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The Mudhouse: quality, machang!

Creato il 26 settembre 2010 da Claudsinthesky

C’era una volta un piccolo scout che si divertiva tanto ad arrampicarsi sugli alberi più alti e a passare le sue giornate a contatto con la natura. Crescendo, però, il piccolo scout dovette seguire la volontà della famiglia e si ritrovò a lavorare come cassiere nel negozio di suo fratello maggiore ad Anamaduwa: ma Kumar -questo era il suo nome- non era felice, poiché sapeva che quella non era la vita che desiderava, così, un bel giorno, decise di abbandonare il lavoro al negozio, comprò un pezzo di terra e vi costruì una casa. “Sei matto!”, lo rimproveravano bonariamente, sperando che tornasse alla ragione, ma Kumar non era matto, anzi, non era mai stato tanto felice come ora che aveva la sua casetta in mezzo alla giungla. Una casetta di fango, che si era costruito da solo, secondo le tecniche delle case rurali tradizionali, un’amaca per dormire sotto il cielo stellato, tanti libri per passare il tempo, un orto per crescere le sue piante e un wewa per nuotare e farsi il bagno… “Cosa c’è di meglio nella vita?!”, pensava Kumar. Poi, il 26 dicembre 2004, un’onda altissima colpì la sua isola di smeraldo, distruggendo villaggi e città della costa meridionale e uccidendo intere famiglie. Kumar, allora, prese la sua moto, lasciò la sua bella casina di fango e andò nel sud del Paese, per aiutare le persone che erano rimaste senza casa per colpa dello tsunami. Anche lì, però, a contatto con l’avidità di troppi uomini, non si sentiva a suo agio, così, dopo qualche mese, decise di ripartire per tornare a casa. Tra i volontari aveva conosciuto Tom, un ragazzo inglese che per un anno aveva fatto l’insegnante ad Anamaduwa, e lo aveva invitato ad andarlo a trovare. Quando Tom arrivò nell’oasi di tranquillità che Kumar si era costruito ebbe un’idea: perché non fare di quel posto un hotel?

Dalla piccola casetta di fango al ”jungle hotel” The Mudhouse, grazie all’aiuto di tanti amici che si sono improvvisati muratori, il passo è stato breve: attualmente Kumar e Tom gestiscono un vero e proprio “Mud Empire”, che consta, oltre all’originale casa di fango, di un “honeymoon hut” per le coppie, un “family hut” per 4 persone, un “camping hut” che può accogliere gruppi di circa 20 persone e una “treehouse” con vista sul lago. In più ci sono gli spazi comuni (delle capanne per la cena e la “reception”), le cucine e le stanze riservate al personale.

Purtroppo le foto non rendono l’idea della bellezza del posto, per evidente incapacità mia e perché non mi sembrava carino andare a disturbare gli altri ospiti per fare foto delle loro capanne.

The Mudhouse: quality, machang!

The Mudhouse: quality, machang!

The Mudhouse: quality, machang!

Purtroppo non è solo colpa delle foto: sono anche le parole a far difetto quando c’è da parlare di The Mudhouse. Come si fa a spiegare perché delle capanne di fango senza elettricità in mezzo alla giungla diventano il termine di paragone per hotel a 5 stelle? Cosa c’è di tanto speciale?

Per spiegare potrei cominciare col dire che ogni capanna (tutte progettate dallo stesso Kumar e costruite tradizionalmente con mura di fango e tetti cadjan, di foglie di palma) è provvista di un grande spazio privato che la separa dalle altre, permettendo così la massima privacy. Che in nessun altro posto potrete addormentarvi con il fischio dei lori e risvegliarvi al canto degli uccelli. Che in nessun altro posto farete la doccia direttamente nella giungla, con un ramo come portasciugamani (e sì, potrà capitarvi, come è successo a me, anche di ritrovarvi un serpentello sul portasciugamani! Piuttosto impaurito, poverino, dopo avermi vista nuda…). Che in nessun altro posto la piscina è un lago pieno di ninfee e fiori di loto. Che in nessun altro posto lo staff si sforzerà così tanto di farvi sentire a casa, cogliendo frutti particolari solo per voi, raccontandovi aneddoti sulla loro vita, facendovi persino dei piccoli regali al momento della partenza.

