La gente ballava già al ritmo delle nostre canzoni,
ma stavolta abbiamo premuto sull’acceleratore.
Win Butler
Il gruppo di Montréal va di moda, appare in tv nei programmi più trendy e viene coccolato dai più grandi nomi del rock internazionale, David Bowie in primis che concede un cameo vocale sul finale del primo singolo dell’ultimo disco. Come mai tanta attenzione, anche ostile, dedicata a quel che potrebbe essere un buon gruppo rock e null’altro?
Gli Arcade Fire nascono nel 2003, nel circuito della musica indie di Montréal, dalla mente del front man Win Butler e della di lui compagna, la cantante e polistrumentista di origini haitiane Régine Chassagne.
Il primo disco Funeral (2003) ottiene un buon successo soprattutto da parte della critica, il successivo Neon Bible (2007) convince anche il pubblico e scala le classifiche di mezzo mondo, il terzo The Suburb uscito tre anni fa, debutta al primo posto della Billboard 200 e ottiene il Grammy come miglior disco dell’anno.
La caratteristica che distingue gli Arcade Fire è senz’altro la varietà complessa e articolata del loro sound composto da una grande quantità di strumenti e da una ritmica piacevolmente disomogenea, originale e accattivante. Un sound che spiazza, può piacere o meno, ma di certo non lascia indifferenti.
Ne è la prova Reflektor, l’ultima fatica discografica, un’opera rock colta e raffinata, divisa in due capitoli nei quali, oltre a brani di sicura presa, si aprono discorsi di grande spessore intellettuale passando da Giovanna d’Arco a Orfeo ed Euridice. Come scrive Marina Montesano su Tomtomrock: “Reflektor è un disco libero dalle convenzioni di genere, libero di spaziare attraverso ritmi e suoni senza frontiere, e chi nutre qualche dubbio sulla sua consistenza, è invitato ad ascoltarsi il quasi-glam della superlativa Joan of Arc o il duetto tra Orfeo e Euridice nella splendida Awful sound/It’s never over”. Se il mito orfico parla della potenza dell’amore e della musica oltre la morte e oltre la sconfitta, la malinconia epica degli Arcade Fire gli rende degnamente omaggio”. (www.tomtomrock.it). E diciamolo dunque: Il 2013 sta per finire: Reflektor è senz’altro il disco dell’anno. Buon ascolto!
Mauro Carosio
Cover Amedit n° 17 – Dicembre 2013. “Ephebus dolorosus” by Iano
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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 17 – Dicembre 2013
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