di
Giuseppe T. Chiaramonte. In un pub molto chiassoso, due persone stanno avendo una discussione. Sono due fidanzati:
Mark (
Jesse Eisenberg ), a causa di uno spropositato senso di superiorità, dimostra frase dopo frase che ha una bassa considerazione di
Erica (
Rooney Mara ) a causa della sua intelligenza e della sua bellezza. È l’inizio della fine. La relazione termina dopo un altro serrato scambio di battute fino al tragico “finirai solo”. L’inizio di
The Social Network è il chiaro riassunto di tutta la vicenda, in poco più di sei minuti. Il film, uscito nel 2010, e vincitore di tre premi oscar a fronte di una nomination a otto statuette, racconta la storia del più giovane miliardario odierno l’inventore di Facebook,
Mark Zuckerberg. Tratto dal romanzo biografico di
Ben Mezrich Miliardari per caso – L’invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento, The social network prende corpo grazie alla sceneggiatura di
Aaron Sorkin e alla regia di
David Fincher, con il volto di un thriller dove al posto di pallottole e inseguimenti, si sostituiscono codici informatici e cause legali. La nascita di
Facebook è raccontata attraverso una struttura che si divide tra le due cause legali alle quali Mark deve far fronte e la storia effettiva che ha portato Mark in quelle situazioni.
Tra i frenetici dialoghi di un Aaron Sorkin in stato di grazia, sono delineati i vari personaggi afflitti dalla paura di non essere considerati. È questo il motore che muove Mark fin dall’inizio, che fa scaldare Eduardo Saverin (Andrew Garfield ) quando viene messa a repentaglio la sua posizione all’interno della società di cui è cofondatore, che fa avvicinare Sean Parker ( Justin Timberlake ) ai due giovani che stanno creando il futuro con un programma informatico di per sé molto semplice, che fa partire la battaglia legale ai fratelli Winklevoss ( Armie Hammer ). La vergogna di non essere all’altezza affligge tutti quanti, senza scampo.
La sceneggiatura di ferro è poi accompagnata da un regia impeccabile del regista americano che con precisione chirurgica mostra i protagonisti e tutto l’ambiente che li circonda in maniera spietata, mentre il montaggio di
Kirk Baxter non fa che esaltare ogni scelta registica nella maniera più compiuta possibile ( Oscar vinto davvero a mani basse il suo ). Ma l’elemento che forse ha sorpreso tutti, aggiudicandosi un’altra statuetta d’oro è la colonna sonora composta da
Trent Reznor e
Atticus Ross. Il leader del gruppo musicale Nine Inch Nails, insieme al musicista dei 12 Rounds, realizza una colonna sonora elettronica, insolitamente moderna e assolutamente perfetta per il film. Indimenticabile la rivisitazione del brano
The hall of the mountain king di
Edvard Grieg, che accompagna
una delle scene più affascinanti di tutto il film. La dimostrazione di quanto un grandissimo esercizio di stile possa catturare lo spettatore.
★★★★★