The Maze Runner. La via di fuga
Serie The Maze Runner
di James Dashner
Autore: James Dashner
Serie: The Maze Runner #2
Edito da: Fanucci Editore
Prezzo: 9.90 €
Genere: Distopic romance
Pagine: 348 p.
Trama: Quando l’uomo vestito di bianco e dalla faccia da ratto finì di parlare, Thomas capì che per lui e gli altri Radurai l’ora delle Prove non era ancora terminata… Il Labirinto e i viscidi Dolenti sono ben poca cosa se paragonati alla lunga marcia che la CATTIVO ha stavolta pianificato per loro attraverso la Zona Bruciata, una landa squallida inaridita da un sole accecante e sferzata dalle tempeste di fulmini, popolata da esseri umani che l’Eruzione, il temibile morbo che rende folli, ha ridotto a zombie assetati di sangue. Nelle due settimane in cui dovranno percorrere i centocinquanta chilometri che li separano dal porto sicuro, la loro meta, tra cunicoli sotterranei infestati da sfere metalliche affamate di teste umane e creature senza volto dagli artigli letali, i Radurai dovranno dar prova del loro coraggio e dar voce al loro istinto di sopravvivenza.
“La via di Fuga”, secondo capitolo della trilogia Maze Runner, è stato il mio preferito: è ben costruito, il susseguirsi veloce di azioni già visto nel primo romanzo è stavolta accompagnato da una maggiore caratterizzazione psicologica dei personaggi. Il motto del romanzo potrebbe essere “niente è come sembra”, e infatti i ragazzi cominciano ad essere diffidenti anche nei confronti di chi si era dimostrato degno di fiducia (comprensibile, avendo scoperto che il mondo in cui vivevano era una sorta di scenario alla The Sims).
Nei primi capitoli scopriamo che Teresa è scomparsa (evvai!) e al suo posto è arrivato Amis (dalla padella alla brace…) che dice di aver avuto le stesse esperienze dei ragazzi, solo che lui era la “Teresa” in una radura di ragazze.
Le prove a cui sono sottoposti i ragazzi lungo il loro percorso dimezza gli ex-Radurai, che continuano ad aiutarsi a vicenda dimostrando che l’amicizia è più forte dello spirito di sopravvivenza. Come quando Thomas salva un ragazzo la cui testa è stata “ingoiata” da una palla che ustiona fino alla morte ciò che ricopre.
Quando all’orizzonte si distinguono i resti di una città, i ragazzi tirano un sospiro di sollievo visto che il percorso comprende un panoramico viaggio nel nulla più assoluto con il sole che cuoce letteralmente le persone. Ma il sadico Dashner ancora una volta non è soddisfatto di quello che ha fatto ai ragazzi e decide di mandare una violenta tempesta di fulmini e cosa possono fare dei fulmini se non friggere le persone?!
I sopravvissuti alla tempesta si rintanano in una casa apparentemente abbandonata. Ed è qui che
Le risposte frammentate dell’Uomo Ratto sono accompagnate dai ricordi di Thomas, che comincia a sognare il passato, ma il quadro non è ancora del tutto chiaro. Si tratta di un puzzle di cui conosciamo i singoli pezzi ma non riusciamo ad averne una visione completa. Vi ricordate la frustrazione provata quando Thomas domandava e tutti lo mettevano a tacere? Stavolta tutti chiedono (finalmente!) ma nessuno può rispondere, le poche risposte che abbiamo sono sempre messe in dubbio, se la CATTIVO è stata capace di cancellare i ricordi ai ragazzi avrebbe anche potuto manometterli.
Le domande continuano a sorgere: di chi ci si può fidare? Chi sono i buoni? La CATTIVO ha un fine nobile come dice?
L’ambientazione post-apocalittica, che crea angoscia e senso di vuoto, è riuscita; se nel primo romanzo ciò che disturbava era la limitatezza degli spazi adesso i Radurai hanno a loro disposizione un intero mondo, che però è vuoto. Non particolarmente riuscita è la caratterizzazione degli Spaccati che dovrebbero creare angoscia. L’unico momento in cui ho sentito un po’ il thriller è la scena della grotta:
Aspettarono nell’oscurità, sdraiati sul pavimento duro, rivolti verso il piccolo passaggio, appiccicati, sudati. Il silenzio si prolungò ricreando quel ronzio di assenza di suono. Thomas rimase all’ascolto. Dovevano esserne assolutamente certi. Per quanto volesse lasciare quello spazio agusto, per quanto fosse scomodo, dovevano aspettare. Passarono diversi minuti. Altri ancora. Solo silenzio e oscurità. “Credo che se ne siano andati” disse alla fine Brenda. Accese la sua torcia. “Ciao nasi!” gridò una voce terrificante dalla stanza.
Ho trovato ridicola e un po’ fuori luogo la festicciola organizzata dagli Spaccati/figli dei fiori, ha ottenuto il risultato di spezzare il ritmo incalzante delle scene precedenti e non faceva “paura”, solo ridere e non credo fosse questo l’intento dell’autore. A meno che non volesse presentare gli Spaccati come dei simpatici burloni…
Ci sono momenti in cui la scrittura semplicistica di Dashner si rivela in tutta la sua forza: nella rappresentazione del dispiacere e della delusione di Thomas nello scoprire che Teresa non era chi diceva di essere, che li ha ingannati dal primo momento, Thomas che non reagisce ma si chiude in un silenzio assordante, non vuole pensare, non vuole parlare, sopravvive e non vive.
Perchè l’ho preferito al primo? I personaggi sono vivi e non passivi, si pongono delle domande, non sembrano più delle marionette ma si ribellano con forza al loro destino che sembra stato scritto nei minimi dettagli. La CATTIVO ha programmato tutto e forse non si aspettava una reazione negativa da parte dei ragazzi.
1. Il labirinto, 2011 (The Maze Runner, 2009)
2. La via di fuga, 2012 (The Scorch Trials, 2010)
3. La Rivelazione, 2014 (The Death Cure, 2011)