Non è un film sulla biografia della regina, contrariamente a quel che si potrebbe pensare, né una lunga carrellata sui rapporti diplomatici intessuti dalla stessa: la narrazione si chiude tra due virgolette chiamate Diana Spencer e Tony Blair.
L'elezione del Primo Ministro inglese e la morte della Principessa in quel di Parigi sono, infatti, i due punti di contenimento di una breve ma intensa caratterizzazione della protagonista che si ritrova a fare i conti con un politico appena insediatosi a Downing Street ed in vena di modernizzare l'establishment monarchico e con una folla popolare arrabbiata e delusa per l'assoluta mancanza di sensibilità per il lutto da poco subito.
Il Principe Carlo, addolcito, contrito ed in preda ad una vera e propria metamorfosi sentimentale, complica ancor di più la situazione prendendo le distanze dall'atteggiamento acerbo e chiuso della madre che si ostina a far trasparire tutta la propria insofferenza verso la figura di Diana. Diana e Tony Blair, il nuovo che avanza e che mette in discussione la rigidità dell'etichetta, segnando il cambiamento dei tempi, divengono le spine peggiori nel fianco di una regina che si chiede se non sia giunto il momento di far tramontare il distacco con il suo popolo, di scendere in piazza insieme ad esso, di esternare il dolore come tutti gli altri esseri umani e di far vedere apertamente le proprie sofferenze.
Tony Blair se ne rende conto prima che sia troppo tardi, prima che la frattura con i cittadini divenga insanabile: capisce le fragilità di questa donna che sembrava inavvicinabile e inossidabile; simpatizza con la sua sempre più malcelata debolezza riuscendo, persino, a ribaltare il rapporto istituzionale e divenendo egli il consigliere di una donna che stravede e si commuove per i nipoti rimasti, precocemente, senza madre e per una rarissima specialità di cervo che rischia di rimanere secco durante le battute di caccia.
Non manca lo humor britannico specie quando l'insofferenza verso i telegiornali osannanti, in modo continuativo ed ossessivo, Lady D esplode in dialoghi completamente slacciati da ciò che la televisione sta blaterando, in sottofondo, o nei repentini e nervosi zapping di Sua Maestà nel vedere comparire il volto martirizzato e santificato della nuora sullo schermo.
Un tentativo di riscattare la monarchia come forma di governo ormai obsoleta umanizzandola e ricucendo le distanze con il mondo intero? Sicuramente. Ma anche un ritratto sicuramente inedito e profondamente privato di ciò che sino ad ora era rimasto impenetrabile o solamente filtrato dalla carta stampata, con una curiosa sortita nei piani alti di una reggia e di un raro e prezioso esempio di umanità una volta tanto non offuscato dal "fumo di Londra".