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The Road

Creato il 05 novembre 2010 da Alboino
The Road
Un incubo ad occhi aperti per svegliare le nostre coscienze nella terra desolata, questo è “The Road” geniale film dell’australiano John Hillcoat, tratto dal fortunato romanzo di Cormac McCarthy premio Pulitzer 2007 “La strada”. Il film mette in scena la lotta per la sopravvivenza in una America post catastrofe da fine del mondo e lo fa attraverso le vicissitudini di un rapporto problematico tra padre e figlio. Un rapporto toccante che si dipana in uno scenario di macerie, strade divelte, case distrutte e rarissime forme di vita; i soliti sciacalli organizzati che per sopravvivere si danno al cannibalismo o sopravvissuti singoli, disperati senza più speranza. Ruota tutto intorno alla figura del padre, un Viggo Mortensen carismatico che vive per il figlio (lo straordinario Kodi Smit-McPhee in una interpretazione da brividi e tenerezza allo stesso tempo) per insegnarlo sopravvivere e avere un motivo di speranza, mentre la madre la bella e algida Charlize Theron ha fatto un’altra scelta, forse la più semplice quella che hanno fatto milioni di famiglie chiudere volontariamente le palpebre prima che l’apocalisse arrivasse a disfare tutto.
In realtà “The road” può essere letto anche come una grande storia d’amore fra padre e figlio (e questo va a fare giustizia delle tante illazioni sul chi dei genitori è più prossimo ai figli) un amore in un contesto duro, da uomini che non devono chiedere mai, uomini duri senza perdere mai la tenerezza. Tutto il film è fatto da maschi, una scarna e scarnificata folla di esseri umani tra bene e male: dalle forme larvali delle prede dei cannibali, a quelle ancora sociali, umane, di un ladro o di un vecchio. Ce ne è uno, quasi cieco, che non desidera morire, perché è uno di quei favori che non c'è bisogno di chiedere di questi tempi, È l'unico che accenni a quello che è successo, il cataclisma, ricordando tutti gli allarmi ignorati dagli uomini. I dialoghi sono scarni, filosofici senza retorica, pragmatici. Siamo in un racconto di Jack London, alla ricerca di quanto si è perduto del mondo. Il sud, in realtà, è la salvezza, perché può garantire inverni meno rigidi. Ma non ci sono certezze, solo che se si vuole stare nascosti, bisogna abbandonare la strada. Che, invece, serve, per non perdere la bussola, una destinazione, una speranza.
“In apparenza un day-after girato in fredde lande desolate (rese più cupe dalla computer graphic), “The Road” trasferisce sullo schermo la preghiera disperata di McCarthy di fronte alla disumanizzazione, una plumbea atmosfera di angoscia in un viaggio al termine della notte che fa presagire la cupa previsione della perdita di sé. La potenza opprimente del film non lascia la presa, solo qualche digressione imprevista come l'apparizione di un vecchio dolente, filosofo viandante interpretato (ma non è facile riconoscerlo) da Robert Duvall, o l'affiorare della compassione per un ladro disperato che si impossessa del carrello carico di povere provviste che i due si trascinano dietro. Ma ogni cosa gronda compiacimento di morte e di orrore. “The Road” è il meticoloso documento di uno stato di sospensione della coscienza che finisce per anestetizzare le emozioni”.

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