DUE GENERAZIONI DI COMICITÀ ROMANA A CONFRONTO L’incontro tra i The Pills ed Enrico Vanzina ha portato il regista, sincero ammiratore del trio, a interrogarsi sul futuro della commedia all’italiana: “Quando mi è arrivato questo invito dal direttore del Festival di Roma Marco Müller sono rimasto sorpreso ma anche molto contento. Credo che mettere a confronto due diverse visioni della comicità sia interessante: ho visto i The Pills su internet e posso dire di essere un loro fan. Ormai al cinema ci sono solo commedie ma sono finte commedie: tutte noiose e ben lontane dalla vera commedia all’italiana. Loro invece hanno la grazia e i temi della vera commedia all’italiana, che deve essere sì ironica ma analizzare anche problemi e drammi quotidiani. I loro video su internet sono perfetti: credo che meglio di così non possano fare, quindi è giusto che facciano un ulteriore passo e diventare i nuovi autori della commedia italiana grazie a un film”. Un testimone molto pesante quello passato da Vanzina, che i The Pills sono però felici di accettare: “I Vanzina negli anni ’80 hanno rinnovato la comicità italiana” ha detto Luigi Di Capua: “Questo è un fatto cruciale, la commedia deve rinnovarsi e seguire la realtà, altrimenti non funziona, non è esplosiva. Noi abbiamo cercato di colmare questa lacuna: non ridevamo più con le commedie prodotte in Italia e questo ci ha spinto a cercare un linguaggio nuovo”. Nuovi linguaggi, nuovi media ma alla base la stessa matrice fortemente romana. La comicità capitolina è un bene da preservare secondo Enrico Vanzina, che vede nei The Pills gli eredi di icone come Alberto Sordi e Gigi Proietti: “Quando ho sceneggiato Febbre da Cavallo con mio padre Steno, volevamo fare un film in stile anni ’50, con un cast corale, con caratteristi, che rilanciasse la figura del romano: pensate che in quel periodo c’era Celentano che faceva il romano, un disastro totale. Con quel film abbiamo rilanciato la romanità: loro sono fortemente romani e non devono perdere questa caratteristica secondo me. Il loro è un romanesco nuovo, perfetto, lo conoscono bene, con cui raccontano delle realtà molto malinconiche: hanno inoltre delle facce e un’espressività che ricorda il cinema indipendente americano, un po’ alla Jim Jarmush e Woody Allen. Come Allen fotografano un certo quartiere, il Pigneto, e alcuni tipi di persone che si capisce sono veri e non lontani dalla realtà”. D’accordo su questo punto Matteo Corradini : “È vero, la nostra vena comica è così forte perché l’abbiamo assorbita dal nostro quotidiano”, e anche Luigi, anche se con alcune perplessità: “Quando parli del piccolo magari poi il pubblico trova al suo interno il valore universale: determinati archetipi e realtà in cui si può identificare chiunque. Per esempio noi raccontiamo il quartiere Pigneto che può essere il corrispettivo di Isola a Milano o di qualsiasi altra città italiana. Anche se però in realtà il romanesco è un elemento che a volte ci preoccupa: spesso ci dicono “il romanesco è meglio di no, poi a Milano storcono il naso”. Che palle con Milano! Che poi il romanesco se lo sono imparato anche i milanesi a furia di guardare i nostri video”. The Pills, The Jackal e Maccio Capatonda su Wired (foto Olaf Blecker)
I THE PILLS IN PILLOLE Quando si chiede ai The Pills quali sono le loro fonti di ispirazione, le risposte sono le più disparate: Luca afferma di essere un figlio della televisione: “Sicuramente da piccolo ho visto più Enrico e suo fratello che mio padre e mia madre: sono cresciuto davanti alla televisione”, Luigi, inaspettatamente, si definisce “un ex Jane Austen”: “Da piccolo leggevo solo libri”, mentre Matteo è fiero del suo essere un veterano dei videogame: “Ho passato e passo ancora tanto tempo davanti ai videogiochi”. I soggetti delle loro pillole arrivano invece da molto vicino: “Siamo talmente disillusi e nichilisti che le prime persone che prendiamo in giro siamo noi” ha detto Luca, e ancora Luigi: “In realtà nelle nostre pillole tutto parte da esperienze e personaggi veri”.
IL FILM DEI THE PILLS L’incontro è stata anche l’occasione per parlare dell’imminente film dei The Pills, che, dopo la televisione, si preparano a confrontarsi con un altro media, il cinema: “Sento la pressione delle aspettative” ha detto Luca: “Quando le persone si aspettano così tanto da te forse è vero che il lavoro diventa meno spontaneo. Mantenere l’equilibrio è difficile: da una parte vuoi piacere al pubblico ma non compiacerlo per forza”. Impossibile però estorcere al trio qualche informazione in più sulla pellicola, che vogliono rimanga segretissima, di cui continuano a inventare false trame, ruolo in cui Luigi è un maestro: “Il film è ambientato durante la Resistenza: ci sono i partigiani, poi c’è una parte nello spazio e siamo inoltre in Thailandia nel 1700… Fondamentalmente cercheremo di non svelare nulla: è un giallo quindi non possiamo dire niente, ma vorremmo che ci siano almeno 10 minuti di totale nonsense”. Regista della pellicola è Luca, già autore di tutte le pillole del gruppo, che ha rivelato quale sarà il suo approccio al film: “Io fondamentalmente sono un boro, sono filo americano, mi piace far saltare in aria le cose e le arti marziali: vorrei che nel film ci fossero cose al limite dell’illegalità. Sicuramente scopiazzerò un po’ a destra e a manca: il mio maestro alla scuola di cinema, Stefano Bessoni, mi ha sempre detto che ormai dopo tutti questi anni di storia del cinema e animazione tutto è stato già fatto. Bisogna cercare di rielaborare e riassemblare il precedente in una forma originale. Il mio motto è “ruba sotto gli occhi di tutti col sorriso sulle labbra”. Quentin Tarantino nei suoi film ruba a piene mani e non lo nasconde, anzi te lo sbatte in faccia: si vede che ama quello che cita e che si diverte un mondo. E la gente comunque va al cinema e paga il biglietto. Abbiamo cercato di trovare un punto di convergenza tra la narrazione cinematografica e quello che abbiamo sempre fatto. Il linguaggio sarà simile a quello che usiamo”. Pubbicato su TvZap.