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The next three days

Creato il 09 maggio 2011 da Misterjamesford
The next three daysLa trama (con parole mie): La vita perfetta della famiglia Brennan - lui insegnante, lei avvocato -, fatta di intesa, passione e focolare domestico, viene sconvolta dall'improvviso arresto di Lara.
L'accusa è di omicidio, e tutte le prove sono contro di lei.
L'unico che continua a credere alla donna è il marito, che memore della lezione di Giustizia privata si trasforma in un esperto di evasioni grazie ad internet ed elabora, nel tempo libero, un piano pressochè perfetto affinchè lui e il piccolo Luke possano riunirsi alla donna della loro vita, alla faccia di tutti quelli che non hanno mai creduto alla loro versione.
Che, non provate neppure a pensarci, ovviamente corrisponde a verità.
Partiamo subito con un assioma inconfutabile: Paul Haggis è il più grande paraculo del Cinema americano finto autoriale.
Dopo aver scritto quel Capolavoro che non è altro di Million dollar baby - probabilmente ridimensionato nella dimensione retorica dal nostro Clint preferito - il simpatico Paul decise di ritagliarsi molto più dello spazio e dell'attenzione dedicate ad uno sceneggiatore, e compì il grande passo ponendosi in prima persona dietro la macchina da presa.
Il risultato fu - commercialmente e per una buona fetta di pubblico e critica - un successo, tanto da condurlo addirittura alla vittoria dell'Oscar grazie al terribilmente retorico Crash - Contatto fisico, un film che, ricordo, detestai cordialmente alla prima visione e che, con il passare del tempo, riuscì a suscitare in me una sempre crescente voglia di bottigliate.
Seguì l'altrettanto ruffiano - ma, occorre dirlo, sicuramente meglio studiato - Nella valle di Elah, che riuscì a risparmiarsi un'altrettanto sonora dose di botte soltanto grazie all'ottima interpretazione dei suoi protagonisti, anche se, dovessi rivederlo, non giurerei che potrebbe finire allo stesso modo.
Il tutto, per giungere a questo The next three days.
Girato con mestiere, scritto con furbizia, affidato ad un protagonista indubbiamente riconosciuto dal pubblico, sicuramente non può essere considerato un film da buttare, o che renda difficile la sua visione allo spettatore: anzi, direi proprio il contrario.
Haggis, che deve aver capito come funzionano i meccanismi del grande pubblico, usa tutti gli strumenti in suo possesso - anche i più meschini - affinchè l'audience si identifichi e partecipi alla solitudine e al piano disperato ideato da John Brennan/Russell Crowe, senza, tuttavia, mettere sotto accusa il sistema giudiziario o i poliziotti responsabili delle indagini ai tempi dell'incarcerazione di Lara Brennan.
Così, volenti o nolenti, si finisce per rimanere sul filo in attesa di capire quale sarà la risoluzione, anche se, fin dal principio - e anche in questo caso, l'apertura è davvero un colpo basso di sceneggiatura - sappiamo bene come il tutto andrà a finire.
Una sorta di La 25ma ora al contrario, se proprio vogliamo pensare che Haggis possa appartenere al Cinema autoriale a stelle e strisce. Ovvero quasi come credere alla fantascienza.
La realtà dei fatti, dunque, è ben altra: The next three days è un film furbo, esageratamente lungo, indecorosamente falso e buonista e neppure in grado di tenere ben alzata la mano che ha scagliato la proverbiale prima pietra.
Nonostante alcune idee potenzialmente interessanti - l'utilizzo di internet, ad esempio -, il tutto resta velato da un alone di retorica, falsità e fastidiosissimo "centrismo" - per usare un'espressione all'italiana - in grado di rendere la visione un ibrido irritante che non sussiste come film d'azione senza troppe pretese e neppure come pellicola autoriale o, se vogliamo, di denuncia.
Il tutto senza neppure considerare scelte discutibili e sinceramente obbrobriose quali il testacoda prolungato in autostrada durante la fuga - uno dei punti più bassi che il Cinema mi abbia offerto negli ultimi mesi - o il richiamo ad Haiti legato a doppio filo ad un'operazione ad alto tasso di buonismo realizzata dallo stesso Haggis per la tv americana a seguito del terremoto che colpì la disgraziata nazione caraibica all'inizio dello scorso anno.
A poco può servire il fascino di una figura tipicamente fordiana come George Brennan, padre di poche parole cui presta volto il mitico Brian Dennehy - che i più expendables tra voi ricorderanno per Rambo -.
The next three days resta una pellicola pericolosissima per tutti gli amanti del Cinema, e anche per chi non lo è: per i primi, perchè cose come questa ammazzano l'autorialità spacciandosi come tale, e i blockbuster ritenendosi ad essi superiori, e per i secondi perchè, in genere, quando si esce dalla sala dopo uno spettacolo come questo si pensa di aver appena visto "un filmone" di quelli come non se ne fanno più.
Invece il risultato sarà come aver votato quello che ha scelto la maggioranza, e solo per sentito dire, ed esserne anche fieri.
MrFord
"But I'll still take all the blame
'cause you and me are both one and the same
and it's driving me mad
and it's driving me mad."
Muse - Escape


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