The Maze Runner. Il labirinto
Serie The Maze Runner
di James Dashner
Titolo: The Maze Runner. Il labirinto
Autore: James Dashner
Serie: The Maze Runner #1
Edito da: Fanucci Editore
Prezzo: 16.00 €
Genere: Distopic romance
Pagine: 375 p.
Trama: Quando Thomas si sveglia, le porte dell’ascensore in cui si trova si aprono in un modo che non conosce. Non ricorda come ci sia arrivato, né alcun particolare del suo passato, a eccezione del proprio nome di battesimo. Con lui ci sono altri ragazzi, tutti nelle sue stesse condizioni, che gli danno il benvenuto nella Radura, un ampio spazio limitato da mura di pietra, che non lasciano filtrare neanche la luce del sole. L’unica certezza dei ragazzi è che ogni mattina le porte di pietra all’inizio del gigantesco Labirinto che li circonda vengono aperte, per poi chiudersi di notte. Ben presto i ragazzi elaborano l’organizzazione di una società ben ordinata e disciplinata dai Custodi, nella quale si svolgono riunioni dei consigli e vigono regole rigorose per mantenere l’ordine. Ogni trenta giorni qualcuno si aggiunge a loro dopo essersi risvegliato nell’ascensore. Il mistero si infittisce un giorno quando – senza che nessuno se lo aspettasse – arriva una ragazza. È la prima donna che abbia mai fatto la propria comparsa in quel mondo, ed è il messaggio che porta con sé a stupire, più della sua stessa presenza. Un messaggio che non lascia alternative. Ma in assenza di altri mezzi visibili di fuga, il Labirinto sembra essere l’unica speranza del gruppo…o forse potrebbe rivelarsi una trappola da cui è impossibile uscire.
di MartiMoka
Thomas si trova letteralmente catapultato in un mondo che non conosce, con la memoria che funziona “a tratti”: ricorda alcuni aspetti della sua vita passata però non riesce a contestualizzare i suoi ricordi ma soprattutto non capisce come sia arrivato alla Radura (un po’ come me la mattina appena sveglia).
La Radura, fin dal primo momento, appare come un mondo para
llelo in cui i ragazzi sono riusciti ad organizzare una nuova vita che sembra funzionare perfettamente con ruoli e gerarchie ben definiti; avete presente i Puffi? So che il paragone non è proprio calzante ma fin dal primo momento ho avuto questa immagine (non chiedetevi come funziona la mia mente, ne guadagnerete in salute).È proprio la gerarchia a colpire subito Thomas che con le sue domande (giustificate dal fatto che sembra essere vittima di uno degli incantesimi di memoria degli studenti di Hogwarts) tenta di ricostruire la sua nuova realtà. I più anziani, se di “anziani” si può parlare dato che i ragazzi hanno più o meno tutti la stessa età, evitano le domande di Thomas mettendolo a tacere anche in malo modo, mentre i “giovani” sembrano più ben disposti nei suoi confronti forse perché lo spaesamento tipico del nuovo arrivato è ancora vivido nei loro ricordi.
Il Labirinto che circonda la Radura segue l’interpretazione tradizionale di labirinto come recinto ma an
che come via di fuga, come il Labirinto del Minotauro. In questo caso, però, il labirinto è anche protezione dai Dolenti, simile al labirinto della cultura scandinava in cui si pensava che il labirinto, con la sua intricata struttura, potesse intrappolare gli spiriti malvagi. I Dolenti sono i “guardiani” della Radura la cui puntura provoca la “Mutazione” con conseguenti dolori atroci (altrimenti perché chiamarli dolenti?).Ogni domanda di Thomas dà voce alle richieste di informazioni del lettore, a volte anticipandole, e la mancanza di risposte da parte degli altri Radurai da una parte accresce la fame di sapere (sto cercando di giustificarmi per aver letto il libro in tre giorni, non fateci caso) ma può anche risultare snervante, le mezze parole sfuggite a Chuck, uno dei più giovani Radurai e amico di Thomas, piuttosto che soddisfare, creano uno stato di tensione infinito e a volte inutile.
Altro aspetto caratterizzante del romanzo è la mancanza di descrizioni (diciamo che Dashner non si è ispirato a Tolkien). Solitamente tendo ad evitare i libri con troppe descrizioni perché mi piace crearmi una mia immagine di ciò che leggo ma in questo caso mancano del tutto.
