Magazine Cultura
Per raccontare il personaggio di questa settimana è stato necessario barare un tantino sulle regole del gioco rinunciando al tradizionale terreno di confronto familiare e facendoci bastare il fatto che la nostra protagonista sia una sorellastra mal voluta e una cognata, "sorella" acquisita e così appellata in più di un occasione nel corso della storia (non volevo rinunciare all'opportunità di parlare di lei, deal with it). Vi state chiedendo chi sarà la nostra ospite misteriosa? Ovviamente- ma anche no, dati i pochissimi indizi disponibili-si tratta di Margaret Beaufort, madre di Enrico VII d'Inghilterra, nonna di quel simpaticone di Enrico VIII nonchè la donna che ogni fan della dinastia Tudor dovrebbe ringraziare. Tutti gli storici già pronti a tirare fuori penna e calamaio facciano però un passo indietro: avendo avuto il piacere di conoscere da vicino la nostra eroina attraverso il romanzo di Philippa Gregory La Regina della Rosa Rossa ( The Red Queen) e la serie tv The White Queen ad esso parzialmente ispirata, mi limiterò a prendere in considerazione esclusivamente queste due fonti di finzione per raccontare le vicissitudini di Margaret e tentare di spiegarvi come per me sia stata l'unica degna di vincere la Guerra delle Due Rose. Ready? Let'go, FOR ENGLAND! AND FOR TUDOR!
A Woman's Work
A differenza della serie tv, in The Red Queen la Gregory inizia a raccontare la vita di Margaret sin dall'infanzia: nata in una famiglia che vanta il più illustre dei legami nella parentela Lancastriana con il re Enrico VI, ancora bambina l'ambiziosa Margaret sogna di realizzare la propria grandezza nella fede, diventando la badessa di una prestigiosa abbazia o brandendo la spada di Cristo come la sua eroina Giovanna D'Arco; nella speranza che una visione mistica dia sostanza al suo prezioso disegno la piccola trascorre così le notti a pregare, inginocchiata sul freddo pavimento delle sue stanze.
I piani della madre, una donna fredda devota alle sorti dei figli maschi e del tutto disinteressata verso la felicità di quella che considera una semplice merce di scambio, sono però ben diversi: ad appena 12 anni Margaret è la moglie di Edmund Tudor, fratellastro di Re Enrico, con l'unico scopo di produrre al più presto un nuovo erede maschio per il Casato di Lancaster.
Sposarsi molto giovani era nel Medioevo una frequente consuetudine, ma è difficile non sentire dolore e pietà per una bambina costretta a sopportare un marito col doppio dei suoi anni, guardando al concepimento di un figlio come unica possibilità di scampo: mentre Edmund muore di peste in una prigione nemica, Margaret compie il suo dovere e da alla luce un maschio che chiama Enrico come i grandi Re Lancaster, ma durante il parto il suo corpo piccolo e minuto rimane danneggiato a tal punto da impedirle in futuro di avere altri figli.
God's will
Margaret si rende presto conto che difendere i diritti del piccolo nella linea di successione al trono l'unico modo per pagare la sua ambizione è diventare regina madre, così da potersi finalmente firmare Margaret R: rimasta sola nel castello vota alla causa della sua missione anche il cognato Jasper, le cui prime scene nel romanzo mostrano più la tenerezza di un padre che la lealtà di un fedele vassallo all'opera per proteggere il suo giovane Signore.
Margaret si innamora di Jasper, ma la sua condizione di donna la costringe a tornare presto "al lavoro" nell'interesse della famiglia e a contrarre un nuovo matrimonio: il fortunato, come sempre scelto dalla madre senza consultarla, è il mite e tranquillo signorotto di campagna Henry Stafford, capace di amarla e rispettarla come pochi altri faranno nella sua vita; il miglioramento della sua sua condizione coincide però con un obbligata rinuncia a Jasper e soprattutto a Enrico, che trascorrerà l'infanzia lontano dalla madre e sotto il sempre vigile sguardo dello zio.
