E’ stato pubblicato ieri “State of the News Media 2013″ rapporto annuale realizzato da PEW Research Center’s Project for Excellence in Journalism sullo stato dei media, dalla televisione alla stampa passando ovviamente per il web e social media, negli Stati Uniti, giunto alla sua decima edizione.
L’edizione di quest’anno si basa in parte su 2009 interviste telefoniche ad adulti over 18, con affidabilità del campione che può avere oscillazioni dell 2,5% in funzione della numerosità che inficia sul valore statistico, e in parte sull’aggregazione dei dati e delle evidenze di ricerche svolte nel corso del 2012 da PEW stessa e da altri istituti di ricerca e fonti diverse.
La ricerca è davvero estremamente ampia e, per coloro che sono interessati a queste tematiche, è un must la lettura completa delle diverse aree, dei diversi media che lo studio analizza. Per sintesi e focalizzazione ho concentrato la mia analisi alla parte relativa ai quotidiani, alla stampa ed al digitale.
In larga parte si confermano fondamentalmente fatti già ampiamente noti ed evidenze già emerse da altre ricerche sul tema.
La ricerca nel complesso evidenzia come l’approccio prevalente alla quantità rispetto alla qualità dell’informazione sia perdente. Il taglio dei costi, lo snellimento delle redazioni implicano una complessiva riduzione della qualità dell’informazione e le persone lo percepiscono. Il 65% del campione afferma di aver abbandonato una o più fonti d’informazione perchè non più funzionale ai propri bisogni. Nel 48% dei casi le persone affermano di percepire una minor completezza informativa rispetto al passato.
Ancora una volta il passaparola da familiari e conoscenti, amici, è il veicolo d’informazione più rilevante, il modo attraverso il quale le persone ricevono informazioni [e notizie]. I social media sono la seconda fonte attraverso la quale le persone acquisiscono informazioni. Informazioni che poi nel 77% dei casi vengono approfondite spesso o abbastanza spesso.
Social media il cui ruolo è in costante espansione con il 19% degli americani che afferma di aver visto una notizia o il titolo di una notizia il giorno prima attraverso di questi [era il 9% nel 2010]. Twitter seppure abbia una minor penetrazione rispetto a Facebook si conferma essere la fonte alla quale le persone attingono per le “breaking news”.
Social media e crescente utilizzo della Rete in mobilità accrescono la pressione sulle fonti d’informazione e moltiplicano le sfide da affrontare in quest’ambito.
Se da un lato il numero di persone che acquisiscono informazioni online e dal digitale è in costante crescita ed è ormai la seconda fonte d’informazione dopo la televisione, dall’altro lato resta il ben noto problema dei ricavi in un mercato fortemente concentrato nelle mani di pochi players che continuano a dominare prepotentemente lasciando poco spazio all’industria dell’informazione. Per dirla in una battuta, il futuro è qui adesso ma non è equamente distribuito.
I giornali iniziano lentamente a stabilizzarsi ed i dati del 2012 finalmente contengono elementi di positività, seppur ancora decisamente moderata.
In particolare sono le vendite dei giornali ad dare adito ad un cauto ottimismo e spesso il paywall, come evidenziato e richiamato più volte in questi spazi, sono funzionali per aumentare le vendite della versione cartacea.
Ben diverso il panorama dei ricavi pubblicitari che nel digitale/online complessivamente sono cresciti “solo” del 3% nel 2012. Una tendenza troppo modesta per compensare le perdite [-7,7%] del cartaceo. Per quanto riguarda l’online la continua discesa dei prezzi è ulteriore elemento di preoccupazione ed evidenza di come sia necessario trovare altre fonti di ricavo, modelli di business differenti dal passato per i giornali e l’industria dell’informazione.
Nel complesso la direzione è verso i “new” media ma gli “old” media sono ancora molto presenti e rilevanti, ben distanti dalla morte troppe volte annunciata [pour cause?].
Molto simile a quella dei giornali la situazione dei periodici settimanali e mensili. Vendite del cartaceo e ricavi pubblicitari in calo con il digitale che cresce ma ha un peso davvero modesto e non compensa le perdite. Una tendenza che non pare avere mutamenti significativi nel medio termine come mostra il grafico di sintesi sottostante.
“State of the News Media 2013″ è probabilmente la più esaustiva ed accurata fotografia della situazione dei media negli USA. Va però ricordato come la realtà statunitense sia spesso distante da quella nostrana e come in molti casi i fenomeni che si verificano oltreoceano non necessariamente abbiano luogo a distanza di tempo nel nostro Paese. Come tutte le fotografie è un’instantanea di un momento, utile a fissare idee e concetti ma da elaborare affinchè possa essere fonte di ispirazione. La fotografia fondamentalmente la conoscevamo già a prescindere dal contributo del rapporto comunque prezioso, il film, per continuare nella metafora, dobbiamo costruircelo noi, ciascuno per la propria specifica realtà.
L’infografica sotto riportata riassume altri elementi del rapporto, che come sempre torno ad invitare a leggere integralmente, che non sono stati toccati dalla mia personalissima sintesi e decodifica delle informazioni rese disponibili.
Altre sintesi e letture dei dati del rapporto sono ovviamente ampiamente disponibili. Tra le tante consiglio quella del NYTimes che si concentra sulle tendenze delle televisioni locali, di Poynter che approfondisce lo sbilanciamento tra qualità e quantità dell’informazione citato in apertura e Mattew Ingram su Paid Content che parla di luci ed ombre all’orizzonte.