Nuovo cantante e nuovo giro di giostra trita-ossa per i The Orange Man Theory, che vedono oggi schierato Giorgioni (Tsubo) al posto dello storico Gianni, un cambiamento importante che però non sembra aver lasciato traumi, almeno a giudicare dalla potenza di fuoco messa in campo da questo Giants, Demons And Flocks Of Sheep. Forte di un linguaggio ormai collaudato e oliato nel corso degli anni, la band romana non sembra proprio voler fermare o rallentare la propria corsa, semmai appare ancora più letale nella sua insana miscela di grind, death e hardcore, il tutto centrifugato all’interno di un songwriting inconfondibile. L’arma segreta è, al solito, rappresentata dalla capacità di inserire improvvisi cambi di marcia e aperture inaspettate, come il retrogusto sludge che fa capolino tra le righe o le aperture postcore, usate ad hoc per impedire che il tutto si risolva in uno sfoggio di rabbia fine a sé stesso. Ma è con “If It Could Speak” che l’album rivela la sua vera indole e presenta all’ascoltatore un dedalo di percorsi sonori, tanto complesso quanto capace di sorprendere anche chi è ormai ben consapevole delle potenzialità dei musicisti coinvolti. Da questo punto in poi si prende la rincorsa per un crescendo che non delude le aspettative, sia quando riporta alla luce l’animo rock’n’roll della formazione, sia quando si apre ad infiltrazioni noisy, magari all’interno di un unico brano (come nel caso di “Point Of No Arrival”). Insomma, di carne al fuoco ce n’è molta in questo nuovo lavoro, eppure il tutto è al solito messo al servizio di un tessuto organico e coeso, proprio di chi ha saputo mettere a frutto le passate esperienze e non teme di doversi rimettere in gioco. Non resta che vederli in azione dal vivo con il nuovo frontman per confermare la buona impressione lasciata da Giants, Demons And Flocks Of Sheeps.
Tracklist
01. Kill Me
02. Blood Will Out
03. Vital Drug
04. My Heritage
05. If It Could Speak
06. A Glass Of Wine
07. Point Of No Arrival
08. Contrary Effect
09. Knock At You Door
10. Help Me