Magazine Cinema
Preso in simpatia il giovane interlocutore - o forse solo desideroso di parlare - Tonto riporterà la memoria ai tempi in cui conobbe l'avvocato e procuratore John Reid, rivelando quali furono le vicende che lo portarono ad indossare una maschera ed agire oltre i confini della Legge solo ed esclusivamente per esercitarla e preservarla, nonchè per proteggere i deboli dalla tirannia di uomini malvagi e votati al denaro e al potere.Ma i racconti di Tonto sono realtà o frutto dell'immaginazione ormai non proprio lucida di un vecchio indiano d'america ormai più vicino all'altro mondo che non l'altro mondo stesso?
Solo l'immaginazione, ed il cuore, potranno dirlo.
Da buon gestore di un Saloon, non posso che essere - come la maggior parte di voi ormai ben sa - un grande ammiratore del western, come genere, concetto ed oggetto dell'immaginario collettivo nonchè personale, dalle serate con mio nonno e John Wayne quando ero bambino al Clint de Gli spietati.
Potete dunque comprendere quale fosse il mio stato d'animo all'idea che la premiata ditta Pirati dei Caraibi - che comunque non ho disdegnato, nell'ambito dei giocattoloni per famiglie - si occupasse di West e di uno degli eroi più noti - almeno negli States - dello stesso, quel Lone Ranger che nel corso dei decenni ha stimolato la produzione di albi a fumetti, film, serie tv e chi più ne ha, più ne metta.
Sulla carta, le aspettative del sottoscritto erano pressochè nulle, tanto che se non avessimo avuto a disposizione i biglietti omaggio probabilmente non mi sarei neppure degnato di recuperarlo in tempi brevi, confinando l'ennesima baracconata ad una qualche serata senza impegno in data da destinarsi.
Fortunatamente, a volte le aspettative finiscono per essere disattese, ed in positivo: perchè The Lone Ranger non solo mostra tutto il meglio di cui è capace Gore Verbinski - artigiano di classe, oserei dire - nonchè l'industria hollywoodiana dello spettacolo di ampio respiro e fracassone, ma presenta anche un certo rispetto per il genere - soprattutto quello degli spaghetti e del più recente Tarantino, pur non avvicinandosi, ovviamente, neppure da lontano agli standard qualitativi del regista del Tennessee -, un occhio attento per quelli che sono i grandi temi della Frontiera - il concetto di Giustizia, il massacro dei nativi americani - senza per nulla eccedere in retorica ed una dose di autoironia consistente, che avvicina il lavoro del buon Gore a quello di Guy Ritchie con il suo Sherlock Holmes - il primo capitolo, almeno - e non concede troppo all'idea che il tutto è stato probabilmente concepito dalla Disney - che produce - come una macchina mangiasoldi pensata per le scampagnate di genitori e figli verso il multisala nel weekend.
Il fatto che negli States non stia incassando come previsto è la prova di quanto più interessante sia rispetto a quello che la distribuzione vuole far credere questo giocattolone, che ricorda moltissimo Indiana Jones, non patisce la durata decisamente consistente - due ore e venti piene piene che scorrono in un lampo -, presenta due protagonisti perfettamente amalgamati - l'allampanato e rigido John Reid di Armie Hammer, che gli occupanti di casa Ford hanno trovato ancora una volta più che convincente dopo le prove di The social network e J. Edgar, ed il Tonto di Johnny Depp, che senza dubbio è l'ennesima prova di quanto l'attore si sia ormai focalizzato su charachters folli e scombinati ma che funziona anche nella sua parte drammatica, oltre che negli irresistibili duetti con Lone Ranger, o Kemosabe - e regala emozioni sia nelle sue parti più nascoste - il massacro dei Comanche da parte dell'esercito - che in quelle più smaccatamente goliardiche - lo spettacolare e divertentissimo inseguimento tra i due treni nel finale -.
Senza contare che lo Spirito del cavallo, o Silver, come verrà ribattezzato dallo stesso John Reid, regala quel tocco di follia necessario affinchè l'intera operazione consideri di continuare a prendersi in giro senza se e senza ma, e due cattivi d'eccezione, uno sporco e selvaggio come solo i banditi del vecchio West possono essere e l'altro decisamente più terrificante, perchè figlio del denaro e della volontà nata dall'esercizio del potere e da un concetto di crimine legalizzato finanziato solo ed esclusivamente dalla corruzione.
E tutti questi spunti nonostante si tratti, a tutti gli effetti, di un divertissement che non si fa mancare nulla, che senza dubbio i cosiddetti cinefili snobberanno senza ritegno perchè troppo commerciale ed il pubblico occasionale non riuscirà a cogliere nel profondo perchè troppo stratificato: eppure nelle avventure di Lone Ranger e Tonto c'è tutto lo spirito della Frontiera di cui John Ford scrisse l'epitaffio - "Quando nel West la Realtà incontra la Leggenda, vince la Leggenda" -, ed allo stesso tempo la voglia di buttarsi a capofitto in un'impresa impossibile che fece dei miti degli anni ottanta come il già citato Indy dei miti, e non solo degli anni ottanta.
Per quanto i radical chic e chiunque si sia dimenticato della dimensione della propria fanciullezza possano affermare il contrario, in questo The Lone Ranger c'è tutta la meraviglia del Cinema larger than life, un viaggio folle e scriteriato - ma neppure troppo, Tonto docet - su un ottovolante che chiede soltanto di lasciarsi andare, come se a guidarci fosse un "Grande Spirito" che potremmo anche non avere mai visto.
E che invece è lì, di fronte a noi, proiettato sullo schermo di una sala.
MrFord
"Lascia l'ascia di guerra e accetta l'accetta dell'amiciziaè solo un presente per tebevi un goccio da meal bar di Brokeback Mountainstringi le mie mani tu."-Elio e Le Storie Tese - "Indiani (a caval donando)" -
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