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The killer inside me

Creato il 20 maggio 2015 da Jeanjacques
The killer inside me
Ultimamente, per una serie di motivi, sto pensando molto a quella che è stata la mia (magra) vita con le ragazze e a come le varie esperienze amorose mi abbiano aiutato a vedere il mondo e, più in generale, la vita, con lo sguardo che posseggo attualmente, all'alba del mio quarto di secolo. Nell'immergermi in questa sequela di seghe mentali ricordi non posso fare a meno di pensare a quelle che sono le caratteristiche tipiche della mia ragazza ideale (alta, mora, vagamente darkettona e magari di qualche anno più grande di me) e, in particolar modo, a una ragazza che ho conosciuto diversi anni fa e che per una serie di fattori era la personificazione della donna dei miei sogni, almeno a livello estetico. Scoprii anche che avevamo grossomodo anche le stesse passioni ma, ironia della sorte, da nessuno dei due è mai scattata la scintilla e non se ne è mai fatto nulla. La cosa mi aveva davvero scosso all'epoca, perché se nemmeno quello che è l'insieme dei nostri sogni riesce a essere appagante, cosa lo è? Complice il fatto che sono un mezzo malato di mente, ho portato questa riflessione anche al cinema e alle mie passioni in generale, trovando il culmine ieri sera nella visione di questo The killer inside me, film che all'epoca mi ero perso nonostante mi ispirasse un botto e che ho recuperato col mio solito ritardo, ora che nessuno ne serba memoria. Ah, casomai ve lo chiedeste, sto con una ragazza bassina, bionda, che dello stile dark non ha nulla e che è addirittura più piccola di me di un anno.

Lou Ford è un giovane vice sceriffo di una cittadina sperduta. Gentile e benvoluto da tutti, ha però un sadico lato nascosto, lascito di un passato di cui molti sono all'oscuro e che scatena lontano da occhi indiscreti. Avrà però modo di farlo esplodere quando inizierà una strana liaison con una prostituta della quale è innamorato anche il figlio del più grosso proprietario petrolifero della città...

Jim Thompson è uno scrittore che non necessita di presentazioni ma, per coloro che ancora non lo conoscono, posso dire solo che è stato uno dei più grandi autori letterari noir di sempre, uno di quelli che con uno stile inconfondibile sapeva descrivere storie torbide e prive di alcuna bontà. Quel genere di storie che mi fanno impazzire proprio per l'impossibilità di riuscire a collocare bene i personaggi che si muovono al suo interno. Nei suoi libri non ci sono mai dei buoni nel vero senso del termine, ognuno nasconde un lato che ne mette in evidenza l'egoismo, facendoli apparire quindi così distanti ma al contempo così vicini. Questo, oltre al fatto che le storie di crimine mi piacciono spesso, era anche il motivo che mi aveva creato tanta hype verso questo film, che purtroppo si è rivelato una delusione. Non una delusione colossale ma, al di là del romanzo da cui è stato tratto, una delusione perché si sente che tutto quello che c'era alla base poteva bastare per riuscire a creare un qualcosa di grandioso. Gli ingredienti per elettrizzarmi ci sono tutti, abbiamo un personaggio ambiguo che alle spalle nasconde un passato di perversioni e violenza, una vicenda che costringe lo spettatore a mettere in dubbio la propria moralità, la decostruzione di una mente malata, una sessualità morbosa e l'ambientazione dell'America anni Cinquanta che possiede sempre quello strano fascino per le storie di questo tipo. Eppure, nonostante sulla carta fosse destinato a essere uno dei film dei miei sogni, mi tocca cassarlo un bel po'. Questo perché le storie non contano (interamente) sugli ingredienti che le compongono, ma nella maniera in cui vengono serviti e bolliti tutti insieme, perché come nella cucina, anche nella narrazione servono le giuste dosi. The killer inside me è un film maldestro, che parte con un inizio abbastanza intrigante ma che mano a mano che il minutaggio prosegue dimostra diverse falle sia a livello di scrittura che di messa in scena. Lo script dimostra di essere troppo derivativo dal romanzo e, per quanto funzionale per quasi tutta la durata, non approfondisce come dovrebbe alcune cose che vengono appena accennate senza il beneplacito dello spettatore più disattento. Ed è vero che chi non presta attenzione mentre guarda i film si merita un week end al mare con le emorroidi, ma quando alcuni punti rischiano di sfuggire anche a chi ha lo sguardo fisso sullo schermo allora c'è qualcosa che non va. La pellicola infatti non ha particolari slanci, si giostra su un paio di dialoghi abbastanza messi a caso e, soprattutto, si ostina a mostrare una mente sporca senza mai avere il coraggio o l'ardire di sporcarsi le mani a sua volta, come storie simili meriterebbero. Non dico che voglio spargimenti di sangue come se piovesse, ma mostrare le vicende di un personaggio mentalmente disturbato e ridurre tutto a una sparatoria, qualche scazzottata e diverse sculacciate con la cintura mi sembra davvero troppo poco, specie se all'epoca dell'uscita nelle sale queste scene erano state definite come appartenenti a una violenza difficile da sostenere. L'unico fattore che riesce a soddisfare è quello della 'terza A' di Rat-man (Azione, Avventura, Atette), perché quando sullo schermo hai Jessica Alba e Kate Hudson in abiti succinti gli occhi ringraziano, ma per quello internet offre diverse piattaforme che possono garantire un servizio migliore. Da un film, o da una storia in generale, mi aspetto uno svolgersi degli eventi costante e coerente, una costruzione drammatica degna di questo nome e un finale che chiuda un discorso specifico. Il lavoro di Michael Winterbottom, da me ribattezzato Michele Culodinverno, pecca su tutti questi fronti, non si concede a nessun escamotage stilistico particolarmente raffinato, facendo apparire come stanco e scialbo anche un film che sembra esser fatto apposta per piacermi.

Tornando al discorso iniziale, rispettare certi canoni non è mai una garanzia di successo. C'è qualcosa sotto che, alla fine, è molto più importante, come dovrebbe insegnare ogni thriller che si rispetti.Voto: 

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