The Losers, di Andy Diggle & Jock (Mark Simpson) - cartonato rilegato 760 pp. colore – € 45,00 – Planeta DeAgostini
Diggle è un genio e Max, il suo cattivo di turno, è la radiografia di Ozymandias.
L’uomo più intelligente creato da Alan Moore, sacrificava i suoi ex-compagni d’avventura e New York per assicurare un futuro al genere umano, fine di un progetto globale, del quale molti al di fuori del solo Adrian Veidt, riuscivano a cogliere solo la tragedia.
Max segue un medesimo grande piano, un medesimo disegno, ma è privo di questa “spinta ideologica”.
Max è la radiografia di Ozymandias perchè come tutti, anche il personaggio di Moore, in quel nero del foglio di triacetato di celluloide, è ridotto a struttura essenziale, scomposto, diviso dalla eccelsa psicologia, che emerge prepotente nelle ultime pagine di Watchmen, separato dalla calzamaglia, dal rifugio iper-tecnologico in Antartide, dal mostro teletrasportato, in quel nero Ozimandias è filtrato dalla sua componente fantastica, e quel che resta è Max, appunto, che sia chiaro, non è diverso dagli altri villain che avrete incontrato nelle vostre ore di lettura, vuole quel che vuole Destino, quel che vuole il Teschio Rosso, ricchezza e potere, quel che fa venire la pelle d’oca è quel che è capace di fare per ottenerli.
Max è inquietantemente reale, perchè svuotato del fantastico, un cattivo, non perde il suo cinismo e la sua freddezza.
Non è un superessere, è peggio, è un uomo che ha la chiave per la stanza dei bottoni, e non si fa il minimo scrupolo per entrarci quando più gli fa comodo.
L’avventura degli “Sfigati” (THE LOSERS) diventerà la vostra; questa lotta contro dei mulini a vento, contro un nemico sempre troppo avanti, diventerà vostra pagina dopo pagina, perchè guardando oltre gli elementi classici della narrativa del genere, leggendo questo fumetto di Diggle, diventerete consapevoli che Colonnello Clay e Co. a parte, c’è davvero una stanza con dei bottoni e dentro un uomo, che può decidere il destino vostro e dei vostri cari, acquisirete la disgustosa consapevolezza che voi, non arriverete mai nemmeno a vederla quella stanza, la sensazione è quella di avere come una invisibile pistola puntata sulla vostra tempia e su quella dei vostri cari.
Max è un alto papavero della CIA, capace di finanziare terroristi, pur di scatenare guerre e ottenere i successivi profitti.
La CIA, ma più in generale il governo che ci presenta Diggle, non dista molto da quello che puoi vedere nei documentari di Micheal Moore, nel fumetto “9/11 Rapporto illustrato della commissione americana sugli attacchi terroristici dell’11 settembre”, di Sid Jacobson e Ernie Colon o nel film Syriana, o ancora in Green Zone di Roy Miller, in cui emergono delle amministrazioni, più interessate al profitto che alla sicurezza del proprio popolo, ecco, questo è il motivo per cui The Loser è stato così ben accolto, perchè oltre ai suoi dialoghi perfetti, oltre della stupenda struttura narrativa, al di là del superbo ed indiscutibile lavoro grafico di Jock, The Loser fa riflettere. Fa pensare che dietro una bomba esplosa in una metro di Madrid, o un’autobus di Londra, dietro, molto dietro, siamo davvero sicuri che non ci siamo noi stessi, o meglio la gente che abbiamo scelto per rappresentarci?
Senso di cospirazione + complesso di persecuzione e un pizzico di attenzione in più verso le cose, ecco cosa ne ricavate leggendo The Loser, ma credetemi va più che bene così.
Aisha, Pooch, Clay, Roque, Cougar e Jensen sono, è vero, tutt’altro che radiografie di qualcuno, la ragazza guerriera in cerca di vendetta, il colonnello tutto senso del dovere e giustizia, l’hacker, capace di entrarvi anche nelle mutande se vi ci nascondete dentro un chip connesso alla rete, il cecchino che non sbaglia mai un colpo, il miglior pilota che l’esercito americano si sia mai lasciato sfuggire e il perfetto bastardo, è vero, sono personaggi che trasudano, sono saturi di quel “fantastico” di cui dicevo più su… ma cosa volete?
Togli il fantastico ai buoni e cosa vi resta? Esatto, voi.
Jock è, dunque qui devo fermarmi un attimo perchè non è facile trovar un aggettivo qualificativo per le sue illustrazioni… (pausa)…direi che lo si potrebbe definire tranquillamente “Psichedelico”.
Tratto spigoloso, sfumature praticamente assenti, forti contrasti, un’ (ab)uso del nero, e una impostazione del colore sulle tavole a dir poco anti-conformista ma efficace, non fanno che esaltare i passaggi narrativi di Diggle. Non c’è una sola pagina che non mi sono goduto di questo illustratore, copertine comprese.
Quindi buon acquisto, o buona lettura, fate voi, ma in qualche modo impossessatevi di questo “piccolo gioiellino”, e pregate che non vi si autodistrugga tra le mani (leggi perdere i fogli) al termine della lettura, come i messaggi di Mission Impossible.
Baci ai pupi.