Il prevalere della visibilità sulla reputazione, dell’immagine sui contenuti, degli annunci rispetto ai fatti e della comunicazione sull’azione ormai ha intriso sistemi politici, relazioni sociali, pubbliche e sempre meno private.
I talk show sostituiscono il dialogo o i contenziosi tra i partiti, mogli celebri scelgono lettere aperte ai quotidiani per puntare il dito contro mariti troppo esuberanti, personalità istituzionali preferiscono interviste e lagnanze live tramite stampa amica al buon uso dell’audizione e di percorsi analoghi, perfino i tradizionali avvertimenti trasversali si consumano tramite Tv, radio, twit. L’hanno capito anche i forconi, che piazzano davanti alle telecamere casi umani molto fotogenici, con slogan molto pubblicitari: io non mi suicido, io combatto, a nascondere piazze molto vuote, tristemente consapevoli che se non vai in video non esisti, nemmeno se blocchi stazioni, fermi il traffico e disturbi lo shopping natalizio di una vecchia città troppo disincantata.
I maghi merlino intenti al perverso sortilegio di una legge elettorale che persegua l’obiettivo di escludere i cittadini da scelte e partecipazione, almeno quanto quella cassata dalla Corte, e che garantisca la loro permanenza alla consolle, magari legale ma poco legittima, scelgono per manifestarsi e esprimersi tra loro la presentazione del libro del presidente della terza Camera, lecitamente viene da dire, se tanto gli elettori si sono convertiti in passivi teleutenti abituati a scegliere leader che bucano lo schermo oltre al bilancio, più spettacolari che responsabili, più esteticamente corretti che onesti e competente.
E d’altra parte il tycoon che ha imperato per vent’anni ci ha abituati a una realtà parallela: giustizia amministrata tramite Forum, esistenze rappresentate nella casa del Grande Fratello, mai abbastanza bruciata, spese e consumi interpretate dalla Zanicchi in Ok il prezzo è giusto, ambizioni e leadership profetizzate e concretizzate dalla Ruota della Fortuna, consapevole che il possesso monopolistiche delle televisioni era condizione necessaria il possesso monopolistico del certame elettorale, falsato, subordinato e plagiato, del governo, delle aule e della Costituzione.
Non stupisce se istituzioni remote, distratte e sovranamente indifferenti, nazionali e sovranazionali, si accorgono della disumana inciviltà nella quale facciamo sopravvivere in una nudità fisica e di diritti, migranti che scelgono l’esilio per fame, paura, guerra, calamità, grazie alla rivelazione del telegiornale, accolta con sfrontata sorpresa quando sarebbero state necessarie misure minimali: ispezioni a sorpresa, vigilanza, controlli se era evidente l’incapacità di fronteggiare arrivi di massa o in forma di stillicidio, con procedure e soluzioni ispirate a accoglienza, efficienza, democrazia.
Rappresentanti e governanti preferiscono il Terzo Mondo altrove, con cui prendere contatto in viste pastorali ufficiali e occasionali, possibilmente in favore di telecamere e allestite da folti staff e operosi uffici stampa, piuttosto di quello interno, da frequentare quando proprio non si può farne a meno: annegamenti collettivi, sbarchi invasivi, fermandosi all’apparenza, all’ordine superficiale della distribuzione di pasti cadi e indumenti acconci. Dietro ai quali è impossibile non vedere la neghittosa infamia della sbrigativa amministrazione burocratica di persone ridotte a copri nudi, la gestione rude e sommaria di un problema che da umanitario diventa inumano.
E ne ha avuto bisogno anche l’Europa, civile e solidale ad intermittenza, di un servizio televisivo, che non le bastavano i barconi, i sommersi, le fughe dal confino, gli echi della disperazione urlata dentro a campi nei quali rinchiudere e rendere invisibile la vergogna collettiva. Ma allora se ha bisogno dei filmati, sarà opportuno trasmetterle a raffica più che lettere di intenti a conferma della nostra ubbidienza, più che copie di contratti con i quali sottoscriviamo la condanna alla subalternità e alla povertà negli anni a venire, le prove documentate su youtube della nostre nuove e antiche miserie, dei bambini che svengono dalla fame in Grecia e presto anche qui, la ripresa delle liste d’attesa negli ospedali e degli scaffali dei medicinali vuoti, quelle dei funerali di chi non ce la fa a superare la vergogna della perdita di beni, lavoro, dignità.