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The Mean Greens: Plastic Warfare – Soldatini alla riscossa

Da Videogiochi @ZGiochi
di Matteo "The_Unk" Lusso

Guerra e videogiochi formano da sempre un binomio di successo e negli anni se ne sono visti in tutte le salse, dalle Guerre Mondiali ai futuri distopici, con un continuo miglioramento teso al realismo sia per i titoli che pur mantenendo un approccio arcade puntano a raggiungerlo almeno graficamente sia quelli che invece fanno della complessità, libertà d’azione e gioco di squadra il loro fulcro. The Mean Greens: Plastic Warfare invece ci riporta indietro all’infanzia, ai soldatini di plastica che combattevano le loro guerre fra il disordine della scrivania, sopra le coperte di un letto od ovunque volessimo. Non è la prima volta che i soldatini combattono sui nostri schermi – chi non ricorda la serie Army Men? -, ma dopo una lunga assenza ritornano in un frenetico titolo multigiocatore con una rinnovata veste grafica grazie all’eccezionale Unreal Engine 4.

The Mean Greens Plastic Warfare logo

Plastica contro plastica

The Mean Greens: Plastic Warfare è un titolo volutamente semplice ed immediato, tale da essere facilmente accessibile a chiunque. Il nostro alter ego di plastica ha infatti a disposizione fin da subito in ogni partita un arsenale di cinque diverse armi: il classico fucile d’assalto, comodo sulla media distanza ma poco maneggevole negli scontri ravvicinati e per colpire i bersagli in lontananza, il fucile da cecchino a caricatore ridotto ma comodo sulla distanza grazie al suo mirino, il fucile a pompa che fa il suo lavoro a distanza ravvicinata, il potente bazooka che paga la sua forza con un cool down abbastanza lungo e pochissime munizioni, infine il lanciafiamme, dalla gittata veramente ridotta – praticamente colma l’assenza dell’attacco corpo a corpo – dato che per squagliare il nemico è necessario essergli addosso, senza dimenticarci della granata. Questo è l’equipaggiamento di un soldatino pronto alla battaglia ed è più che sufficiente poiché che le mappe sono studiate principalmente per scontri 5 vs 5, anche se il titolo continua ad essere aggiornato ed ora supporta fino a 16 giocatori, e quindi son compatte.

Abbiamo trovato positiva e adatta alla natura arcade del gameplay limitare le munizioni disponibili, soprattutto per il fucile da cecchino e il bazooka, così da evitare del tutto il camping e il non posizionare nessun potenziamento nella mappa, assieme all’assenza di miglioramenti acquistabili coi punti esperienza per armi ed equipaggiamento, proprio perché non esistono i livelli. Nonostante questa assenza, specialmente l’ultima, possa apparire una limitazione per uno sparatutto in terza persona, si sposa invece alla perfezione con la filosofia del gioco. Nessuno è più forte di nessuno grazie all’equipaggiamento migliore, conta solo l’abilità del giocatore. Infatti difficilmente una squadra riuscirà a prevalere fortemente sull’altra, a meno di non entrare in un server con un ping troppo alto o in caso di squadre con un numero di giocatori sbilanciato, rendendo i 10 minuti per match combattuti fino all’ultimo secondo. Si capisce come gli sviluppatori abbiano puntato molto sulla rigiocabilità di ogni mappa e modalità, senza dover pensare troppo ad abilità da utilizzare o a tattiche da adottare. Certo, una squadra coordinata ha più probabilità di vittoria, ma principalmente basta non disperdersi e muoversi in gruppo per non venire sopraffatti; comunque è divertente se giocato con amici grazie alla possibilità di formare dei party e poi utilizzare il matchmaking per trovare una partita e restare tutti nella stessa squadra.

Trattandosi di un titolo prettamente arcade, la barra della vita si rigenera in automatico e lo sprint ha una durata limitata ma anch’esso si ricarica velocemente. È possibile rotolare, accovacciarsi, ma non sdraiarsi, tuttavia gli sviluppatori stanno ascoltando il feedback dei giocatori e dopo qualche giorno dalla realease è stata aggiunta anche la possibilità di sparare mentre si salta, all’inizio non disponibile per scelta, ma richiesta a gran voce dai giocatori. Quindi The Mean Greens: Plastic Warfare, pur non essendo in Early Access, in futuro continuerà ad essere migliorato e bilanciato sempre più. Ciò è un aspetto da non sottovalutare perché dimostra una grande serietà da parte degli sviluppatori che hanno prodotto un TPS di qualità e divertente, ma che continuerà ad essere supportato nel tempo.

