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The Lobster di Yorgos Lanthimos: la recensione

Creato il 15 ottobre 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Poster_oggetto_editoriale_720x600La distopia di Lanthimos è una critica alle convenzioni

Lanthimos mette in scena un universo paradossale e grottesco. The Lobster esibisce un distopico futuro prossimo e si divide idealmente in due parti: la prima accattivante, asettica e inquietante, la seconda prevedibile e, apparentemente, noiosa.

In un futuro immaginario essere single oltre una certa età è illegale, pena la deportazione in un hotel, nel quale si hanno 45 giorni di tempo per trovare l’anima gemella. Se ciò non accade, gli ospiti dell’albergo vengono trasformati in un animale a loro scelta. Intanto nel bosco ci sono alcuni ribelli fuggiti dall’hotel, che vivono liberi e single (hanno infatti il divieto di stare insieme tra di loro).

È profondamente difficile giudicare The Lobster perché il film diretto dal greco Lanthimos è inquieto e disturbante, provocatorio e prevedibile. Inoltre mischia i generi (la commedia grottesca e il dramma esistenziale) per consegnare allo spettatore una disamina sui rapporti sociali che ci incatenano e ci settorializzano. Tuttavia The Lobster si fa apprezzare, soprattutto nella prima parte, nella quale l’ironia asettica dell’hotel dei single è più evidente e spiazza in modo convincente.

Lanthimos mette nuovamente di fronte allo spettatore un mondo ai confini della realtà, nel quale le persone sole sono costrette (pena punizioni esemplari) a intrattenere rapporti, tramite regole sociali che definiscono il genere umano e, nella maggior parte dei casi, lo umiliano, rendendolo predatore o vittima. Ed è proprio qui che la critica si fa più feroce e viscerale, attraverso una messinscena che scandisce giorni, ore e minuti, un countdown crudele, che finisce per reprimere la debolezza ed esaltare la (rimanente) forza d’animo. Nonostante ciò il regista greco porta lo spettatore a una seconda parte meno coinvolgente, che non abbandona il ritmo lento e la quasi totale assenza di musica, ma che preferisce un’ambientazione più frugale e apparentemente più libera da restrizioni. Ed è proprio nella seconda sezione di pellicola che The Lobster comincia a perdere qualche colpo, a smarrirsi in una storia d’amore clandestina dai risvolti drammatici.

The Lobster esaspera la società contemporanea, nella quale le regole prestabilite di un rapporto di coppia vengono immerse in una violenza (visiva e psicologica) brutale, cinica e insensibile; insomma una versione incattivita dei condizionamenti sociali a cui ognuno di noi è sottoposto. Pellicola nella quale si legge anche una sfiducia nei confronti della società contemporanea (la mercificazione dei sentimenti, il necessario rituale d’accoppiamento), The Lobster identifica il cinema di Lanthimos come stralunato, impenetrabile e convulso. Tre caratteristiche che fanno sorgere qualche dubbio, nel momento in cui il film si deve confrontare con il pubblico. Difatti le innumerevoli domande che scaturiscono da un prodotto come questo non sempre trovano la risposta adatta, perché si ha l’impressione che Lanthimos preferisca mettere in scena con crudele intelletto, rimanendo però a debita distanza dalla materia trattata. E lo “scivolone” in cui incappa nella seconda parte è significativo perché mischia le carte e difetta nel momento della “chiusa”, che lascia perplessi e indifesi.

Uscita al cinema: 15 ottobre 2015

Voto: ***


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