10 dicembre 2011 Lascia un commento
Senza questi prerequisiti cio’ che resta e’ inguardabile spazzatura e ugualmente non sono sufficienti, altrimenti non si spiegherebbe la quantita’ di robaccia che si trova in giro.
Il Giappone pareva esente da questi problemi perche’ buon per loro e per noi tutti, non hanno vincoli di politicamente corretto da rispettare e i migliori esempi del genere degli ultimi anni li abbiamo visti arrivare da li’.
Penso al sublime, colto e serissimo splatter di Tsukamoto e al suo esagerato e divertente opposto Miike, entrambi campioni di stili diversi ma perfettamente delineati e riusciti, ispirati e ispiratori, in pratica tutto il contrario di "The Machine girl".
Ad ogni modo si parla della storia di Ami, giovane ragazza che vive sola col fratello dopo il suicidio dei genitori ma quando il figlio di un boss della yakuza le ammazza il congiunto, scatta la vendetta.
Film pieno di citazioni eppure cosi’ mal rappresentate da sembrare una tragica scopiazzatura perche’ la citazione quando e’ ben fatta, accresce l’idea di base, non la copre col gusto amaro del deja-vu.
Effetti speciali ridicoli anche per un b-movie statunitense primi anni ’80, esagerazioni che non divertono anzi annoiano e il duecentesimo spuzzo di sangue genera piu’ sbadigli che disgusto.
Cio’ che piu’ davvero mi sorprende e’ che la strada dovrebbe essere gia’ stata tracciata e sarebbe bastato ispirarsi ai nostri italiani horror degli anni ’70, a Raimi de "La casa", il Peter Jackson dei primi film e i gia’ citati Tsukamoto e Miike giusto per rimanere in Giappone eppure Iguchi e’ stato capace di sbagliare tutto persino nell’ottica di adolescenti all’oscuro di ogni nozione cinematografica.
Mi si domandi l’archetipo di ogni scena e ogni singola idea del film e indirizzero’ verso un antenato infinitamente piu’ divertente, disgustoso o drammatico a seconda dei casi.
Qualcosa di positivo? Alcune delle protagoniste, per quanto qui vestitissime, provengono dal cinema sexy o porno e come dire, si lasciano ben guardare. Altro.
Pessimo riassunto di un genere, il lungo elenco degli originali e’ ben altra cosa.