The smashrooms + yo sbraito, 3/1/2014

Creato il 12 gennaio 2014 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Inizio anno all’insegna dell’hardcore in casa Glue-Lab, per una serata che vede due approcci differenti uniti da un sottile filo conduttore: quella maglia di Sea Shepherd che sfoggiano entrambi i cantanti, a ribadire un legame creatosi già negli anni Novanta, quando gli Ignite hanno cominciato a diffondere il messaggio degli eco-pirati in seno alla scena hc. Del resto gli Smashrooms sono da sempre attivi nel veicolare attraverso la propria musica messaggi animalisti, ma anche una marcata consapevolezza ideologica e la voglia di schierarsi in campo politico e sociale, che da sempre emerge dal bagaglio lirico della formazione.

Ad aprire sono i “locals” Yo Sbraito, fautori di un hardcore emozionale cantato in italiano e dal robusto taglio screamo, con linee melodiche capaci di toccare le corde giuste e testi che colpiscono l’immaginazione. Pur con una formula che non rinnega il saldo legame con un filone ben preciso e richiama in più di un frangente un nome ingombrante come i La Quiete, dimostrano un tiro micidiale e un’ottima padronanza dei loro mezzi, con un set che colpisce positivamente i presenti e sottolinea l’ottimo stato di salute della formazione. In un genere in cui la capacità di coinvolgere l’ascoltatore e il comunicare emozioni sono i cardini e la mancanza di convinzione risulta immediatamente avvertibile, gli Yo Sbraito si impongono e centrano l’obbiettivo con una precisione che sorprende. A questo punto sarebbe davvero ora di dare un seguito all’interessante ep omonimo, che ormai ha due anni di vita e meriterebbe di avere un successore in grado di testimoniare la maturazione e la crescita della band.

Da parte loro, i The Smashrooms sono in tour per presentare il nuovo album Wildfire, che vede la band alle prese con un sound hardcore reso dinamico dai cambi di tempo in un continuo alternarsi di furia e melodia, accelerazioni e parti rallentate ricche di groove: in qualche modo oggi ricordano per approccio Ignite e Propaghandi, con un sottilissimo (e molto probabilmente non cercato) retrogusto metal primi Ottanta, mai troppo invadente e sempre sottomesso alla matrice punk del trio. Il cambiamento nel suono, soprattutto per quanto riguarda le vocals e la maggiore attenzione alla scrittura, ha portato in dote una forte dose di personalità e di coesione, che in sede live si traducono in un mix difficile da inquadrare e distante dal cliché da “tipico” gruppo hardcore. L’impressione è che la band abbia trovato il suo mix ottimale e sia riuscita a calibrare un proprio linguaggio che, pur senza tradire le evidenti radici hardcore punk, colpisce e si tiene a debita distanza da eccessivi manierismi. Il pubblico apprezza e chiede il bis, gli Smashrooms appaiono soddisfatti e si fermano volentieri a chiacchierare insieme ai compagni di palco e ai presenti che hanno voglia di approfondire o semplicemente scambiare impressioni, senza contare il ricco banchetto della Epidemic Records a tentare gli amanti del supporto fisico. Belle cose per noi della vecchia scuola.

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