The Queen: la successione e il giubileo

Creato il 18 ottobre 2011 da Marinam

L’anno del giubileo di diamante potrebbe davvero essere quello della svolta. I cambiamenti inseriti all’interno della nuova legge per il finanziamento della monarchia non sono il solo ed unico passo verso la parità dei sessi nella successione al trono inglese. A quanto pare il mese scorso David Cameron avrebbe scritto il mese ai leader del Commonwealth per proporre loro di cambiare le norme e mettere sullo stesso piano uomini e donne. Secondo The Guardian la riforma proposta da Cameron si applicherebbe alla discendenza del duca e della duchessa di Cambridge e non avrebbe quindi valore retroattivo (come accaduto in Svezia). Così se William e Kate dovessero avere una figlia e poi un figlio quest’ultimo non passerebbe davanti alla sorella come previsto alle regole attualmente in vigore.

Il logo del Diamond Jubilee

Molti si stupiscono per l’avvio di questa procedura osservando che Elisabetta II regna da quasi 60 anni e prima di lei molte donne sono salite sul trono, il fatto è però che l’attuale sovrana non aveva fratelli, ma solo una sorella minore. La stessa cosa tutte le altre prima di lei. Maria I ed Elisabetta I, ad esempio sono arrivate sul trono, ma dopo Edoardo VI il loro fratello minore. Oggi la stessa Principessa reale, Anna secondogenita della regina, è decima nell’ordine di successione dopo i fratelli minori Andrea ed Edoardo.

Nella sua lettera Cameron avrebbe spiegato che il Paese ha ormai adottato l’uguaglianza dei sessi in tutti gli aspetti e settori e quindi è una vera e propria anomalia quella della successione alla più alta funzione dello Stato. Insomma David Cameron vuole passare alla storia come riformatore del celebre Act of Settlement del 1701, il documento che ancora oggi determina le modalità di successione al trono. Ma oltre alla parità dei sessi il Primo ministro è deciso a toccare anche un altro e delicatissimo aspetto, quello della religione. Tre secoli fa una barriera rigidissima fu innalzata per impedire ad un cattolico di accedere al trono e così chiunque pretendente o avente diritto si fosse sposato con un/a cattolico/a sarebbe stato per sempre allontanato dalla linea di successione. Cameron propone di consentire all’erede di sposare un o una cattolica e anche i figli, non destinati al trono, potranno essere allevati nella fede cattolica. Restano fuori tutte le altre religioni anche perché il sovrano inglese è comunque il capo della Chiesa anglicana.

Infine dovrebbe essere cancellato anche il Royal Marriage Act – legge creata da Giorgio III nel 1772 dopo il matrimonio di uno dei suoi fratelli con una donna dalla pessima reputazione – secondo il quale tutti i componenti della famiglia reale devono chiedere al sovrano il consenso alle nozze.

La procedura non sarà comunque una passeggiata, i conservatori hanno già le loro obiezioni e il Daily Mail ha fatto notare che senza questa legge sul trono ci sarebbero dei tedeschi. Ma il problema maggiore sono i sedici capi di Stato del Commonwealth che dovranno accettare di sottoporre la riforma al loro parlamento. Pare che la questione sarà in agenda la prossima settimana a Perth in Australia dove è in programma un summit nell’ambito del viaggio della regina. Ad ogni modo c’è anche chi parla di operazione elettorale, in questo modo infatti Cameron potrebbe guadagnarsi la simpatia e quindi il voto delle donne.

 

Le porcellane del giubileo con lo stemma della regina Elisabetta II

Intanto mentre il Primo ministro ha deciso di avviare più o meno ufficialmente la riforma, la casa reale si prepara al giubileo di diamante che sarà sicuramente molto più fastoso e mediatico da quello celebrato nel 1897 per i 60 anni di regno della regina Vittoria, trisnonna di Elisabetta II.

 

Fra i gadget poteva mancare il cane preferito della regina?

Il 6 febbraio 1952 re Giorgio VI muore nel sonno a Sandringham. Un evento non certo inatteso, il sovrano che ha guidato l’eroica resistenza degli inglesi durante la II Guerra Mondiale è gravemente malato, ma nonostante ciò la notizia sconvolge la nazione e sua figlia Elisabetta, l’erede al trono. La nuova regina, che si trova in Kenya per una visita ufficiale, torna immediatamente in patria dove viene accolta dalla madre e dalla nonna distrutte dal dolore.

 Elisabetta II è forse l’unica persona al mondo che non può andare in pensione. Ma la Regina, allevata alla scuola della serietà e del dovere, non sembra essere in grandi difficoltà nonostante le 85 primavere. Lei è lo STATO e prende molto sul serio questo ruolo che è il suo ormai da quasi 60 anni. Sei decadi che non sono state tutte rose e fiori, ma Elisabetta, bis-bis nipote della regina Vittoria, nipote della solida regina Mary è diventata un mito indiscutibile. Grazie alla sua dignità tranquilla, alla totale devozione alla funzione ed all’intelligenza con cui ha affrontato la funzione, questa piccola donna aristocratica per nascita, ma piccolo borghese per gusti, è riuscita a consolidare una delle istituzioni più anacronistiche del mondo: la monarchia britannica.

 Elisabetta II, che non ha nessun un ruolo di governo, è unanimemente considerata il simbolo non solo della monarchia, ma anche della nazione tutta. La regina ha “pilotato” l’istituto monarchico attraverso tempeste di ogni genere, contestazioni, polemiche, crisi, rimanendo sempre un incrollabile esempio di lealtà e correttezza.

 Giovane donna graziosa ma senza eccessi, signora congelata in un atteggiamento severo ed in uno stile un po’ démodé, da sempre appassionata più di campagna e di cavalli che di mondanità, la Regina oggi è una splendida 85enne, felicemente nonna e bisnonna, la quale, persino bardata di cappelli con le piume e cappottini color geranio, riesce ad essere estremamente elegante.

 Sei decenni dopo la sua ascesa al trono Elisabetta II è The Queen per antonomasia. E’ la donna che ha visto passare Primi ministri rimanendo sempre super partes, ha vissuto periodi difficili, ha tenuto botta nel momento in cui la vicenda del divorzio del figlio maggiore sembrava aver ridotto al lumicino le possibilità di sopravvivenza della monarchia, ha capito che era necessario cambiare e ha trasformato la morte di Diana in un passaggio chiave per la rinascita del sentimento di affetto e simpatia da sempre forte fra la famiglia reale e gli inglesi.

In questi sessanta anni di regno ha affrontato senza battere ciglio avversità di ogni genere, crisi politiche, intemperanze di una parentela piuttosto vivace, persino i chiacchieratissimi divorzi dei figli e il difficile “caso” lady D e l’annus horribilis. Ha superato il tutto facendo leva su un granitico senso del dovere, senza mutare il suo stile, che oggi è diventato un punto di riferimento nel genere “signora bene”, senza scendere a compromessi, ma riuscendo a “modernizzarsi” e capire in quale direzione doveva andare l’istituto della monarchia.

 

Questa deve essere mia al più presto, quindi se qualcuno passasse da Londra è pregato di avvisare


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