Source Code(USA, Francia 2011)
Regia: Duncan Jones
Cast: Jake Gyllenhaal, Michelle Monaghan, Vera Farmiga, Jeffrey Wright, Michael Arden, Cas Anvar, Russell Peters
Genere: human sci-fi
Se ti piace guarda anche: Ricomincio da capo, Moon, L’esercito delle 12 scimmie, Matrix, Lola corre
Trama semiseriaIl soldato Donnie Darko è chiamato ancora una volta a salvare i destini del mondo. Ah, se non ci fosse lui… Questa volta la sua missione è trovare chi ha messo la bomba che ha fatto saltare un treno a Chicago, prima che l’Osama 2.0 della situazione faccia saltare per aria la città con un altro ordigno. Per qualche misterioso motivo che non vi spoilererò, potrà rivivere la scena del treno più e più volte. D’altra parte è pur sempre Donnie Darko!
Recensione cannibaleIl regista
Duncan Jones, non contento di essere soltanto il figlio di un certo
David Bowie, ha deciso di mettersi a fare il regista. Prima di fare pensieri impuri del tipo: “Anvedi sto fijo de papà e pure de mign…”, va detto che Jones non è il solito culattone raccomandato, ma ha dimostrato tutte le sue capacità esordendo con una delle pellicole di fantascienza più folgoranti degli ultimi anni, Moon. Ecco, avete capito? Prima di offendere le persone aggratis rifletteteci su. Vi sentite un po’ in colpa? Tranquilli, passerà.Se Moon era un gioiellino che guardava a una fantascienza dal sapore 60s/70s, Source Code ha riferimenti più moderni, da L’esercito delle 12 scimmie fino a Matrix, ma soprattutto possiede un’umanità che quel pur pregevole esordio non prevedeva. Con questa sua seconda pellicola Duncan Jones è quindi atterrato sulla Terra.
Source Code è un treno che viaggia su due binari distinti. La prima parte del viaggio fila veloce, spedita verso una direzione thriller adrenalinica molto avvincente, roba che ti tiene incollato alla poltrona come fosse un Frecciarossa con su il motore di una Testarossa. Il meccanismo narrativo è incentrato su 8 minuti all’interno di un treno metropolitano che viaggia verso Chicago, con
Jake Gyllenhaal che deve scoprire dove si trova una bomba e soprattutto chi l’ha piazzata su. Dopo 8 minuti la bomba esplode e
Jake Gyllenhaal deve ricominciare tutto da capo, in una maniera analoga a quanto succedeva in Ricomincio da capo a Bill Murray, il meteorologo costretto a vivere sempre la stessa giornata. Solo che stavolta la situazione è un pochino più drammatica… Il secondo riferimento che viene in mente è invece quello al tedesco Lola corre, dove la protagonista aveva più “vite” da spendere come in un videogame. Solo che qui l’atmosfera è meno videoludica.La storia come detto procede alla grande, però a un certo punto sorge il dubbio che il film possa rimanere intrappolato dentro un esercizio di narrazione avvincente ma fine a se stesso. Il dubbio per fortuna dura ben poco, visto che nella seconda parte il film lascia quel binario e deraglia fuori strada, prendendo una direzione del tutto personale, andando a scavare dentro il protagonista. È qui che il regista Duncan Jones abbandona il genere della fantascienza per realizzare un film umanista, il cui unico genere in cui è incasellabile sembra diventare quello del “bello”, con la parte finale del film che vola leggiadra verso la poesia pura.
In gran forma il cast, dal sempre grande Jake “save the world” Gyllenhaal a una
Michelle Monaghan che ti fa effettivamente venire voglia di salvare il mondo, fino a un’eccellente
Vera Farmiga, che qui sembra un versione aggiornata di Cate Blanchett.Quanto al regista Duncan Jones, se continua così potrebbe diventare un po’ l’equivalente cinematografico del padre. O almeno è quanto gli auguro. Se Moon era il suo Space Oddity, questo è il suo The Man Who Sold the World. Bene, molto bene allora, ma ora cosa ci aspetta?Naturalmente ch-ch-ch-ch-changes!
(voto 8/9)