Quando si decide di scrivere qualcosa che abbia a che fare con il silenzio ed il buio che avvolgono e costringono, o meglio, permettono di riflettere ed allorchè ciò sia reso impossibile dalla routine quotidiana e dal turbinio di suoni e distrazioni che quotidianamente quasi stordisce ed ottunde la mente, non si può fare a meno di ricollegare tutto ai propri problemi quotidiani.
Sì perché ognuno di noi ha delle piccole o grandi “miserie” con cui convivere ed ognuno di noi, una volta rintanato nel silenzio della propria stanza o del proprio studio, o di qualunque altro luogo permetta di esser pienamente ed unicamente se stessi, ognuno di noi – come si diceva – scivola lentamente in quell’atmosfera sospesa tra il sogno e la veglia, in quel lasso di tempo breve ed infinito allo stesso tempo, durante il quale non può fare a meno di riflettere sui propri problemi ed aspirazioni, sui propri fallimenti, sulle speranze deluse e sui sogni infranti o realizzati a metà.
Si tratta di un momento unico, una serie infinita e finita di istanti in cui il respiro scandisce il ritmo dell’esistenza stessa e del pensiero, una condizione di totale connessione al proprio subconscio cui nessuno riesce a sfuggire e di cui, talora, alcuno rimane anche vittima quantunque appaia chiaro che un discorso siffatto tenda evidentemente a scadere nella retorica e forse anche nella banalità.
Eppure, volendo approfondire l’argomento e ricercando a destra e a manca pagine,scritti,nozioni ed anche citazioni calzanti ed illuminanti, chi vi scrive ha finito sempre con il ritrovarsi a canticchiare sempre e comunque una canzone – appare strano, quasi paradossale a dirsi che una canzone possa richiamare con tanta semplicità ed immediatezza il silenzio - divenuta emblema di questo stato di massima lucidità e debolezza che affligge o assiste (a seconda dei casi) tutti, nessuno escluso, dalla nascita sino alla morte.
Il brano cui si fa richiamo è, come molti di voi avran già intuito , di The SoundS (il titolo originale prevedeva la parola suoni al plurale) of Silence.
Nessuno vuol qui annoiarvi con lunghe supercazzole secchionoidi sui possibili significati o sulla storia del brano – ste cose lasciamole a chi non ha altro da dire nella vita – basterà quindi in questa sede accennare al fatto che il brano fu scritto da Paul Simon proprio in riguardo all’ispirazione tratta nello edallo scriver nel silenzio del proprio bagno e per Art Garfunkel ha a che fare con l’incapacità dell’uomo a comunicare.
Finita l’omelia ecco avoi un brano che ha fatto storia tanto per il testo quanto per la purezza e l’eleganza dei suoi frammisti ai silenzi assordanti che precedono e seguono l’esecuzione del brano stesso, buon ascolto tutti voi e buona riflessione nel silenzio della notte.