Interessante split a tre che vede coinvolta una nostra tardiva scoperta: i The Solexine Chapter, nei quali ci siamo recentemente imbattuti e che hanno saputo conquistare un piccolo posto nel nostro cuore. I due pezzi a loro firma che aprono questo lavoro confermano la precedente buona impressione: postcore sofferto e venato di screamo, melodie struggenti che si infrangono su dilatazioni e improvvisi squarci di note distorte, un retrogusto esistenzialista che non sembra mancare mai quando si percorrono questi lidi. Il tutto è interpretato con personalità e non fatica a imprimersi nella mente dell’ascoltatore, grazie anche alla cura con cui sono costruiti i crescendo e le traiettorie dei brani, perfetti esempi di hardcore mutante sulla scia di alcune delle derive più interessanti venute alla ribalta di recente.
Più strani i Cheval, che sovrappongono a una proposta urticante e rumorosa elementi altri come un coro dal mood quasi chansonnier, per un risultato finale quanto mai personale e intrigante. A questo punto viene la curiosità di scoprire di più su questa formazione che occupa la fine del primo e l’apertura del secondo lato del vinile, a mo’ di ponte tra le altre due band presenti. La traccia che apre la seconda facciata prende le mosse da un giro dissonante che farebbe la gioia di qualsiasi fan del noise vecchia scuola e vi affoga letteralmente le urla del cantante, a ribadire l’attitudine weird e peculiare di una realtà da tenere decisamente d’occhio.
I titolari del nome più particolare e complesso chiudono con una composizione divisa in due parti e giocata sull’alternanza tra ferocia e dilatazioni ricche di pathos. La proposta non è particolarmente sorprendente quanto a originalità, ma viene presentata con passione, il che rende interessante il risultato finale. Soprattutto quando il suono sembra svuotarsi all’improvviso e la voce si staglia su note distanti e ricche di eco, gli I Was A Cosmonaut Hero riescono ad imporre la propria visione e catturano l’attenzione dell’ascoltatore. Proprio questa faccia lieve e quasi eterea della band, alternata alla pulsione quasi feroce delle parti tirate, dimostra come basti in fondo poco per mischiare le carte e ribaltare un risultato pur senza abbandonare completamente le proprie radici. Davvero un’uscita interessante e ricca di spunti di riflessione.
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