Guest post
Cari i miei amici tutti del Cinemanometro, anche oggi abbiamo un ospite. Piu’ che ospite oserei dire un amico, Lapinsu, blogger del blog omonimo ci regala una mitica recensione di un film di fantascienza con i contro-cosi. Naturalmente scritta e sudata in esclusiva per il Cinemanometro. Godetevi la rece, Lap lo trovate sul suo blog lapinsu.wordpress.com
Essendo di base un cinefilo pervertito, più spesso di quanto sia disposto ad ammettere mi capita di vedere un film solo perchè la protagonista è un’attrice di sovrumana bellezza. Trama, genere e cast sono irrilevanti: l’importante è che ci sia Lei. E’ per questo che ho visto film orribili come The Fountain (c’è Rachel Weisz), o Passengers – Mistero ad alta quota (c’è Anne Hathaway), o Stepfather (c’è Amber Heard). Ho recuperato The Machine dopo essermi Invaghitomi di Caity Lotz guardando la seconda stagione di Arrow (serie-tv che vi consiglio) e una volta appurato che il film non è stato distribuito in Italia sono arrivato al punto di vederlo coi sottotitoli pur di riempirmi gli occhi con le sue atletiche forme fasciate in un sensualissimo latex bianco. Ma siccome oltre ad essere un cinefilo taaanto pervertito sono anche un cinefilo dai gusti discutibili, The Machine mi è pure piaciuto. Di originale c’è veramente molto poco, sappiatelo: il futuro distopico e oscuro rimanda sfacciatamente a Blade Runner; la guerra fredda con la Cina ricorda molto Dark Angel con Jessica Alba (sempre-sia-lodata); le macchine senzienti e cattive sono in debito con l’esercito di computer compreso tra Hal-9000 e Skynet; i robot umanoidi fanno molto Asimov e la stessa Caity Lotz deve non poco alla T3 di Kristanna Loken. C’è pure il papà-scienziato-genio che cerca di salvare la figlia e il cattivo supermegadirettore in precario equilibrio tra Matrix e V per Vendetta. Direi proprio che non manca niente, forse c’è addirittura troppo. Eppure… Eppure…
Il cinema è come la cucina: gli ingredienti alla fine sono sempre gli stessi, ciò che conta è dosarli e mescolarli bene. E The Machine è come una carbonara semplice e prevedibile ma squisita perchè gli ingredienti sono usati con mano sapiente e amalgamati con gusto. Il ritmo del film sale e scende al momento giusto, i tormenti etici del protagonista-scienziato non sono eccessivi (d’altronde quando guardo film così non ho mica voglia di riflettere sui massimi sistemi) e la Lotz non ha solo un gran bel culo ma pure un discreto talento recitativo. Forse manca un cattivo di spessore che sappia fungere da valore aggiunto, ma è un peccato su cui si può sorvolare senza troppi patemi.
In conclusione: se siete cinefili pervertiti e dai gusti discutibili non potete perdervi per nessun motivo The Machine. Ma il film va bene anche se siete bravi ragazzi, di quella che la domenica vanno in chiesa e la sera guardano le repliche de “La casa nella prateria”. Perchè The Machine è il classico esempio di come le idee paghino più del denaro, di come l’originalità sappia nascondersi anche nel già visto, di come il cinema di buona qualità possa esser scovato nei posti più impensabili.
Recensione scritta da Lapinsu in esclusiva per Cinemanometro