The show must go one

Creato il 19 dicembre 2013 da Albertocapece

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Il prevalere della visibilità sulla reputazione, dell’immagine sui contenuti, degli annunci rispetto ai fatti e della comunicazione sull’azione ormai ha intriso sistemi politici, relazioni sociali, pubbliche e sempre meno private.

I talk show sostituiscono il dialogo o i contenziosi tra i partiti, mogli celebri scelgono lettere aperte ai quotidiani per puntare il dito contro mariti troppo esuberanti, personalità istituzionali preferiscono interviste e lagnanze live  tramite stampa amica al buon uso dell’audizione e di percorsi analoghi, perfino i tradizionali avvertimenti trasversali si consumano tramite Tv, radio, twit. L’hanno capito anche i forconi, che  piazzano davanti alle telecamere casi umani molto fotogenici, con slogan molto pubblicitari: io non mi suicido, io combatto, a nascondere piazze molto vuote, tristemente consapevoli che se non vai in video non esisti, nemmeno se blocchi stazioni, fermi il traffico e disturbi lo shopping natalizio di una vecchia città troppo disincantata.

I maghi merlino intenti al perverso sortilegio di una legge elettorale che persegua l’obiettivo di escludere i cittadini da scelte e partecipazione, almeno quanto quella cassata dalla Corte, e che garantisca la loro permanenza alla consolle, magari legale ma poco legittima, scelgono per manifestarsi e esprimersi tra loro la presentazione del libro del presidente della terza Camera, lecitamente viene da dire, se tanto gli elettori si sono convertiti in passivi teleutenti abituati a scegliere leader che bucano lo schermo oltre al bilancio, più spettacolari che responsabili, più esteticamente corretti che onesti e competente.

E d’altra parte il tycoon che ha imperato per vent’anni ci ha abituati a una realtà parallela: giustizia amministrata tramite Forum, esistenze rappresentate nella casa del Grande Fratello, mai abbastanza bruciata, spese e consumi interpretate dalla Zanicchi in Ok il prezzo è giusto, ambizioni e leadership profetizzate e concretizzate dalla Ruota della Fortuna, consapevole che il possesso monopolistiche delle televisioni era condizione necessaria  il possesso monopolistico del certame elettorale, falsato,  subordinato e plagiato, del governo, delle aule e della Costituzione.

Non stupisce se istituzioni remote, distratte e sovranamente indifferenti, nazionali e sovranazionali, si accorgono della disumana inciviltà nella quale facciamo sopravvivere in una nudità fisica e di diritti, migranti che scelgono l’esilio per fame, paura, guerra, calamità, grazie alla rivelazione del telegiornale, accolta con sfrontata sorpresa quando sarebbero state necessarie misure minimali: ispezioni a sorpresa, vigilanza, controlli se era evidente l’incapacità di fronteggiare arrivi di massa o in forma di stillicidio,  con  procedure e soluzioni ispirate a accoglienza, efficienza, democrazia.

Rappresentanti e governanti preferiscono il Terzo Mondo altrove, con cui prendere contatto in viste pastorali ufficiali e occasionali, possibilmente in favore di telecamere e allestite da folti staff e operosi uffici stampa, piuttosto di quello interno, da frequentare quando proprio non si può farne a meno: annegamenti collettivi, sbarchi invasivi, fermandosi all’apparenza, all’ordine superficiale della distribuzione di pasti cadi e indumenti acconci. Dietro ai quali è impossibile non vedere la neghittosa infamia della sbrigativa   amministrazione burocratica di persone ridotte a copri nudi, la gestione rude e sommaria di un problema che da umanitario diventa inumano.

E ne ha avuto bisogno anche l’Europa, civile e solidale ad intermittenza, di un servizio televisivo, che non le bastavano i barconi, i sommersi, le fughe dal confino, gli echi della disperazione urlata dentro a campi nei quali rinchiudere e rendere invisibile la vergogna collettiva.  Ma allora se ha bisogno dei filmati, sarà opportuno trasmetterle a raffica più che lettere di intenti a conferma della nostra ubbidienza, più che  copie di contratti con i quali sottoscriviamo la condanna alla subalternità e alla povertà negli anni a venire, le prove documentate su youtube della nostre nuove e antiche miserie, dei bambini che svengono dalla fame in Grecia e presto anche qui, la ripresa delle liste d’attesa negli ospedali e degli scaffali dei medicinali vuoti, quelle dei funerali di chi non ce la fa a superare la vergogna della perdita di beni, lavoro, dignità.


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