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THE ROLLING STONES Sweet Summer Sun

Creato il 22 ottobre 2013 da Maurozambellini

  THE ROLLING STONES       Sweet   Summer  Sun
I Rolling Stones ad Hyde Park 44 anni dopo, un evento immortalato da un DVD, da un doppio CD, da un Blue Ray e da una edizione deluxe con tutto e di più. Hanno suonato quest'estate il 6 ed il 13 luglio nel più famoso parco di Londra, entrato nella cultura rock per quel mitico concerto del 5 luglio del 1969 con cui salutarono Brian Jones, morto tre giorni prima, e diedero il benvenuto a Mick Taylor. C'erano 250 mila persone ad Hyde Park quel giorno, Jagger liberò centinaia di farfalle e lesse un brano tratto dall' Adonais di Percy Shelley, lo show, non eccelso come il tour americano che sarebbe iniziato di lì a poco,  fu celebrato dal film The Stones In The Park. " C'è qualcuno che era qui nel 1969" grida ad un certo punto Mick Jagger ai sessantacinquemila presenti la sera del 6 luglio 2013,  infilandosi la stessa camicia bianca da paggio  che aveva ad Hyde Park  nel 1969, rispondendo alle grida di una parte del pubblico con  "bentornati, è un piacere vedervi di nuovo" e dando il via ad una sempre verde Honky Tonk Women con Keith Richards impegnato nel suo sporco lavoro con la chitarra,  i fiati di Bobby Keys e Tim Ries a soffiare assatanati e Chuck Leavell a regalare col piano il suo miglior assolo del concerto, anzi dei concerti per ché Sweet Summer Sun assembla registrazioni di entrambe le date londinesi, il  6 e il 13 luglio.  Il camicione bianco di Jagger non è il solo riferimento al concerto del 1969,  a contorno dello show nel DVD ci sono difatti brevi  flash presi da quel lontano Hyde Park , oltre ai commenti dei protagonisti e del pubblico festante, un pubblico transgenerazionale che va dai bambini ai nonni, tutti felici di assistere al' ultimo ? ( si dice così da almeno trentanni)  show della band più longeva della storia del rock. Che in questo Hyde Park Live  non manifesta quei segni di bolsaggine palesati in diverse occasioni delle ultime tourneè, mi viene in mente ad esempio Milano 2006 e nemmeno  svolge  il compito con routine, come da contratto e senza particolare trasporto. Lo show di Hyde Park, come d'altra parte quello di Glastonbury del 29 giugno, per certi versi ancora migliore,  li vede vecchi ma in forma, non ancora pronti ad andare in pensione, contenti di stare davanti al pubblico, non solo  per l'incasso  ma per divertirsi con ciò che sanno fare meglio ovvero suonare rock n'roll.
Lo spettacolo è meno elaborato e circense di quelli degli anni novanta, loro sono più schietti, impegnati e concentrati negli assoli, nei riff e nelle melodie, Richards e Wood suonano le chitarre in modo decente, si divertono come stessero in garage a far festa , Charlie Watts sorride perfino tanto è a suo agio,  e  Jagger, beh Jagger lo si può amare o odiare, ma è uno dei grandi misteri della vitalità fisica umana, è straordinariamente in forma, canta senza sosta con una voce che non soffre minimamente il tempo , corre, salta, si dimena con quelle sue mossette tipiche, sculetta, incita il pubblico, gioca, si concede completamente, ha una forza scenica che non hanno i suoi colleghi più giovani e riesce ad essere meno gigione e  pavone del solito, evitando di fare il Mick Jagger che imita Mick Jagger. Il resto è l'eccellenza in fatto di turnisti, se così si possono definire, sax e trombe di prima classe, il pianista di Jessica, Chuck Leavell al loro servizio dal lontano 1982,  la voce maschile di Demon Fowler, l'ugola rovente di Lisa Fisher, la quale  in Gimme Shelter dimentica l'acuto iniziale ma poi sulla pedana in mezzo alla folla diventa regina, danza con Jagger, agita le frange della sua camicia come fossero le ali di un aquila, tira fuori la sua voce da soul singer e accende l'eros di Mick. E'solo uno dei tanti momenti caldi dello spettacolo perché se è vero che  le canzoni fanno la differenza è altrettanto vero che gli Stones di quest'estate sono ancora un gran bel sentire e vedere, e quindi meglio il DVD che il CD.  