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Da queste parti ci sono almeno due sicurezze:
1. Gli inglesi ci sanno fare meglio di tutti nelle serie TV
2. Tom Hardy è un portento.
Se sulla prima qualche scivolone può sempre capitare, e purtroppo questo è il caso di cui stiamo parlando, sul secondo punto non ci sono dubbi: mettilo come vuoi, gonfialo di muscoli, fallo impazzire, fallo impazzire ancora o chiudilo dentro una macchina e dentro una prigione, Tom Hardy resta un portento.
La curiosità quindi di vederlo agli esordi, di vederlo sbarbato alle prese con un prodotto seriale seppur in formato mini era tanta, anche perchè in questa serie impazzisce ancora, dà di matto e trova pure l'amore. Quello della vita assieme alla collega Charlotte Riley, che condividerà il set anche attualmente in Peaky Blinders.
Come in Peaky Blinders Charlotte appartiene a un altro uomo, lì alla meraviglia di Cillian Murphy, qui al cugino di Tom, il ragazzo timido e succube, che lo venera e non lo contraddice, anzi, vede in lui un esempio (malsano) da seguire una volta uscito dal carcere.
Freddie ha scontato una piccola pena e si appresta a tornare in carreggiata nel circolo mafioso di Ozzy, che tra rapine e spaccio porta avanti il business del boss chiuso dietro le sbarre.
Va da sé che Freddie non è certo un tipo tranquillo, mina vagante, dedito agli eccessi che siano di droga, di donne o di alcool, se ne frega degli ordini impartiti, se ne frega di dover uccidere un amico o un uomo potente, se ne frega anche della moglie, che gli ha già dato 3 figli, che è forse più mina vagante di lui anche se indubbiamente ai suoi piedi, e la tradisce. Senza problemi.
Gli anni passano, dagli '80 si entra nei '90 e quel cugino tanto timido che già al primo colpo ha fatto capire di avere stoffa, è cresciuto, si è fatto uomo, si è fatto coraggioso, e ha capito che Freddie è uno di cui non ci si può fidare, ha capito che ce la può fare da solo, anzi, ce la può fare con la sua amata Maggie, che sposa, sotto la benedizione del boss Ozzy che rende ovviamente geloso Freddie.
Ma a renderlo più di tutto geloso, è Maggie stessa, il fatto di non poterla avere, il fatto che lei lo odia senza mezzi termini, e glielo urla in faccia, in modo così diverso dalla moglie, che è poi sua sorella.
La deve avere. Anche nel peggiore dei modi.
E il tempo allora avanza, i figli di queste coppie un tempo così unite, unite anche nel sangue di quei figli e di quelle sorelle, si odiano e si invidiano, proprio come i padri, e la tragedia non smette di bussare alle loro porte.
Costruito come un'epopea della violenza, come un romanzo criminale che proprio come quello italiano nasce da un bestseller firmato Martina Cole, The Take non offre molto di nuovo.
Di convincente ci sono le prove degli attori, Tom Hardy, pazzo, scatenato, irrefrenabile con quel suo accento british tanto biascicato, e la severa Charlotte, bella e fragile.
Per il resto sembra di assistere a una tragedia familiare dove business mafiosi si intrecciano a sentimenti tanto poco originali da sembrare banali.
Non aiuta quindi la regia che vira al trash, le corse in macchina, le riprese che più che all'anno 2009 sembrano venire da molto più lontano, con effettacci e fotografie meno curate che mai, che mostrano ogni difetto, mostrano ogni mancanza di cura.
Che di anni ne siano passati 6 si sente, come si sente l'evoluzione che hanno subito le serie TV da allora, soprattutto quelle inglesi.
Qui si puntava in alto, si puntava là dove lo stesso Freddie puntava, ma come lui si finisce per affondare, dietro a troppe bravate, dietro a troppe pretese.
Fortunatamente, sappiamo che sia l'Inghilterra seriale che Tom Hardy, invece, ce l'hanno fatta, e continuano ad avere un posto d'onore nel cuore di questo blog.
Anche se non insieme.
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