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"Gage: Mr. Zuckerberg, do I have your full attention?
Mark Zuckerberg: [stares out the window] No.
Gage: Do you think I deserve it?
Mark Zuckerberg: [looks at the lawyer] What?
Gage: Do you think I deserve your full attention?
Mark Zuckerberg: I had to swear an oath before we began this deposition, and I don't want to perjure myself, so I have a legal obligation to say no.
Gage: Okay - no. You don't think I deserve your attention.
Mark Zuckerberg: I think if your clients want to sit on my shoulders and call themselves tall, they have the right to give it a try - but there's no requirement that I enjoy sitting here listening to people lie. You have part of my attention - you have the minimum amount. The rest of my attention is back at the offices of Facebook, where my colleagues and I are doing things that no one in this room, including and especially your clients, are intellectually or creatively capable of doing.
[pauses]
Mark Zuckerberg: Did I adequately answer your condescending question?"
Un ragazzo viene lasciato dalla fidanzata dopo una disastrosa e estenuante discussione : la sua lingua è tagliente come un coltello , non riesce a stare zitto per 5 secondi e dice sempre tutto quello che la mente gli suggerisce senza censurare gratuite cattiverie ; lei lo abbandona , e lui esce dal pub e inizia a camminare nella notte , attraversa a passo svelto il campus di Harvard brulicante di studenti , estraneo e insofferente a quell' ambiente come un insetto in un microcosmo a lui ostile , fino al dormitorio dove invece di sfogarsi con un amico in carne e ossa preferisce affidare la sua vendetta a un blog e a un sito internet di pessimo gusto , ignorando che quell' evento cambierà per sempre la sua grigia esistenza .
Pochi frammenti delle prime scene di "the Social Network" rivelano già alcune delle caratteristiche che lo rendono uno dei più grandi e importanti film del 2010 : la potente ed entusiasmante sceneggiatura di Aaron Sorkin , i suoi dialoghi frenetici e duelli verbali estenuanti come una lezione di step ; l'ipnotica colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Ross e il tema di apertura " Hands Covers Bruise " , dove tre solitarie note di un pianoforte cercano di farsi sentire in un campo sonoro dalle minacciose e inquietanti vibrazioni ; la fotografia di Jeff Cronenweth , che dipinge il campus di Harvard con colori caldi e autunnali descrivendo il mondo di un protagonista straniero a quell' universo di classi e privilegi .
Il Mark Zuckerberg del giovane e incredibile Jesse Eisenberg è un antieroe ambiguo e negativo , privo di qualsiasi piacevolezza o simpatia , creatura oscura che non possiamo e non vogliamo amare : il suo desiderio di rivalsa sugli insopportabili gemelli Winklevoss e l'ambizione di entrare nella " rete " più esclusiva dei circoli universitari ( il titolo gioca volutamente sull'ambivalenza dei termine " network ") potrebbe anche suscitare le simpatie dello spettatore se il giovane non si rivelasse bugiardo e calcolatore , freddo come il ghiaccio e restio a offrire il suo sguardo alla telecamera , come se non volesse mai farci conoscere veramente il suo pensiero perchè tutto intorno a lui ha ormai poca o nulla importanza . Conteso fra l ' angelico migliore amico Eduardo di Andrew Garfield e il mefistofelico e tentatore Sean Parker del sorprendente Justin Timberlake (curioso che proprio lui interpreti uno dei responsabili dell'inizio della crisi del mercato discografico ) Mark li distrugge entrambi , restando forse con assoluta cognizione totalmente imprigionato nella nuova e apparentemente appagante "amicizia " della sua creatura .
Ciò che rende questa storia una GRANDE storia non è semplicemente il suo raccontare abilmente e e con passione una parabola di disagio e riscatto sociale , di vendetta ed ambizione , di genio ed egoismo , di amicizie e tradimenti come tante se ne possono trovare , ma riuscire a fotografare con inquietante verosimiglianza le speranze e le angoscie di un'intera generazione , quella degli anni 00', che non è mai stata più tecnologicamente all'avanguardia e più disperatamente avvezza alla solitudine .
David Fincher ci costringe ancora una volta a fare i conti con i nostri peccati più oscuri , analizzando senza condannare nè assolvere la realtà odierna (che vi piaccia o no , Facebook ha cambiato prepotentemente il mondo della comunicazione e non solo ) , le sue paranoie ( la ragazza di Eduardo ossessionata dal fatto che lui non abbia cambiato lo stato di single nella sua pagina è profeticamente esemplificativa ) e la sua più ipocrita illusione : che il contatto umano possa essere sostituito da quello virtuale , laddove non si sappia o non si voglia costruirlo . Potremmo anche avere 500 milioni di amici su Facebook in ogni angolo del pianeta , ma davanti al computer rischiamo di rimanere completamente soli .
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