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The RainMaker (1956)

Creato il 23 dicembre 2008 da Deasilenziosa

The RainMaker (1956)

La storia si svolge nel 1913, in un piccolo villaggio agricolo degli U.S.A dove imperversa una tremenda siccità. Il film (una commedia) si svolge per gran parte nella fattoria della famiglia Curry, padre vedovo, tre figli adulti, due maschi e una femmina.
I Curry sono afflitti da due problemi: la siccità, problema comune a tutto il paese, che comincia a uccidere il bestiame; e la figlia Lizzy (strepitosa K. Hepburn per l’ennesima volta nella parte di una brillante zitella) che vive un dramma sia materiale che psicologico: non è più giovane, non è una bellezza, e vede di giorno in giorno allontanarsi le probabilità di sposarsi. Ormai è portata a credere che rimarrà nella casa paterna.
Lei è molto intelligente e razionale, ma i suoi impulsi emotivi le dicono prepotentemente che ha bisogno di diventare una “donna”: ‘una donna può prendere lezioni per diventare donna?’ – dice nel corso del film. E ancora: ‘Nessuno vede la donna che è in me? Sono tutti ciechi?’ (Immaginarsi K. Hepburn mentre lo dice).
E’ molto realista e pragmatica, non si fa alcuna illusione sulla sua situazione, e questo la rende timida e scontrosa all’apparenza, anche se in realtà ha un carattere dolce e buono, e vorrebbe sperare ancora.
E’ trattata teneramente e con amore dal padre Noah e dal fratello minore Jim, che fanno di tutto pur di combinarle qualche incontro, alimentare qualche speranza in lei, dirle che è bella per incoraggiarla.
Invece il fratello maggiore Ned è disincantato come lei (Il padre Noah dice : “Perché tu e tuo fratello Ned non sognate mai!”).
Ned è pragmatico e inflessibile di carattere, e le parla con cruda sincerità, cercando di spiegarle che l’unica via per lei è rimanere in casa con loro:  “è inutile che speri nel principe azzurro, non arriverà nessuno, e finirai zitella, renditene conto, e così sarà meglio per tutti !. In un dialogo con Ned, Lizzy, che pure lei è sempre molto schietta e sincera con se stessa e con gli altri, gli rivela che però una donna non si risolve nell’essere buona cuoca e massaia, che ha bisogno di qualche cosa di più per sentirsi “donna” : fare felice qualcuno, un marito, “voglio fare felice qualcuno” , dice Lizze quasi in lacrime, e ‘Sono stanca di me stessa. Bisogna nascondere ciò che si è, bisogna fingere di essere qualcun altro’, dice quando l’emozione e lo sconforto prendono il sopravvento sulla sua consueta razionalità.
Nel paese c’è qualcuno di cui Lizzy pare innamorata, sebbene per il solito timore di un rifiuto non lo voglia far capire, è il vicesceriffo File.
Anche File, uomo tutto d’un pezzo, ha dei problemi : ha sempre detto di essere vedovo, in realtà tutti sanno che la moglie scappò con un altro anni prima ed è divorziato: questo fa sì che anche lui sia un uomo scontroso e solitario, sebbene sembri che in segreto anche lui nutra un qualche sentimento per Lizzy .
Infine un giorno in paese arriva Lui, il Mago della Pioggia, Starbuck/ Bill/ Tornado Johnson (Burt Lancaster in grandissima forma, nessuno avrebbe interpretato questo personaggio meglio di lui), vagabondo, poeta, millantatore, col suo carro, a cercare di guadagnare soldi promettendo pioggia. E’ un fine osservatore, Starbuck, nota subito la famiglia Curry, intuisce i loro problemi…non solo di siccità.
Intanto il buon papà Noah decide di fare un altro tentativo per la figlia e invita il vicesceriffo a cena, ma questi non si presenta, deludendo le aspettative di Lizzy, che si era messa il suo abito più bello.
Ma quella stessa notte a casa Curry si presenta invece Bill/Starbuck, per promettere a Noah di far piovere suonando un tamburo “magico”, in cambio di 100 dollari.
Starbuck incontra le simpatie del padre e del giovane e candido Jim, forse due sognatori pure loro, chissà. Mentre il rigido Ned diffida di Starbuck e lo considera un poco di buono.
Fermatosi presso i Curry, Starbuck, che ha capito lo stato in cui si trova Lizzy, le parla esortandola a lasciarsi andare e ad essere se stessa, cerca di convincerla a credere nei sogni: ‘Ti metti in ghingheri, lui non viene, e tu ti arrendi : non hai fede !” – “Non credi neppure di essere una donna, quindi non lo sei!”. E passano la notte fra la cucina e il granaio a discutere i loro punti di vista così diversi. Starbuck ha l’esperienza di un giramondo e sogna come un poeta, ama fantasticare e cerca di portare Lizzy nella suo mondo di fantasia.
Lizzy dal canto suo spiega : “Voi pensate che tutti i sogni debbano essere grandi… ma a volte ci sono sogni quieti e piccoli, ma sono veri… come udire la voce di un marito che chiede cosa c’è per cena, e udire le voci di bambini che giocano…”