La mancanza di descrizioni è una scelta voluta dall’autore che sceglie di non essere invadente nella narrazione ma adotta il punto di vista dei personaggi, tanto che, nella ricerca della soluzione al labirinto, ci sentiamo direttamente coinvolti. È anche vero che le azioni si susseguono in maniera incessante e che le descrizioni avrebbero appesantito molto la lettura del testo. La velocità e la mole di avvenimenti di questo primo romanzo hanno bilanciato la mancanza totale di descrizioni
Dei personaggi conosciamo SOLO i nomi, frutto della scelta di adottare il punto di vista dei personaggi, che non sanno molto del mondo in cui abitano. Il carattere dei personaggi è costruito attraverso i dialoghi poiché non sono riportati neanche i loro pensieri. Addirittura una volta finito il libro mi sono trovata a discutere con un altro lettore sulla provenienza di Minho: secondo voi è spagnolo o orientale? Forse se la soluzione viene da un giudice esterno il mio amico si rassegnerà alla mia visione (fate i bravi, date ragione a me e non ne parliamo più).A sconvolgere la vita dei Radurai è l’arrivo di una ragazza, ma perché tutti sono tanto sconvolti? Il fatto che si tratti di un gruppo di ragazzini con l’ormone facile non può essere l’unica spiegazione di tanto fervore ed infatti il motivo è che tutti gli abitanti della Radura sono ragazzi. Se poi aggiungiamo un messaggino criptico stretto tra le mani di questa bella addormentata, allora il caos è perfettamente comprensibile. Dopo tutto i Radurai fino all’arrivo di Thomas trascorrevano le proprie giornate raccogliendo margheritine senza chiedersi per quale assurdo motivo fossero rinchiusi tutti insieme e senza memoria.
L’unico personaggio di cui si ha una descrizione è la ragazza, forse proprio per la straordinarietà della sua presenza nella Radura. Naturalmente si tratta di una ragazza bellissima con occhi azzurri e capelli lucidissimi (giuro che è descritta così) la prima cosa che ho pensato è “eccoci, è arrivato il momento dei cuoricini” e invece la storia tra Thomas e Teresa rimane solo accennata, complice anche l’incantesimo di Fata Smemorina.
La mancanza di una storia d’amore invadente e a parer mio poco convincente in un contesto post-apocalittico è uno degli elementi positivi del libro (non odiatemi fan dello struggimento facile alla Katniss Everdeen, quanto mi innervosiva il suo passaggio da Peeta a Gale ripetuto all’infinito!).
Ho trovato buffo il linguaggio inventato dai ragazzi per sopperire alla mancanza di memoria, anche se il traduttore a volte non ha considerato che si tratta di adolescenti e non di bambini e termini come “sploff”, “caspio” e “fagio” ricorrono spesso nel testo. Personalmente non mi ha dato fastidio questo linguaggio ma ho letto opinioni contrastanti al riguardo, de gustibus.
La non chiara posizione della CATTIVO (WICKED nell’originale), società che apparentemente ha ideato lo stratagemma del labirinto, è un elemento accattivante e fonte di nuove domande. Contrariamente a quanto indicato dal nome, si dichiarano, attraverso le parole di Teresa, come dei cattivi-buoni senza però spiegare il motivo di questa definizione che sembra un ossimoro.Il mio giudizio sul romanzo è complessivamente positivo, anche per il fatto di aver avuto accesso al secondo romanzo della saga immediatamente dopo aver finito di leggere questo, altrimenti penso che il mio giudizio sarebbe stato condizionato dalla eccessiva mancanza di informazioni. Credo che l’aver puntato tutto sul mistero sia un po’ andato a discapito della narrazione.
Consiglio la lettura a persone pazienti (dato che le risposte concrete alle domande iniziano nel secondo romanzo della saga) e amanti del genere, anche se penso che anche un semplice curioso possa apprezzarlo data la scorrevolezza del testo.
È un romanzo che prosegue per immagini, quasi come se si trattasse di un film e questo aspetto aiuta il lettore nell’immaginare il mondo distopico della Radura. Preparatevi a “guardare” attraverso gli occhi dei Radurai ed immergervi nel loro incomprensibile mondo fatto di corse sfiancanti e routine giornaliera (a pensarci ora non tanto lontano dal nostro mondo reale).
Serie Maze Runner: 0.5 La Mutazione, 2014 (The Kill Order, 2012)
1. Il labirinto, 2011 (The Maze Runner, 2009)
2. La via di fuga, 2012 (The Scorch Trials, 2010)
3. La Rivelazione, 2014 (The Death Cure, 2011)
James Dashner è nato e cresciuto in Georgia, e ora vive nello Utah con la moglie e i quattro figli. Dopo diversi anni di lavoro nella finanza, ora è uno scrittore a tempo pieno. Oltre a Il Labirinto, romanzo d’apertura della trilogia maze Runner, ha scritto la Saga di Jimmy Fincher e la trilogia The 13th Reality.