E vogliamo parlare del cibo, un enorme punto a favore della Mudhouse? Tipicamente singalese, il più buono che abbia mangiato durante tutto il viaggio. Il cuoco Manju (un nome, una garanzia) è veramente un artista che ogni volta si supera, qualsiasi cosa prepari: vegetali raccolti nel piccolo orto dell’albergo, pesci pescati nel wewa adiacente, uova organiche e carni freschissime (non c’è il frigorifero), il tutto cotto direttamente sul fuoco aperto.

The Mudhouse: quality, machang!

The Mudhouse: quality, machang!

The Mudhouse: quality, machang!

The Mudhouse: quality, machang!

The Mudhouse: quality, machang!

The Mudhouse: quality, machang!

Lo staff della Mudhouse, inoltre, organizza diversi tipi di vacanza su misura: matrimoni in stile singalese tradizionale, vacanze ayurvediche, corsi di yoga… Per gli ospiti normali, invece, propongono escursioni giornaliere per tutte le principali località della poco conosciuta North Western Province: la baia dei delfini di Kalpitiya, il Parco Nazionale di Wilpattu, l’antica capitale Yapahuwa, birdwatching ad Anawilundawa, ma le attività più belle sono i picnic con i ragazzi dello staff nel grande prato vicino al wewa, fare il bagno o andare in kayak tra le ninfee, passare le serate in albergo cantando e ballando come se ci si conoscesse da anni.

Tutti i pasti e tutte le escursioni (tranne ovviamente l’ingresso al Wilpattu National Park) sono organizzati gratuitamente e sono compresi nel prezzo ($115 a persona o $185 per due).

Il bello è che non si tratta solo di un albergo, The Mudhouse rappresenta un progetto più importante, oltre a una vera e propria scelta di vita: con essa Kumar, che sembra uscito da un cartone animato ma ha un cervello che funziona turbo, sta cercando di sviluppare l’area e dare una possibilità di crescita ai paesani della zona. Tutto lo staff, infatti, è formato da abitanti dei villaggi vicini, che Kumar manda a scuola per imparare l’inglese e fa formare nel settore alberghiero e della ristorazione o come guide turistiche, dando loro non solo un introito migliore di quello offerto dalla sola coltivazione del riso, ma anche delle competenze alle quali altrimenti non avrebbero avuto accesso. Allo stesso modo, il cibo che non proviene direttamente dall’orto biologico made in The Mudhouse viene acquistato direttamente presso i contadini, gli allevatori e i pescatori del villaggio, garantendo così la sussistenza di intere famiglie e lo sviluppo dell’economia locale.

The Mudhouse: quality, machang!

The Mudhouse: quality, machang!

The Mudhouse: quality, machang!

Chi nella natura non è perfettamente a suo agio, così come chi non può vivere senza cellulare e iPod, farebbe bene a stare alla larga dalla Mudhouse. Il viaggiatore indipendente, invece, che dei luoghi ricerca l’autenticità e il contatto con le persone, troverà qui il suo paradiso. E attenzione, ché il paradiso non è a buon mercato, ma, sulla bilancia del dare e del ricevere, quello che The Mudhouse vi lascerà, credetemi, è molto più del prezzo che avrete pagato. The Mudhouse vi darà una famiglia sempre pronta ad accogliervi, ma, soprattutto, vi darà ciò che il viaggiatore cerca: quanto c’è di più vicino alla libertà.

Ci tornerei? Anniva defà! (*slang per “certamente!”)

The Mudhouse: quality, machang!

The Mudhouse, Pahaladuwelweva, Anamaduwa, North Western Province – Sri Lanka   tel.: +94 77 3016191 – [email protected] – www.themudhouse.lk



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