Genere: crime-drammatico
Stagioni: 5 (in corso)
Episodi totali: 116
Anno: 2008/in produzione
Attori principali: Simon Baker, Robin Tunney, Tim Kang, Amanda Righetti, Owain Yeoman
Trama
Patrick Jane era un truffatore, fingeva di possedere poteri paranormali, di poter parlare con i morti e di vedere cose che gli altri non potevano.
Lucrava su questo, si prendeva gioco delle persone e lo faceva col sorriso sulle labbra.
Ma, dopo aver sfidato apertamente un pericoloso serial killer, Johnny il Rosso, finisce per perdere tutto.
Moglie, figlia, la sua stessa vita gli venne strappata, dalle mani insanguinate di chi non aveva accetto di essere deriso.
Ora lavora per il CBI, il California Bureau of Investigation, mettendo il suo talento nelle mani della giustizia.
Ma c’è qualcosa che lo muove, il desiderio di vendetta verso chi ha sterminato la sua famiglia…
Impressioni
Mentre scrivo questa recensione sono al termine della terza serie. Una quarta è già stata trasmessa e la quinta è tuttora in programmazione. Quindi, per quanto non sia mia intenzione spoilerare, chiedo a tutti voi di non farlo nei miei confronti.
Una serie interessante che si basa, così com’era accaduto in Lie to Me, su un solo personaggio, quello di Patrick. È lui il cardine di ogni puntata, il perno su cui si muove tutto e su cui tutto ruota.
Le sue intuizioni sono geniali, al limite del magico, ed è un vero piacere comprendere minuto dopo minuto l’evoluzione del suo piano per portare il colpevole di turno ad ammettere il suo reato.
Quindi una serie poliziesca, di stampo prettamente americano, con un cast di personaggi credibile e intrigante.
Il migliore, se escludiamo lo stesso Jane, è Cho, ex militare, in gioventù membro di una gang. È lui a reggere gli interrogatori, il vero mastino di guerra della squadra.
Anche Teresa Lisbon, la testa della squadra e colei che da gli ordini, ha un sacco di pregi, primo fra tutti il sapersi rapportare con il difficile carattere di Jane.
Gli episodi sono autoconclusivi, inframmezzati alla linea principale che tratta di Johnny il Rosso.
Ecco, il killer, nella sua follia, pare uno dei personaggi meglio riusciti, se si parla in campo di serie televisive.
Non lo si vede mai, se non qualche apparizione fugace in cui però è impossibile riconoscerlo. La sua crudeltà è infinita, come la sua genialità, quasi paragonabile a quella di Patrick. Nemesi perfetta per un protagonista che pare in grado di fare tutto.
Ed è proprio questo saper fare quasi ogni cosa che mi obbliga a sollevare la questione dei difetti: ogni caso, e dico proprio tutti, viene risolto da Jane. La squadra è solo un contorno, il CBI una mera scusa per inserire Jane nei contesti.
Se non fosse per lui, non arresterebbero nessuno, e il modo in cui risolve i casi, a volte rasenta l’incredibile.
Ma, accettato l’assurdo come plausibile, la serie si lascia guardare discretamente, pur con qualche alto e basso.
Il finale della terza stagione è qualcosa che… UAU, lascia davvero a bocca aperta, e nell’attesa di continuare la visione di questo serial vi invito a dargli un’occhiata: certo, non raggiunge le profondità poliziesche di NYPD, ma se la cava bene e riesce anche a strappare diversi sorrisi lungo l’arco di una puntata.