole – Devo farlo. – – Spiegati e forse non ti butterò fuori dal primo portello. – – Delacroix vuole il mio aiuto nel convincerti a fare qualcosa per lui, non ha voluto dirmi di più, ma ogni volta fa di tutto per convincermi. Ricordi sui moli di Sorrow? Quando hanno chiuso una sezione per isolare il settore dei nebular c’era anche lui! – L’uomo si alzò, era visibilmente preoccupato e l’idea che CJ spiasse le sue comunicazioni non lo aiutava affatto. Prese a camminare per la plancia, senza fare attenzione ai tecnici che lavoravano alle consolle. CJ lo seguì con lo sguardo, fermandolo quando tornò sui suoi passi – Dovrai starmi a sentire ora. – Bullet alzò lo sguardo per fissarla, sembrava preoccupato e CJ scommetteva che non fosse impaurito dalle conseguenze di aver vuotato il sacco, quanto lo fosse per ciò che potevano fargli gli europs – Capitano non voglio lasciare la nave! – il tono nervoso e stentato dell’uomo non rifletteva affatto la personalità di Bullet, come se la consapevolezza di poter essere cacciato dalla Magpie lo impaurisse ancora di più. – La prossima volta che Delacroix sarà nei paraggi dovrai farmelo incontrare, sei capace di fare questo, Everett? – avrebbe messo in chiaro con quel bastardo un paio di cosette, se mai si fosse degnato di farsi vedere da lei. – Vuoi dire che mi credi? – – Mi fido di te, ma non preoccuparti: posso buttarti fuori da un portello quando voglio. – – So che lo farai, sei Cameron Jennings dopotutto. – – Ora mettiti al lavoro! – gli ordinò bonariamente CJ, fissandolo mentre l’uomo si sedeva alla consolle tattica per fare le proprie calibrazioni. Forse dovrai buttarlo fuoribordo ugualmente, per ora fagli credere che sei dalla sua parte.

Ogni sogno ha il suo incubo peggiore!


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