(The Life of David Gale)
Regia di Alan Parker
con Kevin Spacey (David Gale), Kate Winslet (Bitsey Bloom), Laura Linney (Constance Harraway), Gabriel Mann (Zack Stemmons), Matt Craven (Dusty Wright), Rhona Mitra (Berlin), Leon Rippy (Braxton Belyeu), Melissa McCarthy (Nico), Lee Ritchey (Joe Mullarkey).
PAESE: USA 2003
GENERE: Thriller
DURATA: 130’
Una settimana prima dell’esecuzione, il condannato a morte David Gale, ex attivista dei movimenti contro la pena capitale condannato per l’omicidio di un’amica, chiede di incontrare la giornalista Bitsey Bloom per essere intervistato. Gale ricostruirà gli eventi che gli hanno sconvolto la vita nei minimi dettagli, ma sarà Bitsey con le sue sole forze a scoprire l’atroce verità…
Scritto da Charles Randolph e prodotto da Nicolas Cage, è il sedicesimo (e finora ultimo) film dell’inglese Parker, esponente del cinema di impegno civile, cui spesso la critica rimprovera di “predicare bene e razzolare male”. L’esempio più pertinente? Il suo film più famoso, Mississippi burning, propone il messaggio secondo cui il razzismo violento fa combattuto con la violenza. Anche questo The life of David Gale affronta un tema di bruciante attualità – la pena capitale nello stato del Texas, con le sue parecchie condanne ingiuste – e, nelle quasi due ore che precedono i dieci minuti finali, tutto funziona mediamente bene: regia asciutta e curata, grande suspense, un trio di personaggi sfaccettati interpretati da tre attori in stato di grazia. Le riserve sono – oltre che sui troppi indugi a particolari morbosi – sul finale. Non tanto a livello emotivo (il colpo di scena è davvero sorprendente) quanto a livello ideologico. Come thriller a suspense funziona a meraviglia, come pamphlet contro la pena di morte è decisamente ambiguo. Come spesso accade nella sua opera, Parker parte progressista e finisce reazionario. Chi non cambia mai idea è uno stolto, certo, ma un minimo di coerenza, anche nell’arte, non dovrebbe mancare mai.