Quando i film si fanno ad episodi.
Avevano esordito stuzzicando di tutto, curiosità, emozioni, lacrime e cuore, non concentrandosi in sparizioni misteriose ma puntando i riflettori su chi era rimasto, su chi quel 4 ottobre non se ne era andato nel nulla ma era rimasto a fare i conti con un vuoto che era peggio di un lutto.
Li ritroviamo altrove, nella città di Jarden, ora Miracle, e con un inizio sorprendente.
Chi è quella donna che da sola partorisce e accudisce un figlio nell'età della pietra, dove siamo, cos'è tutto questo?
Dove sono andati i nostri beniamini?
Il primo episodio di questa stagione, già di per sé è sconcertante, e ci fa conoscere una famiglia all'apparenza perfetta, dove non mancano risate e complicità, ma che sta per affrontare il peggio.
I nostri, li ritroviamo solo poi, solo dopo un altro episodio, e da lì sarà una scalata al meglio del meglio.
Miracle è quella città miracolata dove nessuno quel 4 ottobre se n'è andato. Da allora è diventata una meta di pellegrinaggio e i suoi abitanti per preservarsi l'hanno resa un parco nazionale con le massime procedure di sicurezza per entrarci.
Ci vuole tanta fortuna, oltre che denaro, per riuscirci, figuriamo per poter andarci a vivere. Ma Nora e Kevin ce la fanno, pur comprando per un patrimonio una catapecchia.
Purtroppo i drammi sono solo all'inizio, e proprio nella notte del loro arrivo, la figlia dei loro vicini di casa scompare assieme alle amiche, mentre Kevin continua a peggiorare vistosamente a livello mentale tra allucinazioni e sonnambulismo e sospetta di se stesso per l'accaduto.
Non se la cava meglio il buon e insopportabile pastore Matt Jamison, a cui Dio riserva un altro miracolo che lo rende persona ancor meno simpatica ai nostri occhi e a quelli degli altri.
Ma se questa sembra una trama all'apparenza normale, o comunque in linea con quanto visto in passato, preparatevi a rimanere a bocca aperta man mano che ci si avvicina al finale.
Ogni episodio è qualcosa di grande, a livello di struttura e di scrittura, che siano protagonisti Nora e i suoi drammi, la famiglia Murphy, la non più silenziosa Laurie, la folle Megan o semplicemente l'uomo che non voleva o non poteva morire Kevin.
È lui il protagonista di un episodio gran-dio-so come International Assassin, in un al di là che si presenta come un hotel dove è chiamato a sconfiggere i suoi tormenti.
Siamo dalle parti di Lynch, siamo dalle parti del genio, c'è poco da fare.
Ed è per questo che The Leftovers con questa trasbordante seconda stagione è arrivato al secondo gradino delle serie TV migliori dello scorso anno, è anche per un uso della musica perfetta, che passa dalle variazioni sempre in tema di Where is my mind?, a il Va Pensiero o a Simon & Garfunkel.
Tutto scorre e noi non possiamo che divorare un episodio dietro l'altro, arrivando a una fine piena di pathos, piena di genialità.
La prossima stagione, confermata, sarà anche l'ultima.
Cos'altro dobbiamo aspettarci da questi folli?
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