Partono con Start Me Up ovvero dal 1981 e poi tornano indietro. Jagger è in camicia nera e giacca leopardata, Richards in nero con camicia rossa, chiodo e t-shirts bianca per Wood, in spartana maglietta verde Watts, sembrano una gang di teppisti dei quartieri alti, monelli e aristocratici anche a settanta anni,  almeno tre generazioni di rockers hanno imparato da loro.  Subito arriva è solo rock n'roll ma ci piace, e difatti non aspettatevi altro ma se un alieno arrivato questa mattina sulla terra vi chiedesse cos'è il rock n'roll, per rispondergli non potreste che fargli ascoltare (e vedere) i Rolling Stones. Quindi, punto e a capo. Ecco Doom and Gloom la loro cosa più recente, dura , potente, ballabile, roba da officine Stones, è del 2012 ma è già un classico. 
Gibson e Fender si succedono nelle mani di Wood e Keef, la  Stratocaster dell'uno fa compagnia alla Telecaster dell'altro, sentire cantare così fragile ed esangue Richards in  You Got The Silver, già esibita abbondantemente nelle ultime date del Bigger Bang Tour, ci si chiede quanto potrà durare ancora sul palco ma Happy allontana la risposta, è sguaiata, orgiastica, felice, con Wood alla lap-steel e gli Stones ancora a Nellcote. Quando cala l'oscurità  Jagger si mette la giacca di lamè , impugna la Fender nera, l' aveva già usata in Doom and Gloom , e dà il via alle danze, l'immenso prato di Hyde Park diventa un' onda, la febbre del sabato sera si chiama Miss You,  le donne, tante, tantissime come ad ogni concerto delle Pietre Rotolanti, vanno in visibilio e iniziano a muoversi sinuose. Gli uomini lo fanno subito dopo quando Mick Taylor sale sul palco e con la sua Les Paul tinge di blues  lo show. Midnight Rambler è in versione deluxe,  lunga, arrembante, al sangue. Sono tre chitarre a sferragliare  sul palco e si sente, una bambina balla tarantolata nel parco, ha capito cosa dicevano mamma e papà quando parlavano di Rolling Stones. Da lì in poi è rock n'roll  come lo si immagina e lo si vorrebbe, puro e sporco, il riff di  Jumpin' Jack Flash è bollente,  il rito pagano di Sympathy For The Devil il momento in cui tutti i sessantacinquemila (per sera) intonano il canto al diavolo-Jagger che in stola di piume pare un corvo malefico uscito da un racconto horror. Richards con la Gibson fa il celebre assolo, Watts  aggiunge un pizzico di swing nel drumming, come se volesse sdrammatizzare una canzone che nel tempo ha perso quell'immaginario diabolico e trasgressivo. Ma Jagger è ancora capace di farci credere che nel rock n'roll l'inferno esiste ancora ed è talmente bravo che alla fine ne siamo convinti, o almeno facciamo finta. Il finale è affidato a Brown Sugar prima degli encore. Il corno francese di Tim Ries ed un nugolo di belle signorine in nero, quelle del London Youth Choir, annunciano che tu non puoi sempre  avere ciò che vuoi,  detto che si adatta bene alla quasi totalità della popolazione mondiale tranne che agli Stones  a cui la vita ha regalato fama,gloria, successo, popolarità, soldi e longevità artistica. La versione di You Can't Always Get What You Want è all'altezza della sua fama, il gospel si sposa col miglior assist di Ron Wood del concerto, poi l'apoteosi di Satisfaction tra gioia e rock n'roll chiude un evento che il  DVD Sweet Summer Sun ha già consegnato alla storia. Non c'è niente di nuovo ma sono gli Stones dal vivo ovvero divertimento assicurato e qualche colpo malandrino. Certo la scaletta di Sweet Summer Sun  avrebbe potuto essere meno ovvia ma sono state omesse , e c'erano nelle due date  di luglio, Tumbling Dice, Beast of Burden, Bitch, All Down The Line  ed Emotional Rescue, Paint It Black e Before They Make Me Run, quest'ultima cantata da Richards, sono state relegate nelle bonus tracks del DVD  e compaiono nel doppio CD. D'altra parte la scaletta non è molto diversa da quella standard del loro Licks  2002/2003  World Tour , questi concerti sono nati per celebrare il loro cinquantesimo anno di attività e sintetizzano la loro carriera con i brani più noti.  Su sedici tracce riportate dal DVD  dieci arrivano dagli anni sessanta con la netta prevalenza dell'album Let It Bleed, quattro dai settanta, uno è degli anni ottanta ed uno degli anni duemila, come dire il futuro è dietro le spalle ma noi siamo ancora qui.
MAURO ZAMBELLINI   OTTOBRE 2013

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