Io adoro i rompicoglioni costruttivi – specie nel cinema – i perfezionisti, i meticolosi, quelli che inevitabilmente ispirano alla troupe sempre la stessa domanda tautologica e cioè: “sì vabbè, ma quanno se n’annamo?” (dialetto stretto del Sunset Boulevard). David Fincher è uno di questi tipi qui, pensate che la scena d’apertura di The Social Network, quella in cui Jesse Eisenberg e Rooney Mara si mollano, è stata girata 99 volte, oppure che il regista vietò a tutti gli attori principali di incontrare il loro alter ego reale fino a che le riprese non si fossero concluse, o ancora che le t-shirt e le felpe che indossa il nostro eroe sociopatico nel film sono proprio quelle che portava Mark Zuckerberg ai tempi di Harvard. A questo proposito, pare che all’inizio il ragazzino prodigio di Facebook avesse deciso di non vedere mai il film dandolo invece in pasto ad alcuni suoi dipendenti, in ogni caso ci tenne a dichiarare che, malgrado alcune imprecisioni, almeno col guardaroba ci avevano preso. Già che ci siamo volevo anche dire che Aaron Sorkin è lo sceneggiatore più figo che c’è in circolazione e che Trent Reznor e Atticus Ross hanno tirato su un gioiello di colonna sonora per questo film, che è fatto benissimo, cinico fino al midollo e ritorno, e fra qualche anno un manifesto di un’epoca e una generazione intera.
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