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The Luna's Diaries: #3 Let's go fishing

Creato il 24 settembre 2011 da Lafenice
The Luna's Diaries: #3 Let's go fishing 
Sulla scrivania di Fenice, tra i miliardi di libri, anelli enormi e dalle varie fatture, e trucchi; c'è una scatola.Magica.Me ne resi conto qualche giorno fa, durante una delle mie solite esplorazioni. Mi stavo concedendo un attimo di meritato riposo sul letto di Fenice operandomi per distruggere il suo peluche bianco a forma di cane, quando un rumore attira la mia attenzione.
Ploff. Pliff. Plaff. Pluff. Pleff.
Sono all'erta. Da dove viene questo rumore? Ma allora non sono sola?
Per qualche istante penso alla fuga, penso solamente a correre in cucina, miagolare un po', attaccare il motorino-fusa e farmi prendere in braccio ma mia madre, all'improvviso, mi torna in mente.
tira fuori gli artigli” mi dice “mostra i denti e vai avanti” poi, riprendendo le sue radici cubane, soleva dirmi “hasta la victoria, siempre”.
La mamma aveva ragione, come al solito.
Io sono Maos Tzeng Long Miao III figlia di Maos Tzeng Long Miao IIun gatto.E non ho paura.
Con un balzo mi ritrovo sulla scrivania di Fenice, le unghie conficcate nel legno chiaro, gli occhi puntati sulla scatola magica.Le sue pareti erano trasparenti e sembrava piena di quella sostanza incolore che la Fenice mi da in una ciotola bianca, l'acqua. Dentro, una strana e piccola costruzione gialla e marrone, dalle sottili venature verdi, un ponte.Sotto a questo ci sono loro: 3 strani animali arancioni dalla pelle brillante, con strani vestiti svolazzanti (sarà un vestito? No, Fenice mi ha appena detto che sono pinne).
Annuso l'aria: ha un odore strano.Non sa di sapiens, no. È un odore più intenso e piacevole direi, a giudicare dal modo in cui il mio stomaco borbotta.Quello è cibo.Ed è vivo.Inizio a leccarmi i baffi: altroché le crocchette o il paté che Fenice mi da.
Inizio ad accarezzare dolcemente la scatola, ma non riesco a toccarli. Le “due Pie” e “Benito” (questi i nomi che Fenice ha dato ai suoi pesci in onore dei nonni) sguazzano felici e giulivi nell'acqua ferma.
Allora balzo sulla scatola: da qualche parte si dovrà pur entrare.Ed invece no, la scatola ha un coperchio con alcuni buchi per l'aria, troppo piccoli per permettere alle mie dolci e fantastiche zampe di entrare.
Ed allora mi arrabbio: affondo i miei canini nella plastica ed impreco contro il destino avverso, quel destino che non vuole permettermi di nutrirmi. Ed ecco che una delle “due Pie” si avvicina.
E lo sapete cosa fa? Mi ride in faccia.- tanto non ci mangi, tanto non ci mangi! - fa anche la simpatica!
  • mi stai forse sfidando, piccola robetta viscida e senza cervello? - ringhio, mostrando i denti come la mamma mi ha insegnato

arriva la seconda Pia che, fino a quel momento, si era nascosta sotto il ponte.
- povero illuso di un gatto -
- gatta per favore – la correggo, sbuffando  - gatta – dice lei, scandendo l'ultima lettera – non riuscirai mai ad entrare. Ed anche se lo facessi, non potresti mangiarci. Siamo della stessa famiglia dello squalus biancus, non dimenticarlo mai. Con i miei denti posso staccarti una zampa - tremo dalla paura – rispondo, spavalda.
Mi avevano sfidato. Quei pesci mi stavano sfidando.E Maos Tzeng Long Miao III non perde mai una sfida.
continua...

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