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"La Sirenetta" (the little mermaid) non è solo il ventottesimo classico Disney secondo il canone ufficiale, ma soprattutto il lungometraggio che ha segnato l'inizio di un decennio, fortunato e proficuo, per la Casa di Topolino; dopo i disastrosi incassi del sottovalutato "la bella addormentata nel bosco" che nel lontano 1959 avevano quasi portando lo Zio Walt e la sua azienda sull'orlo della bancarotta, nonostante siano sempre stati prodotti nuovi lavori senza interruzione fu unanime la decisione di mettere da parte a data da destinarsi il mondo delle fiabe, tradizionalmente inteso, per puntare su progetti alternativi meno sofisticati ma comunque incantevoli e pregevolissimi, non riuscendo però mai a riprendersi del tutto con grandi incassi dallo schiaffo ricevuto.
Quando nel 1989 dopo anni e anni di rinvii la Disney decise di rimettersi in gioco adattando la nota e tragica fiaba della "Sirenetta"di Hans Christian Andersen, le premesse erano quanto mai azzardate: per la prima volta si era raggiunta la consapevolezza che quel pubblico che sia apprestava a salutare gli anni 80' era cambiato, cresciuto e maturato e chiedeva nuovi modi di raccontare storie, capaci di adattarsi al gusto dei tempi attraverso forme di intrattenimento di grande impatto audiovisivo; ecco quindi la nascita della sedicenne sirena Ariel (modellata sulle fattezze dell'allora giovanissima Alyssa Milano), principessa del popolo del mare vivace e curiosa, adolescente ribelle in perenne contrasto con un padre che la vorrebbe ubbidiente e pacata, sorella ideale di ogni giovane ragazza alla ricerca di un posto del mondo, in lotta contro la famiglia per affermare la propria identità e indipendenza: non dunque la solita damigella in pericolo che attende nel castello che le cose cambino ma una ragazza testarda e volitiva che, pur rispettando la regola tipica disneyana di innamorarsi a prima vista del principe Eric, è disposta a sacrificare tutto pur di poter realizzare il suo sogno di vivere sulla terra ferma insieme al suo grande amore.
Se il character design cambia per sempre per avvicinarsi di più a quello dei cartoni giapponesi a mezzo di linee più spigolose rispetto ai disegni morbidi e "umani" della vecchia guardia, la pellicola prende il largo e trionfa grazie a un universo subacqueo colorato e luminoso, ricco di personaggi immortali e unici(dal mitico granchio Sebastian alla strega Ursula, terribilmente moderna nella sua cattiveria di fingere di dare alle persone l'aspetto che più desiderano e che non può non richiamare alla nostra memoria la "terribile" televenditrice Vanna Marchi) e vive di trovate geniali e assolutamente riuscite(memorabile il duello ma Sebastian e il cuoco).
Tuttavia, a a farci fare davvero il salto nel blu è il dono prezioso, quello a cui Ariel è disposta a rinunciare ben volentieri, che si rivela più che mai funzionale per realizzare i nuovi orizzonti della Walt Disney Pictures: una voce incantevole, il canto della sirena che rimane nella mente del principe e nello spettatore,che accompagna il kolossal d'animazione nello straordinario mondo dei musical e trova nel compositore Alan Menken e nel paroliere Howard Ashman, novelli autori di Broadway freschi del successo della "piccola bottega degli orrori", i suoi menestrelli; un viaggio, vibrante ed emozionale, attraverso storiche melodie(la vincitrice del premio Oscar under the sea su tutte ma anche la commovente part of my world e la tenera Kiss the girl),per un film che proprio nella voce celestiale della sirenetta trova il centro della narrazione per raccontarsi col cuore a grandi e piccini.
Mentre Menken avrebbe lavorato ancora lungo con la Disney, Howard Ashman ci ha lasciato troppo presto a causa dell'Aids nel 1991, dopo aver terminato il lavoro per "la bella e la bestia"(che gli fruttò un altro Oscar postumo per la miglior canzone) che chiude i suoi titoli di coda con una commovente dedica :"Al nostro amico Howard, che diede ad una sirena la sua voce e ad una bestia la sua anima, ti saremo sempre grati." . Grazie davvero Howard, per questo piccolo capolavoro della storia dell'animazione con il quale tutti noi siamo cresciuti e che non dovrebbe essere dimenticato dalle nuove generazioni.
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