Infine, per quanto riguarda gli aspetti fondamentali del gameplay, non vi è nulla da eccepire per quanto riguarda la fluidità dei movimenti dei soldatini o della telecamera che risultano facili da manovrare sia col mouse e tastiera che con l’ausilio di un controller. Per quanto riguarda la balistica dei proiettili invece non bisogna aspettarsi nulla di particolare, ma – e lo sottolineiamo ancora una volta – data la natura arcade è normale che basti sparare al nemico e non a dove si troverà anche se fosse in movimento, insomma, son pur sempre soldatini di plastica! Il lag, invece, non ci ha causato nessun problema, grazie alla presenza di molteplici server dedicati europei in cui il nostro ping si manteneva tranquillamente sotto i 30, ma anche partecipando a sessioni create dagli utenti, quindi non in server dedicati, non abbiamo avuto problemi di latenza. Unica nota negativa riguarda il matchmaking, poco preciso, che tende a farci entrare in sessioni mezze vuote, ma per ovviare al problema basta usare la lista dei server.

Sei solo un balocco per bambini!

Le dieci mappe presenti offrono ognuna una diversa modalità, tutte piuttosto riuscite, anche se alcune abbastanza simili fra loro. Ogni mappa è costruita utilizzando oggetti quotidiani presenti nelle nostre case e passano da combattimenti in cucina e dentro il freezer, al tavolo coi giocattoli di un bambino, fino a dentro l’acquario coi pesci in cui si combatte in una situazione di bassa gravità. Una peculiarità affine a tutte le mappe è la totale simmetria, questa scelta è perfetta per evitare che si vengano a creare zone più sicure di altre e ancora una volta equilibrano le forze in gioco. È un peccato che non si possa scegliere quale modalità giocare, visto che alcune mappe si prestano bene a più tipi di combattimenti, e che gli elementi scenici siano totalmente statici: vedere qualche pastello colorato volare via dopo una esplosione o qualche bicchiere in vetro rompersi se colpito, così da modificare anche la mappa stessa, non ci sarebbe dispiaciuto.

Le modalità disponibili sono tutte basate sui combattimenti fra due squadre, i verdi e i marroni, con l’unica eccezione del tutti contro tutti. Si va del classico deathmatch in cui bisogna uccidere un certo numero di nemici, al re della collina in cui bisogna controllare la cima di una montagna fatta di libri e balocchi e diverse varianti del conquista, una ambientata in un natalizio trenino giocattolo in cui son presenti tre zone da conquistare, e altre due basate sul catturare la bandiera nemica e riportarla alla base, fino ad altre decisamente sopra le righe in cui dobbiamo combattere dentro un biliardino e fare gol nella porta avversaria con la pallina – enorme dal punto di vista dei soldatini – o scongelare il nostro dinosauro di plastica col lanciafiamme prima della squadra avversaria. Al prezzo a cui viene venduto, 14,99 €, queste dieci modalità e mappe risultano abbastanza varie e rigiocabili, anche se basteranno un paio d’ore (visto che la scelta della mappa successiva avviene a votazione), o anche meno, per provarle tutte, ma questo in fin dei conti vale per tutti gli sparatutto multiplayer. Piuttosto andrebbe aggiunta la possibilità di cambiare, anche a votazione, le impostazioni della partita, come ad esempio non consentire l’uso di un’arma e modificare la durata dei match.

Verdi vs Marron… Beige

L’Unreal Engine 4 è un vero bijou. I colori sono vivi e accesi e la resa visiva dei plastici soldatini è ottima, così come le animazioni, grazie all’uso di texture veramente definite – si riescono a leggere perfino gli ingredienti delle bibite! – e modelli tridimensionali ben fatti e vari. Infatti ogni volta che moriamo utilizzeremo un diverso modello di soldatino, che, pur influenzando solo l’estetica, risulta un’aggiunta carina e le zone della casa in cui combattiamo non sono delle semplici scatole vuote con solo il nostro campo di battaglia, ma delle vere e proprie stanze arredate di tutto punto con tutto il mobilio. Discrete anche le ombreggiature e le esplosioni che assieme all’occlusione ambientale riescono a rendere le battaglie piuttosto sceniche. Anche per quanto riguarda l’audio non si può negare il buon lavoro svolto sia per gli effetti sonori che per le musiche, molto d’azione e militaresche. Nel complesso il lavoro svolto è notevole oltre che piacevole da vedere e ascoltare, e nonostante tutto, il nostro calcolatore equipaggiato con una AMD R9 290 riesce a mantenere un frame rate in Full HD e con ogni opzione visiva al massimo, sui 100-120 fotogrammi al secondo senza presentare alcun problema di screen tearing.

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