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The Rape of Lucretia di Benjamin Britten (cond. Lionel Friend)

Creato il 06 aprile 2012 da Spaceoddity

The Rape of Lucretia di Benjamin Britten (cond. Lionel Friend)The rape of Lucretia (1946, op. 37) è una delle opere che più amo di Benjamin Britten. Il tema dell'innocenza viene affrontato attraverso uno dei miti più significativi di tutta la romanità: lo stupro di Lucrezia, moglie di Collatino, da parte di Tarquinio segna infatti il passaggio dalla monarchia alla repubblica (anche se, su un piano politico, siglava il predominio incontrastato dell'aristocrazia, niente a che vedere con qualcosa di simile a una moderna democrazia costituzionale).
Attraverso Tito Livio, William Shakespeare e André Obey, il librettista Ronald Duncan - uno dei più assidui e fedeli collaboratori di Britten - ha elaborato il libretto della prima delle tre Chamber operas del compositore inglese. Tutte e tre affrontano la corruzione dell'anima e del corpo attraverso espedienti drammaturgici diversi ed è un peccato che non trovino nei teatri l'eco che ci si aspetterebbe. Di contro, è stranissima l'insistenza dell'editoria video, che conta un numero decisamente insolito di Turn of the screw e, per uscire dalla produzione dell'opera da camera, un campionario di spettacoli del Peter Grimes che perfino un ammiratore (diciamolo pure) maniacale come me trova spropositato.
Il dvd dell'Arthaus di The Rape of Lucretia per la regia di Graham Vick e la direzione musicale di Lionel Friend è, di contro, a quel che ne so, l'unica testimonianza di questo piccolo gioiello per otto solisti (quattro uomini e quattro donne) e dodici strumenti. Il clima di intimità che vi si respira rispecchia come meglio non si potrebbe il mood raccolto e doloroso dell'opera. Ma The Rape of Lucretia non è un lavoro in sé claustrofobico, non nella misura in cui lo si potrebbe dire (e con leggerezza) di alcune opere dello stesso Britten: la musica si apre a squarci di lancinante luminosità, il canto si fa a volte limpido e soave (in particolare nelle scene "femminili") per sfociare nel drammatico.
The Rape of Lucretia di Benjamin Britten (cond. Lionel Friend)Eppure, ecco che la tragedia insorge quando i due elementi - maschile e femminile - si incontrano, come se l'equilibrio inseguito fin qui si ribaltasse in catastrofe: quando Tarquinio irrompe a casa di Lucrezia, impegnata a filare con le sue ancelle, Bianca e Lucia, la bilancia si spezza e ne scaturisce il dramma. L'amore coniugale tra Lucrezia e il generale romano Collatino viene spezzato dalle passioni del superbo Tarquinio, corrotto a sua volta dall'invidia e dallo scherno, da parte di colui che aveva prima sbeffeggiato, il perfido (e ferito) Giunio.
L'opera di Britten, che si apre con considerazioni e scommesse sulla fedeltà delle donne che molto ricordano Così fan tutte di Mozart, si sviluppa a passi tutto sommato anche molto veloci, con la premura di chi esprime con forza un'esigenza morale. Questo scrupolo si materializza in The Rape of Lucretia nel coro, formato da una donna e un uomo: una esprime l'ansia e la disperazione, l'altro il messaggio cristiano della salvezza, mentre entrambi sono vincolati al ruolo di osservatori impotenti di un'azione (While we as two observers stand between / this present audience and that scene), che però - con la loro studiatissima prossemica - hanno tanto da insegnare al pubbligo di questa ripresa dei temi classici (Brecht non è affatto lontano, e infatti The Beggar's Opera seguirà a strettissimo giro).
Detto ciò, e riconoscendo a Friend e Vick che nel loro spettacolo tutto questo c'è, è chiaro e funziona, va anche sottolineato che la prova canora non è forse il meglio che ci si potesse aspettare. In particolare, la protagonista Jean Rigby proprio non funziona: anche a risparmiarle in confronto impietoso con la cantante su cui è stato costruito il ruolo (Kathleen Ferrier, uno dei più grandi contralti del '900) o con la meno irraggiungibile Janet Baker della Britten edition, la Rigby "canta", senza emozionare, e si muove sul palco. Non mi pare che le si possa rimproverare qualche pecca in particolare, ma proprio c'è nel ruolo e la voce non regge all'intensità dell'opera.
The Rape of Lucretia di Benjamin Britten (cond. Lionel Friend)Peccato, perché se il rôle-titre è claudicante - anche se Lucrezia è l'oggetto e non il soggetto dell'azione e dello studio esistenziale e drammaturgico di Britten - l'intera opera ne viene in parte compromessa. Voglio dire che se il Tarquinio di Russell Smythe e il Collatino di Richard van Allan non fanno gridare al miracolo e se Anthony Rolfe Johnson non convince qui come in altre prove britteniane, tutto il cast sa amalgamarsi molto bene nei preziosissimi intrecci sonori di The Rape of Lucretia. La Lucia di Cathryn Pope sfodera un timbro e dei suoni un po' acerbi e la Bianca di Anne-Marie Owens è un po' pesante? Non ci poteva essere scelta teatrale migliore, non solo non disturbano, ma emozionano ancor più, anche perché garantiscono una tenuta d'insieme a tratti commovente.
The Rape of Lucretia di Benjamin Britten (cond. Lionel Friend)Una nota di merito particolare va, a mio avviso, al coro femminile di Kathryn Harries, toccante nel suo aplomb da tragediènne, che si staglia con voce sicura a sottolineare la sofferenza e i momenti più intimi della vicenda di Lucrezia. E ho apprezzato molto anche, sia sul piano canoro sia per quanto attiene alla presenza scenica il perfido Giunio di Alan Opie, che non solo è esperto della musica di Britten, ma sembra ben consapevole di tutta la tradizione teatrale operistica dell'800 e del primo '900. Forse un po' di garbo e di decisione in più nelle voci avrebbero potuto rendere giustizia alla ripresa di questo spettacolo, ma anche così com'è - e con le preferenze già sottolineate - il The Rape of Lucretia diretto da Lionel Friend con notevole intelligenza nella ricerca timbrica merita un posto di rilievo nelle videoteche degli amanti di Britten.


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