The Leadcrow - Cantiere (V parte)

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
La spia verde distolse CJ dal pensare alla sua situazione sentimentale e il marinaio lo fece passare con una stretta di mano fraterna, come se la sua esperienza in quei viaggi l’avesse reso empatico con i pensieri dei passeggeri. CJ si voltò appena il tempo per chiedersi se era il caso di domandare il nome a quel compagno di viaggio, ma una voce conosciuta lo chiamò oltre la penombra del tubolare d’attracco – Cameron! – Albert Rory era fermo all’attracco, lo sguardo stanco e le occhiaie confermavano che l’uomo era li solo per accoglierlo e che probabilmente avrebbe dovuto essere a riposo. La Atlantis l’aveva inviato su Comet Station nel secondo viaggio di CJ, solo che l’uomo era rimasto per la firma dei progetti finali del sistema di supporto vitale.
– Al non dovresti essere a nanna? Abbiamo parlato tutto il giorno. – – Dovrei iniziare il turno tra un paio d’ore, i ritmi sulla stazione sono diversi: si fanno turni da sette ore, con regime a ventotto. – spiegò il fisico, con voce stanca – Sono io che non riesco ad abituarmi. – CJ notò l’orologio con display a led che indicava solo l’ora della stazione, compatibile con chi viveva da alcune settimane su Comet Station, senza aver rapporti con l’esterno – Quando avrai il turno di riposo? – – Ho scambiato il turno passato per aggiornarti, domani ho il secondo e terzo, così potrò presentarti ufficialmente agli altri. Waters si è raccomandato che ti presentassi alla sua squadra. – – Waters non si ricorda che ho già parlato con i suoi? – Rory sorrise amaramente, annuendo in direzione di CJ – Lui si, ma il suo nuovo capo gli ha consigliato di mostrarti in giro come un trofeo. – CJ spostò il peso della valigia sull’altro braccio e fece cenno al fisico di avviarsi – Chi sarebbe questo nuovo cane da guardia? – – Non so, LoneStar ha tutta gente nuova qui su Comet Station, ma sono uno peggio dell’altro! Solo Waters è stato gentile con me, gli altri mi vorrebbero fuori dai piedi il prima possibile. – – I nuovi industriali si circondano tutti di colletti bianchi che sanno solo abbaiare! Chissà perché noi abbiamo ancora il Vecchio a farci da capo! – scherzò CJ, scatenando la risata sguaiata del suo accompagnatore – Piuttosto, come va con il tuo trasferimento in Alaska? Il tuo nuovo capo ti tratta bene? – L’uomo divenne serio di colpo, come se sapesse bene quanto fossero tesi i rapporti tra le varie sedi della Atlantis – Non saprei dirti. – ammise anticipando CJ alla porta del settore, per aprirla con un codice a quattro cifre – Non ci siamo ancora seduti allo stesso tavolo, anzi non credo mi abbia assegnato una postazione. Per lui sono un dipendente viaggiante. – A CJ non era sfuggito il codice, come non era sfuggito l’agente di sicurezza che si trovava oltre la porta, ma se in una stazione spaziale come quella c’erano dei segreti industriali dal valore di miliardi di dollari, era altrettanto vero che le guardie all’attracco servivano solamente per intimidire. A meno che non voglia significare qualcosa di più, ma chi potrebbe volere delle guardie armate dentro una stazione spaziale che ha dei problemi persino con le cisterne dell’acqua? – …dopotutto non sono io che ho alzato un polverone con la storia delle relazioni tra colleghi! CJ mi stai ascoltando? – – Come mai tutte queste guardie? – – Uh, sono una delle tante direttive di Delacroix. – rispose il fisico scrollando le spalle come se nulla fosse. – Delacroix? – CJ si fermò in mezzo al corridoio, il suo cuore aveva preso a martellargli nel petto, bruciando come fuoco vivo – Non è possibile. – si lasciò sfuggire, voltandosi indietro per capire cosa stesse succedendo. Stai dormendo, CJ è solo un sogno! Rory continuava a fissarlo incerto, la stanchezza aveva ceduto il passo a una genuina preoccupazione, tanto che si avvicinò afferrandolo per le spalle – Stai bene? Devi essere uscito troppo presto dalla stanza di pressurizzazione, la differenza di ossigeno nell’aria fa di questi scherzi! – CJ si appoggiò alla parete, lasciando cadere il proprio bagaglio, sentiva il freddo delle paratie, l’odore del dopobarba di Albert Rory e la luce artificiale di quelle lampade al neon scadenti – Si, deve essere un giramento. – doveva esserlo. Delacroix faceva parte dell’altro sogno. No! Dell’unico sogno! Si corresse lasciandosi uscire un lungo sospiro. Questa è la realtà! – Sarà meglio che ti porti subito in infermeria, Delacroix potrà aspettare! – Di nuovo quel nome, di nuovo la stessa sensazione, CJ si decise ad affrontarla e guardando Rory negli occhi, negò – Sto bene, non c’è bisogno di portarmi in infermeria! – – Sei sicuro? – Afferrò la valigia a mano e si schiarì la voce – Andiamo. – lo incitò. Rory annuì, indicando il corridoio che collegava la sezione esterna con i moli ai settori interni di Comet Station. L’accesso stagno che separava le sezioni era provvisto di guardie e venne chiesto loro di identificarsi, tutto solo per accedere alla zona civile. Il nome di Delacroix poteva essere una coincidenza, un’informazione che CJ aveva ottenuto nei vari scambi di posta elettronica o la firma in calce a un documento. Erano mesi che CJ non sognava più eppure quel nome era tornato e lo stava tormentando anche mentre passavano i vari controlli al settore amministrativo della LoneStar – Dovrei portarti in infermeria. – continuava a lamentare Rory. – Sto bene Albert. – L’uomo lo afferrò per un braccio, strattonandolo – Sei nervoso e si vede, non so cosa ti è preso nel corridoio e se vuoi far finta di nulla non è un problema mio, ma non aspettarti che ti copra con i nostri capi se dovessi far indispettire Delacroix! – – Prima mi sarò presentato, meglio sarà. – – Come vuoi, ma non sarò li con te: ho il mio turno e non posso fare tardi. – lo avvertì il fisico accelerando il passo verso gli uffici dirigenziali. La zona riservata alle alte sfere della LoneStar era arredata come un ufficio terrestre, c’erano pavimenti in legno, modanature sui muri e persino delle finestre che davano sulla stazione. Le piante non erano sintetiche come nel resto del settore e l’odore dell’aria era fresco e non sembrava risentire del sistema di riciclaggio. La porta alla fine del corridoio era l’unica chiusa, il vetro opacizzato era intervallato da vetri colorati che richiamavano il logo della LoneStar, una targhetta decorata allo stesso modo era appesa sulla parete accanto alla porta – Modesti. – commentò CJ, cercando di leggerne il nome. – Sei arrivato, Delacroix ti starà già aspettando. – si congedò Rory, indicandogli la porta – Io non voglio parlarci, non se posso evitarlo. Buona fortuna. –

Ogni sogno ha il suo incubo peggiore!


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