Vincitore del premio Oscar con Crash-Contatto fisico (2004), Paul Haggis torna dietro la macchina da presa per dedicarsi ad un dramma a tinte thriller il cui quesito riguarda fin dove può spingersi un uomo per l’amore della propria compagna e della propria famiglia.
Remake del francese Anything for her (2008), ne è infatti protagonista il professor John Brennan (Russell Crowe), il quale, in seguito all’arresto della moglie Lara (Elizabeth Banks), accusata di omicidio, cerca in tutti i modi di trovare le giuste prove per scagionarla; fino al momento in cui l’unica via di salvezza si rivela essere l’evasione, che pianifica per lei ricorrendo alla consulenza di persone che mai avrebbe frequentato.
Quindi, la tematica dell’uomo comune coinvolto in situazioni al di fuori della sua normale routine, già trattata dal grande Alfred Hitchcok in classici del calibro di Intrigo internazionale (1959), viene aggiornata da Haggis, ricorrendo ad uno sguardo più realistico, che, senza rinunciare al suo modo di narrare tempestato di filosofia umana e frasi emblematiche, cerca di non discostarsi molto dal racconto ed evita spettacolarizzazioni.
Un thriller che, forte di un Crowe (Il gladiatore) capace di dare quel giusto senso di umiltà ed umanità al suo John grazie al fisico più bolso del solito, sa farsi valere, partendo come dramma familiare e sfociando in un epilogo quasi al cardiopalma, pieno di sorprese e colpi di scena studiati e congegnati da uno script ad orologeria a firma del regista stesso.
E, sorvolando su una Moran Atias (La terza madre) sprecata, non sono da meno le spalle, dalla bella Banks (Spider-man), al veterano Brian Dennehy (Rambo), passando per il sempre efficace Liam Neeson (Io vi troverò), nel breve ruolo di un ex detenuto fuggito dal carcere ben sette volte.
Certo, se fosse venuta meno l’aurea umanistica di cui Haggis va sempre fiero, i risultati avrebbero dato molto di più sul versante della tensione, ma, anche così, le oltre due ore di visione funzionano a dovere.
Mirko Lomuscio