Ma anche Starbuck a volte non si sente del tutto felice nel suo ruolo di vagabondo sognatore: lui al contrario di Lizzy vive dei suoi sogni, gira sul suo carro e non si ferma mai, e confida a Lizzy un suo disagio interiore, che nasce proprio perché, nonostante i suoi sogni grandiosi, che insegue e in cui crede, “non ha tempo” – dice lui stesso- “per farne avverare anche uno solo”.
Starbuck soffre la solitudine che il suo stile di vita e di pensiero per forza comportano: è terribilmente solo.
Però i due finiscono per farsi del bene a vicenda, Starbuck riesce almeno per una sera a far sentire Lizzy bella, e nel granaio la bacia dandole un incentivo per uscire dal suo letargo.
Ma infine arriva alla fattoria anche il vicesceriffo, sia per arrestare Starbuck, considerato un imbroglione truffatore, sia per tentare di (ri)avvicinarsi a Lizzy (forse mosso dalla gelosia?).
I Curry però, Lizzy, e anche il padre Noah e il fratello minore Jim (che comprendono che l’incontro con Starbuck sta facendo del bene a Lizzy, più che preoccuparsi se egli li abbia truffati per 100 dollari o no), fanno in modo che il mago della pioggia non venga arrestato.
Tanto più che nel frattempo scroscia la pioggia !
Anche il desiderio di Starbuck di riuscire in qualcosa nella vita si è avverato, uno dei suoi sogni è realtà.
A questo punto della notte a Lizzy è data una scelta: salire sul carro con Starbuck o rimanere al fianco di File che nel trambusto si è finalmente dichiarato, vedendo Lizzy contesa da un altro.
Concludo la trama solo con la frase di Starbuck che in piedi sul suo carro, in procinto di andarsene, felice per aver realizzato almeno il suo sogno di saper invocare la pioggia, grida sorridendo a Lizzy : “Lizzy, è terribile esser soli là fuori, vuoi venire con me?”. (Immaginarsi B. Lancaster, atletico, spavaldo, con l’espressione scanzonata, mentre lo dice).
Come mio solito non rivelo il finale, cioè la decisione di Lizzy.

Le mie impressioni: Il film mi ha grandemente emozionata, l’ho amato a prima vista e penso che bisognerebbe cercare di vederlo almeno una volta nella vita.
Innanzitutto è una commedia, quindi è spassoso e divertente, ma non superficiale.Viene osservato argutamente l’animo umano, sono messi a confronto punti di vista diversi, caratteri profondamente diversi.
In realtà credo che non venga solo rappresentato il confronto
fra caratteri e punti di vista differenti, ma anche la spaccatura che spesso abbiamo in noi stessi fra la nostra parte razionale e quella emotiva: Lizzy stessa è una persona cerebrale e pragmatica, ma i suoi sentimenti e desideri profondi tendono a emergere prepotentemente, causandole inquietudine.
Starbuck è affascinante, perché ha il sapere, il comportamento, l’intuito psicologico di un uomo vissuto ed esperto, ma al contempo ama guardare il mondo con gli occhi di un bambino sognante che vuol crearsi un mondo interiore fiabesco (forse perchè di mondo reale ne ha visto tanto?).
E alla fine, attraverso dialoghi e scontri verbali, e vicende varie, non ne esce un modo di vivere e di pensare vincente o migliore dell’altro.
I due personaggi principali, Lizzy e Starbuck, straordinariamente riescono ad aiutarsi moltissimo l’un l’altra fino a far sbloccare delle situazioni per ciascuno apparentemente senza via d’uscita, incontrandosi e confrontandosi, e ogni personaggio alla fine apprende a smussare gli spigoli, e che si impara gli uni dagli altri. (E forse, mi chiedo, che si dovrebbero far convivere armonicamente la propria componente razionale e quella emotiva?). Non sono banalità quando tutto ciò è narrato in un film poetico profondo e delicato come questo, gustoso, divertente e commovente insieme.
Io vedo così questo film, come una stupenda fiaba, la favola di un essere umano che aiuta un altro a credere in sé, a trovare speranza e amore, quando non ci crede più (da considerare che K. Hepburn quando interpreta questo film ha 49 anni, molto molto ben portati, sembra averne 35, cioè più o meno l’età della protagonista).
Ed è la favola che vuol far credere che non importano l’età e la bellezza, ma il credere nei sogni.
Appunto. Una favola.

Note: The RainMaker (Il mago della Pioggia), 1956, regia di Joseph Anthony, tratto da un bel lavoro teatrale di Richard Nash e ottimamente interpretato dalla coppia Burt Lancaster e Katharine Hepburn. Golden Globe 1957 per il miglior attore non protagonista a Earl Holliman (il fratello minore Jim), un’interpretazione ingenua e raggiante.
Per Katharine Hepburn ci fu una nomination all’Oscar (una delle 8 che ha avuto, oltre ai 4 Oscar vinti nella sua carriera: a tutt’oggi è l’attrice più titolata della storia del cinema).
Secondo me avrebbe dovuto avere una nomination anche Burt Lancaster.

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