Pur senza l'arrivo di un nuovo erede gli anni con Stafford trascorrono sereni, ma privata del diritto di crescere suo figlio e nel pieno della Lotta Dinastica Margaret non può né vuole trovare pace: gli York prendono il trono e imprigionano il suo re, il casato di Lancaster finisce in disgrazia, Jasper la ama da lontano come un cavaliere errante perchè incapace quanto lei di rinunciare al sogno di vedere Enrico conquistare finalmente il trono, la sua bionda e splendida rivale Elizabeth Woodville regala al marito Edoardo un figlio all'anno ed è benvoluta da tutti, nonostante il serio sospetto che sia dedita a pratiche stregonesche.
Smile to The enemy
Margaret è una dama intelligente, coraggiosa e tenace, ma sarebbe ingiusto rimproverarle un bigottismo naturale e inevitabile dato il Medioevo che l'ha formata e cresciuta: molto più interessante è invece riflettere su come la Gregory specchi la sua invidia per la rivale Regina Bianca e la sua ambizione personale attraverso il filtro della fede rendendo palese, grazie a riflessioni a volte anche piuttosto divertenti nella loro ostinata ritrosia, il desiderio della donna di giustificare con una nobile causa un amor proprio cristianamente deprecabile; difficile non amarla nella sua sbilanciata e umanissima imperfezione.
Fra congiure, battaglie e spietate risoluzioni il momento della resa dei conti si avvicina: Margaret perde Stafford per una grave ferita in combattimento( la scena è particolarmente toccante sia in video che su carta), si risposa perchè pur consapevole di perdere l'indipendenza appena conquistata sa di non poter portare avanti la sua missione senza il braccio di un marito e sceglie così Lord Thomas Stanley, calcolatore ed ambizioso, per arrivare il più vicina possibile alla corona; è allora che impara a sorridere ai propri nemici, a tenere nascoste quelle idee che aveva sempre urlato con determinazione, a sporcarsi le mani quando l'occasione lo richieda.
Dopo una vita spesa in favore della Causa Margaret è finalmente vicinissima alla vittoria, ma il terrore che quel figlio divenuto un estraneo dopo tanti anni di lontananza non riesca nell'impresa rendendo vana e inutile una vita di sacrifici per lei e per Jasper insiste nel perdurare: in una splendida deviazione dalla pagina scritta, la serie dà almeno a madre e figlio l'opportunità di rivedersi prima della battaglia, concedendo loro un semplice abbraccio scevro da risentimento o esitazione.
R.
L'esito della battaglia di Bosworth Field è storia e anche in questo caso The White Queen fa un lavoro migliore della sua controparte letteraria nel celebrare degnamente la lotta di Margaret e il suo trionfo tanto atteso: ad ogni modo, è una mancanza che siamo disposti a perdonare ad un libro che grazie a una prima persona onnipresente ma mai molesta ci aiuta a metterci con facilità nei panni della protagonista, per mostrarci candidamente le sue contraddizioni e marcare con sottile ironia il fatto che una donna tanto dedita alla fede cattolica abbia avuto un nipote(il caro Enrico VIII) in grado di distruggere tutto ciò in cui credeva; a completare l'intera operazione nella serie contribuisce una Amanda Hale perfetta nel ruolo di una donna divisa fra un amore/simil devozione per il figlio e un'ambizione che finisce per contagiare indistintamente virtuosi e immeritevoli.
Allontanandola dall'immagine di santità in cui la tradizione l'aveva relegata, con Margaret Beaufort la Gregory tratteggia un eroina straordinaria che vince a mani basse sulla bellissima ed eterea regina Elizabeth: contro ogni avversità e in barba ai propri stessi limiti, la lealtà all'ideale e una volontà di ferro sono armi da regina.
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