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The Pretty Things - All'ombra delle pietre rotolanti

Creato il 27 marzo 2011 da Lesto82

 

LO SPELEOLOGO

 

di NICOLAS ICARDI

the pretty things foto.jpg

Oggi vi parlo della storia di un gruppo che é sempre stato trattato come una band minore e troppo spesso liquidata come una copia dei Rolling Stones. Le storie dei Pretty Things e degli Stones si sovrappongono nel 1962 quando Dick Taylor, Keith Richards e Mick Jagger frequentano lo stesso Art College. I tre suonano a tempo perso nei Little Boy Blue, che diventano i Rolling Stones nel 1962 con Brian Jones, Ian Stewart, Jeff Bradford e Tony Chapman. Il chitarrista Taylor abbandona gli altri alla fine dell'anno per poter concludere gli studi, tornando a interessarsi di musica nel 1963 quando forma un suo gruppo con un altro studente del college, il cantante Phil May. Con John Stax al basso e Brian Pendleton alla chitarra nascono i Pretty Things, dal nome di un pezzo di Bo Diddley, uno dei fondatori del Rock'n'Roll. Come molti giovani inglesi dei primi anni '60 scoprono e si innamorano del blues, iniziano quindi a suonare con grinta e dinamismo i brani di Diddley, Chuck Berry e Jimmy Reed e questo procura loro un piccolo seguito di fans. In formazione manca tuttavia un batterista, dopo varie ricerche Viv Prince diventa membro stabile. Dopo aver firmato il contratto con l’etichetta Fontana, nel Maggio del 1964 esce il primo singolo, "Rosalyn", brano che non fu mai superato in intensitá, un attacco sonico che colpisce immediatamente, un brano frenetico, il secondo singolo "Don't Bring Me Down" entra nella top 10. I Pretty Things vengono lanciati come antagonisti degli Stones, ma raccoglieranno soltanto le briciole del successo di Jagger e compagni, anche se il loro beat-r'n'b risulterà alla resa dei conti forse di qualità superiore. Dopo "The Pretty Things" (1965), esordio marcatamente r'n'b rivolto soprattutto alla reinterpretazione di classici del blues degli anni '50, il batterista Prince viene sostituito per breve tempo da Mitch Mitchell (poi con Jimi Hendrix) e poi in pianta stabile da Skip Alan. Durante le registrazioni di "Get The Picture" (1965) avvengono altre defezioni: Stax e Pendleton abbandonano, sostituiti da John Povey alle tastiere e Wally Allen al basso, ma l'album comunque propone un'indubbia personalità artistica, con fragorosi deragliamenti garage, intuizioni psichedeliche e il frontman Phil May a infiammare il pubblico e a destare scalpore con gli atteggiamenti viziosi e sfrontati che assumeva sul palco che anticiparono quelli di Jim Morrison e forse ispirarono Mick Jagger. Nel 1967 è la volta dell'ottimo "Emotions", che annovera persino un'orchestra classica, nel quale cercavano attraverso un beat trasversale, nuove direzioni melodiche e compositive, avvicinandosi alla psichedelia. Alla scadenza del contratto con la Fontana, i Pretty Things passano alla Columbia, dove esordiscono con il singolo "Defecting Grey". Lo stile si è fatto più "acido" perdendo durezza e purezza blues per acquistare in trasognata psichedelia. L'album "S.F.Sorrow"(1968) rivela lo stesso sound è può considerarsi la prima opera rock della storia, anteriore anche ad "Arthur" dei Kinks e "Tommy" degli Who. Prodotto da Norman Smith dei Pink Floyd, "S.F.Sorrow" narra la storia del giovane Sebastian F. Sorrow, il quale dopo le drammatiche esperienze della guerra, della droga e della morte della sua ragazza, si chiude in una cupa solitudine sprezzante dei valori della società contemporanea. Che dire ancora, un capolavoro, una gemma smarrita nell'oceano discografico. Tra i membri del gruppo ora c'è il nuovo batterista Twink Alder, leggendaria figura dell'underground londinese, che però abbandona poco dopo la band insieme ad uno dei fondatori Dick Taylor. All'inizio dei '70 i Pretty Things sono allo sbando, il chitarrista Victor Unitt entra in formazione giusto per incidere "Parachute", votato album dell'anno dalla rivista "Rolling Stone" ma accolto tiepidamente dal pubblico. Proprio per lo scarso successo e per i continui contrasti interni il gruppo si scioglie nel 1971. Nei '70 dopo continui rimescolamenti interni, il gruppo sembra riconquistare il suo equilibrio intorno al cantante May, il batterista Alan, Povey alle tastiere, il nuovo chitarrista Peter Tolson e il bassista Stuart Brooks. I nuovi Pretty sono in studio per "Freeway Madness", ultimo album a riscuotere giudizi favorevoli. Il disco propone una musica a metà tra il pop e l'hard, meglio confezionata ma in netto contrasto con il r'n'b grezzo ed efficace di qualche anno prima. Nel 1973 il gruppo firma per l'etichetta personale dei Led Zeppelin, la Swan Song. Gordon Edwards e Jack Green entrano in formazione per le sedute di registrazione degli album "Silk Torpedo"(1974) e "Savage Eye"(1976) dopodichè il gruppo è ancora allo sbando. I membri decidono di andare a formare altri gruppi senza ottenere però grandi successi. Nell'estate del 1978 i Pretty Things si ritrovano per un concerto dal vivo in Olanda in cui si presentano con la formazione storica Taylor, May, Alan, Povey, Allan. Nel '80 ai cinque si aggiunge anche Tolson per il nuovo album in studio "Cross Talk". Quattro anni dopo ancora l'ennesimo ritorno con "Live at Heartbreak Hotel". Nel 1998 la band si riunisce agli Abbey Road Studios per replicare dal vivo lo storico "S.F. Sorrow" con David Gilmour dei Pink Floyd in session. Il risultato è "Resurrection", cui fa seguito nello stesso anno "....Rage Before Beauty", nuovo album di inediti. Tornano a farsi sentire a sorpresa con la line-up originale nel 2007 con il nuovo album "Balboa Island" sunto musicale ed esistenziale, con flash vividi di un glorioso passato.
Dalla loro discografia vi propongo 6 tracce:
"Midnight To Six Man" singolo del 1966, poi nella ristampa su cd di "Get the Picture?" è un blues scintillante con fuzz psichedelico.
"Growing in my mind" da "Emotions" (1967) album nel quale l’orchestrazione anche se imposta,produce buoni risultati come in questo brano.
Da "S.F.Sorrow"(1968) sarebbero molti i brani da estrapolare ma davvero é uno di quei dischi da ascoltare tutto d'un fiato.Vi propongo comunque "Death" spettacolare marcia funebre con suoni assurdi, echi, rullate medievali e un canto-lamento toccante e dimesso per poi cedere ad un assolo di sitar e il trittico "The Journey", un dolce country-rock psichedelico, cui segue l'ipnotico blues "I See You", (con echi di voci mostruose) e "Well Of Destiny", aperta da riverberi d’organo e stranianti sfrigolii di elettrica, è lo spaventoso incubo che annuncia la fine.

 

pagina wikipedia

 

MIDNIGHT TO SIX MAN - 1966

 

GROWING IN MY MIND - 1967

Audio

 

DEATH - 1968

Audio

 

THE JOURNEY + I SEE YOU + WELL OF DESTINY   - 1968

Audio


 

A DOMENICA PROSSIMA...


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